Galli della Loggia: “La scuola è diventata un deposito di idee sbagliate e banalità. I docenti sono portatori di un’ideologia universalista e buonista”
“Insegnare l’Italia. Una proposta per la scuola dell’obbligo” è il nuovo libro dello storico ed editorialista del Corriere della Sera, Ernesto Galli della Loggia e della docente ordinaria di Pedagogia Speciale all’Università di Bari, Loredana Perla.
Per gli autori occorre dare un significato del tutto nuovo al senso dei programmi di alcune materie d’insegnamento dei primi due cicli della scuola dell’obbligo e, forse, all’intero ambito dell’istruzione nel nostro Paese.
Durante la presentazione del libro, in presenza del Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, Galli della Loggia ha affrontato temi cruciali riguardanti l’istruzione e l’identità culturale italiana. Le sue parole sottolineano la necessità di un cambiamento radicale nel sistema scolastico, non solo per la sua importanza fondamentale, ma anche perché rappresenta un residuo del passato.
Galli della Loggia afferma: “La scuola sia l’ambito in cui deve essere necessaria la più forte e decisa volontà politica di cambiare le cose, non solo perché è un ambito cruciale, ma perché è l’ambito dove più forte c’è un residuo del passato”.
Secondo Galli della Loggia, la scuola è diventata un deposito di “idee sbagliate e di banalità” che influenzano negativamente il pensiero e la società italiana. Questo deposito si riflette negli insegnanti, che sono diventati portatori di un’ideologia che l’editorialista descrive come “universalista, buonista, democraticista, costituzionalista”.
Tuttavia, la visione di Galli della Loggia non è ottimista. Lo storico vede la classe docente come intimamente legata a queste ideologie, facendo notare che “la classe degli insegnanti è forse il gruppo sociale che più è attaccato intimamente, quasi per ragioni di identità, a questa ideologia”.
Tale situazione porta a poche “isole di resistenza”, con difficoltà nel promuovere cambiamenti significativi. Galli della Loggia evidenzia anche una crescente consapevolezza dell’identità nazionale e culturale, in risposta alle sfide poste dalla globalizzazione e dall’immigrazione. Lo storico menziona il sentimento crescente di riscoperta dell’identità, legato alle sfide culturali e sociali portate da nuovi gruppi etnici in Italia.