Genitori nell’era digitale: tra “deep-fake-self” e realtà. Come guidare i figli a costruire un’identità autentica lontano dal flusso online? Le parole di Alessandro D’Avenia

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Alessandro D’Avenia, dalle pagine del Corriere della Sera, ha offerto, alcune settimane fa, una profonda analisi sulla miniserie “Adolescence”, divenuta un fenomeno di costume su Netflix.

Lo scrittore pone l’accento sul rapporto complesso tra i giovani e il mondo digitale, evidenziando come l’immersione costante nel flusso di immagini e informazioni online possa minare la costruzione di un’identità solida e autentica. D’Avenia mette in guardia dal rischio di un “deep-fake-self“, un sé apparente, costruito online e scollegato dalla realtà corporea.

Ciò accade quando i ragazzi, travolti dal flusso digitale, perdono il senso del tempo e si aggrappano a identità sintetiche per non affogare. L’online, secondo l’autore, abitua a un corpo pensato, un burattino mosso da desideri e aspettative, ma la vita vera, fatta di tempo e carne, resiste a questa semplificazione.

Il corpo e il tempo: pilastri dell’educazione

L’autore sottolinea l’importanza di un’educazione che riparta dalla carne, dall’esperienza concreta e dai ritmi naturali. Le fasi di crescita, dalla plasticità infantile all’erotizzazione adolescenziale, sono cruciali per scoprire il proprio compito nel mondo. In questo contesto, l’online, concepito per logiche economiche, rischia di trascinare i giovani verso un’esistenza di consumatori isolati, privandoli della possibilità di costruire un’identità autentica. D’Avenia richiama il significato etimologico di “adolescenza“, un percorso verso il compimento e la totalità. Tuttavia, l’online può trasformare questo percorso in “ab-olescenza“, un allontanamento dal sé e un oblio della vita vera.

“Adolescence”: uno strumento di riflessione per la scuola

La miniserie britannica “Adolescence” ha scalato le classifiche di Netflix Italia, conquistando pubblico e critica per la sua trama intensa e la regia innovativa.

Ogni episodio, girato in un unico piano sequenza, immerge lo spettatore in un flusso emotivo continuo, amplificando l’impatto della storia. La serie ruota attorno all’arresto di Jamie Miller, un tredicenne accusato di omicidio, ma va oltre il genere crime, esplorando le radici del gesto del ragazzo e affrontando temi cruciali come il bullismo online, la mascolinità tossica e la sottocultura degli Incel.

Come evidenziato dal New York Times, gli autori Jack Thorne e Stephen Graham trasformano “il dolore e lo shock in una porta verso critiche sociali e domande adulte”.

Il successo della serie va oltre lo schermo: un post su Threads racconta di come un insegnante abbia utilizzato le prime due puntate in classe, ottenendo un silenzio attonito e affascinato dagli studenti. Un’esperienza che dimostra il potere di “Adolescence” come strumento per stimolare riflessioni profonde e discussioni su temi complessi che toccano da vicino i giovani.

D’Avenia, dunque, invita gli adulti a restituire ai giovani il corpo, il limite e la realtà, offrendo loro un tempo sensato e incarnato, lontano dal flusso digitale, per scoprire la terraferma della propria esistenza.

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