“Generazione silenziosa”: perché i giovani non rispondono al telefono? Un sondaggio svela: il 70% detesta le telefonate

“Sei sempre con il telefono in mano, ma quando ti chiamo non rispondi mai!”. Chiunque abbia figli adolescenti avrà pronunciato questa frase almeno una volta, spesso dopo averli cercati inutilmente per ore. Ebbene, i genitori hanno ragione: i dati confermano una crescente avversione dei giovani verso le telefonate.
Uno su quattro non risponde mai
Un sondaggio del Times of London rivela un dato allarmante: quasi un giovane su quattro tra i 18 e i 34 anni non risponde al telefono quando riceve una chiamata. Addirittura, il 70% degli intervistati ammette di detestare le telefonate, considerate “stressanti” e “portatrici di brutte notizie”. L’idea di dover sostenere una conversazione in tempo reale sembra spaventare i ragazzi, che preferiscono di gran lunga la comunicazione asincrona di messaggi e vocali.
Messaggi e vocali: la nuova frontiera della comunicazione
La possibilità di rispondere in un secondo momento, con più tempo per elaborare il messaggio e senza la pressione di una reazione immediata dall’interlocutore, rende i messaggi e i vocali molto più attraenti delle telefonate per i giovani. I vocali, in particolare, permettono di aggiungere un tocco di personalizzazione alla comunicazione, pur mantenendo la comodità della forma scritta.
La “generazione silenziosa”
In Giappone, questo fenomeno ha assunto proporzioni tali da meritare un nome: “muon sedai”, ovvero “generazione silenziosa”. Si tratta di giovani tra i 20 e i 30 anni che evitano sistematicamente le telefonate, salvo poi ricontattare subito tramite messaggi o vocali.
Il divario generazionale
La questione non riguarda la capacità tecnologica dei giovani, che anzi sono nativi digitali perfettamente a loro agio con gli smartphone. Il problema risiede nel diverso approccio alla comunicazione: i giovani sono abituati a forme di interazione “indirette”, mediate dalla tecnologia e dai social media, mentre le telefonate richiedono una comunicazione “diretta”, che implica una maggiore esposizione emotiva e un’immediatezza che può spaventare.
Comprendere il cambiamento
È importante che le generazioni più adulte comprendano questo cambiamento nelle modalità di comunicazione, senza giudicarlo come un segno di maleducazione o mancanza di rispetto. Si tratta semplicemente di un diverso modo di interagire, frutto di un contesto sociale e tecnologico in continua evoluzione.