Galimberti: “Da quando è entrata la psichiatria nella scuola sono diventati tutti disgrafici o dislessici. È una clinica la scuola elementare”
In una lunga intervista al Corriere della Sera, il filosofo Umberto Galimberti offre una lucida analisi della società odierna e del suo impatto sulle relazioni familiari e sulla crescita dei figli.
Secondo Galimberti, la figura genitoriale ha subito una profonda trasformazione nel corso degli ultimi decenni. I padri, in particolare, hanno ceduto al mito del giovanilismo, diventando “amici” dei figli che guide autorevoli. Questo ha portato a una generazione di ragazzi privi di una bussola morale e incapaci di affrontare le sfide della vita.
L’amore incondizionato dei genitori non basta
L’amore incondizionato che i genitori riversano sui figli durante l’infanzia è fondamentale, ma non basta. Dopo i 12 anni, i ragazzi hanno bisogno di iniziare a separarsi dal mondo genitoriale e di sperimentare l’amore condizionato tipico delle relazioni orizzontali con i propri amici.
Padri assenti e madri iperprotettive
Galimberti critica l’assenza dei padri nella vita dei figli. I padri, annoiati dalle questioni “psicologiche”, preferiscono delegare alle madri il compito di educare i figli. Le madri, però, spesso si limitano a dare consigli pratici e non si preoccupano di approfondire il mondo interiore dei figli: “Da quando è entrata la psichiatria nella scuola sono diventati tutti disgrafici, dislessici, acalculici, asperger, autistici… è una clinica la scuola elementare! Perché i professori vogliono una ricetta per un corso scolastico privilegiato alleggerito, semplificato”.
Genitori “chioccia” e scuola allo sbando
L’iperprotettività dei genitori è un altro problema evidenziato da Galimberti. I genitori di oggi tendono a vedere i figli come creature fragili da proteggere da ogni ostacolo. Questo atteggiamento impedisce ai ragazzi di sviluppare autonomia e resilienza.
Anche la scuola non è immune da critiche. Secondo Galimberti, la scuola è diventata una clinica dove i professori, per evitare rogne, promuovono tutti gli studenti, anche quelli che non lo meritano. Inoltre, la presenza dei genitori nella scuola è vista come un ostacolo all’emancipazione dei figli.
Social media: una finestra sul mondo, ma non l’unica
Galimberti si sofferma anche sul ruolo dei social media nella vita dei ragazzi. Pur essendo consapevole dei rischi, il filosofo ritiene che i social media offrano una opportunità di socializzazione che non può essere ignorata. Tuttavia, è importante che i ragazzi imparino a utilizzare questi strumenti in modo consapevole e responsabile.
L’importanza del linguaggio
Infine, Galimberti sottolinea l’importanza del linguaggio per lo sviluppo del pensiero. I ragazzi che passano il tempo sui social media a comunicare con un linguaggio povero e limitato, rischiano di impoverire anche il loro pensiero.