Genitori non accettano difficoltà del figlio, scuola privata non si attiva e “chiude un occhio su promozione”. Disastro annunciato, caso concreto

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Non si può mai generalizzare: cioè esistono ottime scuole private, tuttavia è innegabile che ci siano casi in cui la differenza tra la scuola privata di un piccolo centro e una scuola secondaria pubblica sembrano inconciliabili.

Inoltre un alterato concetto dell’orgoglio impedisce a volte alla famiglia di prendere atto della reale situazione del figlio. La storia di Carmine rappresenta le difficoltà che questi due mondi a volte incontrano, quando sono obbligati a interagire.

Ripeto: esistono molti casi in cui “scuola privata” significa “massima attenzione” alle esigenze degli allievi e delle loro famiglie, però ci sono anche realtà – come quella vissuta da Carmine e dalla sua famiglia – in cui la scuola privata rappresenta un piccolo mondo al cui interno “non sono disponibili fondi per retribuire gli insegnanti di sostegno” e perciò non si utilizza nessun potenziamento didattico. Inoltre per assecondare il desiderio della famiglia di negare la situazione del ragazzo, si è continuato a non volere vedere la sua reale situazione.

Carmine ha vissuto con la famiglia fino al termine dell’anno scolastico scorso in un piccolo centro, dove ha frequentato la stessa scuola privata dalla prima elementare fino alla seconda superiore del Liceo Scientifico. Tutti sapevano che Carmine aveva dei problemi, non stava attento, voleva spesso uscire in giardino, preferiva scrivere in stampatello, si agitava ed era spesso emarginato dai compagni, ma nonostante queste difficoltà tutti avevano sempre chiuso un occhio per fare in modo che il ragazzo non venisse bocciato.

Così, di anno in anno, Carmine ha studiato come tutti gli altri e lui – ma soprattutto la sua famiglia – non ha subito l’oltraggio di doversi sottoporre alla Commissione Asl, venendo riconosciuto allievo “in stato di difficoltà” e perciò “bisognoso del sostegno didattico”. Tuttavia, ormai tutti i professori del Liceo privato erano consapevoli che Carmine aveva delle difficoltà scolastiche e dei disturbi di apprendimento e che sarebbe stato necessario affrontare le sue esigenze in modo istituzionale.

Per questo motivo, quando la famiglia di Carmine durante l’estate ha dovuto trasferirsi a grande città, i docenti della scuola finora frequentata hanno convinto il padre a chiedere l’accertamento ASL. La Commissione ASL si è riunita in breve tempo, dando prova di efficienza superiore rispetto allo standard che prevede la convocazione entro 60 giorni.

L’esito è stato una diagnosi non particolarmente grave, ma netta: Carmine presenta disturbi misti della condotta e della sfera emozionale (ICD-10, F92) e un ritardo mentale di grado medio con difficoltà di apprendimento (ICD-10, F71). Le competenze cognitive sono nel limite inferiore della norma. Le funzioni neuropsicologiche sono discontinue e vengono maggiormente attivate quando l’allievo condivide le richieste che gli vengono fatte. La comprensione è nei limiti della norma, mentre la produzione è al limite inferiore e le prestazioni presentano gravi incertezze. Inoltre è indispensabile supportare Carmine nelle relazioni interpersonali dal punto di vista psicologico perché non riesce a gestire in modo adeguato i rapporti con i coetanei.

Lo stato di profonda tensione che vive nei rapporti genera rabbia, comportamenti aggressivi, depressione e crollo dell’autostima. Complessivamente Carmine non ha ancora raggiunto le autonomie sociali proprie dell’età.

Appena ricevuta questa diagnosi dall’ASL il padre, senza interrogarsi in modo realistico sulle capacità scolastiche del figlio, lo ha iscritto alla classe 3 di un Liceo Scientifico pubblico di grande città, segnalando quanto era stato diagnosticato, ma sottolineando che il figlio aveva finora studiato “come gli altri ragazzi” perciò l’insegnante di sostegno “forse non sarebbe neanche stato necessario”. Invece è stato sufficiente il primo mese perché la scuola lo mettesse nella condizione di andarsene.

Infatti Carmine nel corso dei due anni precedenti di scuola superiore non aveva svolto un programma sufficiente per consentirgli di proseguire lo studio delle materie scientifiche e non aveva la capacità di colmare le proprie lacune con lo studio individuale. Inoltre sembrava complessivamente un allievo poco scolarizzato, incapace di fornire prestazioni adeguate, agitato, instabile e insofferente nei confronti delle limitazioni che i docenti e il suo insegnante di sostegno gli ponevano. Così, dopo una serie di colloqui tra il padre e i docenti durante i quali nessuno ha avuto la sensazione di essere compreso, Carmine ha ricevuto una serie di voti pesantemente negativi, nonostante il PEI ad obbiettivi minimi redatto dall’insegnante di sostegno che gli era stato assegnato. Valutata la gravità della situazione, il docente di sostegno ha proposto al padre di modificare il PEI e di lavorare seguendo gli obbiettivi differenziati.

Il padre ha rifiutato in modo categorico il PEI ad obbiettivi differenziati e Carmine ha lasciato il Liceo Scientifico. Con in mano un nulla-osta nuovo (autorizzazione che certifica che “niente si oppone” al trasferimento) e tanta speranza di riuscire a mimetizzare le difficoltà del figlio, il padre ha inserito Carmine in un Istituto Tecnico Commerciale pubblico, convinto che le richieste didattiche inferiori rispetto a quelle del Liceo Scientifico avrebbero garantito a suo figlio un facile successo.

Come era prevedibile, la realtà ha smentito questa illusoria soluzione dei problemi di Carmine che ha mostrato in modo sempre più grave il suo disagio scolastico e la sua ansia nei rapporti umani. Infatti il ragazzo si è reso conto di non potere raggiungere le conoscenze dei compagni e di avere veramente bisogno di aiuto. Inoltre, vorrebbe fare amicizia con tutti, perciò chiede di continuo conferme, e più insiste, più si sente rifiutato.

Si sente discriminato e allontanato, se ne lamenta a casa con il padre che viene a scuola a protestare perché nessuno vuole diventare amico del figlio e perché i programmi sono troppo difficili: chiede di continuo colloqui, si presenta in portineria, telefona ai professori di sostegno e reclama con il Preside perché trovi una soluzione ai suoi problemi. Rimpiange di avere lasciato la sua vecchia scuola privata e si rammarica delle scelte fatte. Sicuramente il suo disagio è autentico, però questo modo di reagire alle difficoltà rende ancora più difficile che Carmine venga accettato dalla classe e dai docenti.

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