Gallo (M5S), i salari dei docenti non saranno regionalizzati, no a reclutamenti regionali [INTERVISTA]

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Regionalizzazione, ieri pubblicato dalla nostra redazione il documento che dimostra come la regionalizzazione voluta da Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto nasconda lo scopo di trasferire risorse a discapito delle altre regioni.

Il documento è stato redatto dal Dipartimento per gli affari giuridici e legislativi della Presidenza del Consiglio dei Ministri che ha posto tutta una serie di questioni critiche che riguardano il progetto delle regioni del Nord.

Sulla questione regionalizzazione, ne abbiamo discusso con Luigi Gallo, presidente della VII Commissione cultura alla Camera.

L’autonomia differenziata è un punto del contratto che ha con la Lega, qual è la posizione del Movimento 5 Stelle sull’argomento?

L’autonomia si può realizzare in tanti modi. Si può ad esempio concedere un museo o una biblioteca che dipende dal ministero dei beni culturali alla regione se si ritiene che possa essere gestito meglio da un ente locale rispetto ad un ente centrale e si può ad esempio stralciare la materia della scuola, dell’università e delle ricerca da un qualsiasi progetto di regionalizzazione.

C’è una percezione diffusa,  che pur di non sciogliere le Camere, il M5S darà il suo assenso al regionalismo differenziato, è così?

Il M5S non permetterà un progetto che aumenti le disuguaglianze sociali e territoriali. Siamo stati eletti per portare unitarietà nel Paese non per portare divisioni.

L’autonomia è per forza di cose legata alla differenziazione. Perché stupisce il  processo delineato dall’art 116? Non dovrebbe maggiormente far riflettere che 15 Regioni ordinarie siano tutte strette in un unico regime giuridico, pur  essendo profondamente diverse?

Non sono per niente spaventato dalle differenze. L’Italia è il paese delle biodiversità, dei dialetti, dei mille paesaggi naturali e anche delle centinaia di culture. La nostra intelligenza sarà nel riuscire a produrre modelli di sviluppo differenti nel Paese che si adattino bene alle culture del paese e alle diverse abitudini. Ad esempio se Milano e Cortina fanno vincere l’Italia con le Olimpiadi invernali, Pompei e i paesi vesuviani possono far vincere il Paese con un modello di sviluppo economico fondato su cultura, industria immateriale e innovazione sociale. Ogni territorio può avere la sua ricetta per far vincere tutti gli italiani ma questo non deve essere un ostacolo alla creazione di un fondo nazionale per garantire a tutte le regioni di raggiungere i livelli minimi essenziali per tutti per asili nido, mense scolastiche, trasporto per disabili ed altro.

Con l’autonomia differenziata passerà una versione regionale delle “gabbie salariali” con aumenti per i docenti delle regioni in cui sarà attuata? Si parla di 200/300 euro di aumento in regioni dove il costo della vita é  superiore a 1/3 rispetto alle altre regioni.

Questo è un aspetto che non condivido. Regionalizzare i salari indebolisce i lavoratori e i loro diritti proprio mentre Luigi Di Maio ha fatto misure che stanno riducendo il precariato e vuole rispondere ai bassi salari con il salario minimo. La considererei una misura contro gli italiani. Un piccolo vantaggio immediato per qualcuno diventerebbe un grande danno per tutti dopo pochi anni.

Con la regionalizzazione cosa  resterà della Contrattazione nazionale?

Come già ho detto la contrattazione nazionale deve restare. Ci sono ad esempio i Vigili del Fuoco della Val D’Aosta, regione autonoma, che hanno capito la lezione sulla loro pelle e vogliono tornare al corpo centrale.

Come sarebbe disciplinato il reclutamento del personale e la sua mobilità con la regionalizzazione?

Ripeto. Siamo contrari e quindi non mi spingo a nessuna riflessione. Anche nel turismo, alcune figure regionali stanno trovando una nuova connotazione e disciplina nazionale. Le tendenze della realtà sono opposte a queste idee.

Il diritto all’istruzione e alla cultura esige un livello di buone pratiche in tutta Italia, secondo lei questo diritto costituzionale potrebbe essere compromesso  da forme differenziazione regionale e se sì, perché?

Si. I cittadini italiani si sentono appartenenti ad uno stato nazionale se hanno una cultura comune, se condividono lo studio della stessa storia, degli stessi personaggi storici, degli stessi artisti, degli stessi scienziati. Senza questo patrimonio comune ci frantumeremo come Paese.

I Sindacati di categoria avevano indetto uno sciopero contro la regionalizzazione della scuola, poi revocato.

E’ stato un accordo importante. Il Presidente del Consiglio Conte e si è fatto garante di stralciare la scuola dal progetto dell’autonomia differenziata. E’ stato un accordo molto utile al Paese a conferma delle riflessioni che abbiamo fatto in questa intervista.

Pare che la regionalizzazione della scuola sia un tema poco sentito dagli insegnanti, infatti non si è  vista una mobilitazione. Lei ha avuto la medesima percezione?

Ci sono degli aspetti che vanno risolti. Penso alla necessità di garantire continuità didattica nelle scuole di alcune province del Nord e c’è il bisogno di riconoscere la dignità della professione docente anche dal punto di vista salariale. Su questo, c’è la piena disponibilità del M5S a trovare soluzioni e c’è stato un impegno importante del Presidente Conte per garantire un’aumento stipendiale significativo che io vorrei che fosse di 3 cifre. Poi è anche vero che mi scrivono tanti insegnanti del Nord che invece sono preoccupati dalla regionalizzazione e che ci chiedono di fermarla.

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