Galiano: “È ora di cambiare il modo di reclutare gli insegnanti”

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Enrico Galiano, insegnante e scrittore, ha criticato il metodo attuale di reclutamento degli insegnanti in un articolo su ilLibraio.it. Galiano sostiene che le prove concorsuali siano spesso anacronistiche e lontane dalla realtà scolastica quotidiana.

Un esempio lampante sono le richieste assurde fatte ai candidati in un recente concorso straordinario per insegnanti. Alcuni sono stati chiamati a preparare lezioni su temi complessi come il critico Cesare Garboli che analizza il mito dei morti in Pascoli, da presentare addirittura a una immaginaria terza media con studenti con disabilità e background migratorio.

Secondo Galiano, queste prove dimostrano l’inadeguatezza di un sistema che si concentra eccessivamente sul nozionismo e sulle capacità accademiche, trascurando le vere competenze necessarie per insegnare con successo. L’insegnamento è infatti un mestiere che richiede passione, empatia e abilità comunicative che vanno ben oltre la preparazione teorica.

Galiano propone quindi un cambiamento radicale: valutare gli insegnanti sulla loro capacità di interagire e relazionarsi con gli studenti, non sulla loro conoscenza mnemomica della materia. Un buon insegnante, secondo lui, deve saper ascoltare, affascinare e appassionare gli studenti, oltre ad adattarsi alle diverse esigenze di ciascuno.

La pandemia ha reso queste carenze nel sistema di reclutamento ancora più evidenti. L’insegnamento si è rivelato essere soprattutto un lavoro di relazione, che richiede doti attoriali, psicologiche e comunicative per coinvolgere davvero gli studenti, soprattutto a distanza.

Galiano esorta quindi il sistema scolastico a prendere finalmente coscienza di questa realtà e a modificare radicalmente i criteri di selezione degli insegnanti, dando la priorità alle capacità relazionali e comunicative sulla mera conoscenza nozionistica.

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