Genitori ragazzo autistico chiedono sia bocciato: non ha conseguito gli obiettivi del PEI. La scuola dice no

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“Nostro figlio ha avuto una frequenza regolare, ma come è facile prefigurare per chi è affetto da disturbo dello spettro autistico, ha molto sofferto in questi due anni, e non ha conseguito gli obiettivi del PEI (piano educativo personalizzato), sia in termini di competenze sia di autonomie e modalità di relazione, che gli sono necessari per poter affrontare la futura fase della sua vita”.

E’ l’inizio della lettera indirizzata al sottosegretario all’istruzione Rossano Sasso dai genitori dopo che il 19enne è stato ammesso alla maturità senza che la scuola (in Lombardia), secondo la coppia – come scrive Ansa – abbia tenuto conto delle sue personali necessità.

“Riteniamo semplicemente che nostro figlio non abbia conseguito gli obiettivi didattici e inclusivi per l’autonomia- continua la lettera- stabiliti nel piano educativo individualizzato e ci sentiamo rispondere che non è possibile, norma alla mano, fargli ripetere l’anno”.

E poi: “i modi e la mancata considerazione, in ottica inclusiva, del percorso di crescita degli alunni con disabilità senza che siano considerati come elementi di disturbo, quasi come dei pacchi che possono essere ‘spediti’ il prima possibile”.

A sostenere la causa dei genitori è stata anche Anfass Nazionale, che ha scritto alla dirigente scolastica, l’assistente sociale e la psicologa che seguono il 19 enne, che hanno sottolineato “la necessità di far ripetere l’anno scolastico al ragazzo, per potere completare la sua preparazione nonché creare un progetto ponte per il suo futuro lavorativo”.

La mamma del ragazzo all’Ansa h spiegato che “la pandemia ha creato danni enormi a nostro figlio, solo in classe quando per lui la relazione è il fulcro del suo sviluppo e della sua crescita personale. Abbiamo chiesto alla scuola di bocciarlo, non ammetterlo agli esami di maturità, per permettergli di cementare le competenze relazionali che stava acquisendo. Ci hanno risposto di no e se non si presenta agli esami, per legge verrà promosso comunque”.

La donna chiede di porre attenzione alla questione “dell’inclusione, per i ragazzi con disabilità i percorsi devono essere diversi – ha proseguito la mamma dello studente – I progetti ponte che si stavano attivando, a causa della pandemia si sono arrestati e per mio figlio la fine della scuola significherà diventare invisibile”.

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