Galimberti: “Ragazzi di oggi sono incapaci di sentire la differenza tra bene e male”

Il tragico caso di Filippo Turetta, accusato dell’omicidio della sua ex fidanzata Giulia Cecchettin, ha sollevato numerose questioni sul concetto di “raptus”. Umberto Galimberti, noto filosofo e psicoanalista, interviene nel dibattito, respingendo categoricamente l’idea del raptus come giustificazione del crimine.
A In Onda su La7, Galimberti definisce il raptus un prodotto di “fanta psicologia”, privo di fondamenti reali. Secondo lui, l’agire di Turetta non è attribuibile a una semplice perdita di autocontrollo. Il fulcro della questione, per Galimberti, risiede nella mancata transizione di Turetta dal livello pulsionale a quello emozionale durante la sua crescita.
Il filosofo sottolinea l’importanza della “risonanza emotiva”, un processo attraverso il quale si comprendono le conseguenze emotive dei propri comportamenti. Questa mancanza, sostiene Galimberti, può portare a non riconoscere la differenza tra bene e male, un principio che secondo Kant dovrebbe essere intuitivo. Galimberti sottolinea come questa percezione intuitiva sia meno evidente nelle nuove generazioni.
Queste osservazioni aprono un dibattito più ampio sulla responsabilità sociale ed educativa. Se la capacità di distinguere tra bene e male non è più intrinseca, si pongono interrogativi significativi riguardo l’educazione emozionale e morale fornita ai giovani. La questione riguarda non solo le famiglie ma anche le istituzioni educative, invitando a riflettere sull’importanza di un’educazione che vada oltre la semplice trasmissione di conoscenze, per abbracciare anche lo sviluppo emotivo ed etico.