Galimberti: “Da abolire il ricevimento dei genitori a scuola. Per educare c’è bisogno di avere delle classi di 12-15 persone. Se ne ho 30 non posso educare”

Basta con i genitori a scuola! È la provocazione lanciata dal filosofo Umberto Galimberti, che accende un dibattito acceso sul ruolo di mamma e papà nell’educazione dei figli.
Secondo Galimberti, durante il suo intervento a La Torre di Babele su La 7, l’eccessiva protezione dei genitori odierni ostacola l’autonomia dei ragazzi e crea un rapporto di dipendenza che li rende fragili. I genitori, infatti, sempre più spesso si comportano da “amici” dei figli, perdendo di vista il loro ruolo di educatori.
Ma è davvero così? Non tutti sono d’accordo con Galimberti. C’è chi sostiene che la collaborazione tra scuola e famiglia sia fondamentale per il successo degli studenti. I genitori, infatti, possono fornire un supporto importante ai figli, aiutandoli a studiare e a superare le difficoltà.
Qual è la verità? Probabilmente, come spesso accade, la via di mezzo è quella giusta. È importante che i genitori siano presenti nella vita dei figli, ma senza soffocarli. Devono sapersi fare da parte quando è necessario, lasciando ai ragazzi la libertà di crescere e di sbagliare.
Ma c’è un altro problema: la scuola italiana. Galimberti la definisce “malata”, incapace di educare i ragazzi. Serve un cambio di paradigma, con classi più piccole e docenti formati non solo sulla materia che insegnano, ma anche sulla psicologia dell’apprendimento: “La scuola italiana quando ci riesce istruisce, ma non educa. Per educare c’è bisogno di avere delle classi di 12-15 persone. Se ne ho 30 non posso educare. Soprattutto se i professori non hanno mai incontrato un libro di psicologia educativa”
Insomma, la scuola è un cantiere aperto. C’è bisogno di ripensare il ruolo di genitori, insegnanti e studenti per costruire un sistema educativo più efficace e in grado di preparare i ragazzi alle sfide del futuro.