Galiano: “15 studenti per classe, ma la scuola non è più banco-cattedra-lavagna. Non ha senso nemmeno la rigida divisione delle materie”

A Vanity Fair, interviene il docente e scrittore Enrico Galiano. Con il suo ultimo romanzo, Geografia di un dolore perfetto (pubblicato da Garzanti), Galiano continua a esplorare le complesse dinamiche familiari e sociali che caratterizzano l’età adolescenziale.
Gli adolescenti di oggi navigano in un mare tempestoso, fatto di cambiamenti rapidi e sfide inaspettate. La pandemia ha accentuato le difficoltà, ma altri fattori come la crisi climatica e l’evoluzione tecnologica contribuiscono a creare un ambiente di incertezza. Galiano sottolinea come l’approccio degli adulti spesso fallisca nel comprendere le peculiarità di questa fase della vita, rimarcando l’importanza di un dialogo aperto e senza pregiudizi con i giovani.
La questione dei social media emerge come un punto critico: da una parte, offrono opportunità di espressione e connessione, specialmente per gli individui più introversi; dall’altra, possono alimentare competizione e insicurezze, esponendo i giovani a rischi concreti come i disturbi alimentari. L’educazione critica verso questi strumenti appare quindi fondamentale per navigare il mondo digitale in maniera consapevole.
Invece di aderire a consigli paternalistici, Galiano invita i giovani a “sbagliare” per apprendere dalla vita, ad “essere persone egregie, fuori dal gregge”, e a sfidare il conformismo che spesso permea la società. Evidenzia l’importanza di vivere esperienze autentiche, al di fuori delle sfere virtuali, per costruire una comprensione profonda del mondo e del proprio posto in esso.
La discussione si sposta poi sul terreno della scuola, con una chiara richiesta di investimenti significativi per migliorare la qualità dell’istruzione. Galiano propone una riduzione del rapporto studenti-docente e una riconsiderazione degli spazi e dei metodi didattici, riflettendo l’evoluzione della società e delle sfide che la scuola è chiamata ad affrontare: “Per esempio, chiederei che il numero massimo degli studenti per classe non fosse più di 15, ma per fare una cosa del genere si dovrebbe raddoppiare il numero di insegnanti e per questo servono investimenti. Poi chiederei che le aule si adeguassero: non solo perché il 40 % delle scuole non sono a norma di sicurezza, ma anche perché la didattica è cambiata e non possiamo più concepirla come banco/cattedra/lavagna, la scuola non è più quella cosa lì e le aule dovrebbero essere ripensate in maniera dinamica, libere da limiti spaziali. E poi oggi non ha senso la divisione rigida delle materie: il sapere è più interdisciplinare e dovrebbe esserci maggiore sinergia tra gli insegnanti”.