Galiano: “Dante offende l’Islam? Assolutamente no. Ma la Commedia può essere un’opportunità per dialogare”

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Anche Enrico Galiano, docente e scrittore, interviene su Il Libraio.it in merito alla polemica nata in una scuola di Treviso dove degli studenti di fede islamica sono stati esonerati dalla lezione sulla Divina Commedia, in quanto Dante sarebbe offensivo nei confronti di Maometto.

Certo – osserva Galiano – non si può negare che Dante abbia riservato parole poco gentili per Maometto, condannandolo all’Inferno tra i “seminatori di scandalo e di scisma”. Però, se ci fermiamo a questo dettaglio, rischiamo di perderci tutto il resto. Per esempio, sapevate che nel Limbo dantesco ci sono personaggi illustri della cultura islamica come Saladino, Avicenna e Averroè? Sì, proprio così. Dante li colloca tra i saggi dell’antichità, riconoscendo il loro valore e il loro contributo alla filosofia e alla scienza”.

“Ma l’aspetto più interessante è un altro – prosegue – : l’intera struttura della Divina Commedia sembra avere punti di contatto con il Libro della scala, un testo islamico – antecedente a Dante – che descrive il viaggio ultraterreno del profeta Maometto. Fra l’altro, quel testo era stato per certo argomento di lezione del maestro di Dante, Brunetto Latini, che sappiamo quanta influenza ha avuto su di lui e sulla sua opera. Coincidenze? Forse, ma è assai probabile che Dante, consapevolmente o meno, sia stato influenzato da queste idee“.

Quindi, cosa ci dice tutto questo? – continua il docente e scrittore – Che Dante, con tutte le sue contraddizioni, non è solo un simbolo della cultura cristiana medioevale, ma anche un ponte verso altre tradizioni e culture”.

Per tale motivo, “escludere gli studenti musulmani dallo studio della Commedia significa rinunciare a questa ricchezza, a questa possibilità di scoprire come le culture si influenzino a vicenda. Invece di vedere la Divina Commedia come un’opera divisiva o, peggio, come una specie di baluardo dell’italianità, possiamo considerarla un’opportunità per dialogare“.

Secondo Galiano, dunque, “Dante ci mostra che, nonostante le differenze, ci sono punti di contatto tra mondi apparentemente lontani. Imparare a conoscere questi legami ci aiuta a comprendere meglio la nostra storia, il nostro presente e ad allargare la nostra visione del mondo, non a restringerla“.

E chissà, magari proprio attraverso Dante, e il Libro della scala, letti insieme, da studenti musulmani seduti a fianco di studenti di altri credi, i ragazzi potranno scoprire che le differenze sono solo un punto di partenza per un viaggio verso una comprensione reciproca più profonda. E non sarebbe un gran bel contrappasso?“, conclude.

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