Genitori cambiano scuola ai figli: “Ci sono troppi alunni stranieri”. Il preside: “Situazione spiacevole”

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Spiacevole episodio in una scuola primaria di Bari, dove alcuni genitori hanno richiesto il trasferimento dei propri figli per evitarne la convivenza con alunni stranieri.

L’incidente ha visto protagonisti i genitori di quattro bambini che, non volendo vedere i propri figli seduti accanto ad alunni di colore, hanno chiesto il loro trasferimento. Le famiglie, provenienti da contesti di bassa scolarizzazione, hanno manifestato il loro disagio fin dal primo giorno di scuola, nonostante l’istituto si trovi in uno quartieri più multietnici di Bari.

Il dirigente dell’istituto ha fermamente respinto queste richieste, sottolineando che la scuola è un luogo di accoglienza e integrazione. Il preside ha evidenziato che le differenze culturali ed etniche sono una ricchezza e non un ostacolo, ribadendo che la scuola non può transigere su valori fondamentali come l’eguaglianza e l’accettazione.

Il preside, a La Repubblica, evidenzia l’importanza dell’educazione pedagogica, sottolineando che la scuola dovrebbe essere vista come un porto sicuro per tutti. La scuola non ha implementato specifici progetti di integrazione, ma promuove una visione inclusiva, sottolineando l’importanza di vedere ogni individuo semplicemente come un essere umano: “Ci sono sette alunni stranieri su 20, e cinque di loro sono nati a Bari, non hanno neanche un gap linguistico. Gli altri due sono nati in Georgia e in Bangladesh. Noi non siamo interessati al colore della pelle, per noi i bambini sono solo alunni. Per me nessuno è straniero”.

All’Adnkronos, poi, precisa: “Hanno preso un appuntamento, sono venuti da me e hanno detto che in classe c’erano troppi alunni stranieri. Io ho risposto che, per quanto mi riguardava, non ce ne erano. La nostra è una educazione rivolta alla persona umana oltre ogni apparenza di genere, di pelle. Noi guardiamo all’umanità intera, senza differenze e diversità. Se poi il genitore percepisce queste differenze come qualcosa di negativo, non posso certo educare anche il genitore, ci provo ma non più di tanto. Poi è libero di portare il figlio dove vuole, di sindacare e giudicare chi vuole. Però la scuola non condivide tutto questo, non accetta arroganze culturali, né sociali. Per quanto mi riguarda vi sono mille muri da abbattere ancora, tra questi anche il mio, positivo. Non transigo, la scuola non è ricattabile su questi valori”, insiste.

Nonostante la città si stia muovendo verso un modello di integrazione e accettazione, quanto accaduto mostra che molto lavoro deve ancora essere fatto.

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