Frassinetti: “Più storia, geografia e latino per una scuola al passo coi tempi. Con i giudizi sintetici più attenzione al percorso educativo. Precariato in diminuzione” [INTERVISTA]

Inizia un nuovo anno scolastico, ricco di sfide e novità per il mondo della scuola. Orizzonte Scuola ha intervistato la sottosegretaria all’Istruzione e al Merito, Paola Frassinetti, per fare il punto sulle principali novità che attendono studenti, famiglie e personale scolastico. Dai giudizi sintetici alla primaria al futuro degli insegnanti di sostegno, passando per la riforma dell’educazione civica e la lotta al precariato, la sottosegretaria ha affrontato i temi caldi del dibattito sulla scuola.

Sottosegretario Frassinetti, la reintroduzione dei voti nella scuola primaria è un tema che suscita diverse opinioni. Quali sono le motivazioni principali che hanno spinto il governo a percorrere questa strada?

“È imminente la definitiva approvazione anche alla Camera del ddl 924 bis che contiene importanti innovazioni, quali il ritorno del voto in condotta che avrà un peso nella valutazione del percorso didattico, il metodo Montessori che sarà dal prossimo anno ordinamentale alla Scuola secondaria di primo grado e l’introduzione dei giudizi sintetici alla primaria, da ottimo a insufficiente. Dopo una fase di ascolto delle famiglie e dei docenti abbiamo percepito che c’era l’esigenza di rendere più comprensibili i giudizi. Tutto va nella direzione di semplificare e favorire il rapporto scuola famiglia, educare al rispetto e al senso di responsabilità, anche attraverso la conversione dei giorni di sospensione didattica in lavoro socialmente utile, restituire dignità alla figura dell’insegnante. Confido in una rapida approvazione del ddl per poter applicare i giudizi sintetici fin dal presente anno scolastico, previa stesura della conseguente ordinanza ministeriale”.

La scelta di dare più spazio a storia e geografia, potenziando il latino e rafforzando l’attività motoria, musica, arte e teatro, risponde a quali esigenze specifiche? Quali sono gli obiettivi formativi che si intendono perseguire con questa riforma?

“Abbiamo avvertito l’urgenza di un rinnovamento educativo per il futuro della nostra scuola e della comunità nazionale. La centralità di materie come la storia e la geografia nei programmi scolastici è fondamentale per comprendere la contemporaneità, la storia non è mai mero nozionismo, ma un rapporto vivo con il passato che orienta il nostro presente e futuro e la geografia, con il suo duplice sguardo ambientale e dinamico, è indispensabile per comprendere le trasformazioni del mondo. La geografia non è quasi più conosciuta dagli studenti; le lacune in questa materia sono sempre più frequenti, tanto che spesso non si conoscono neanche più i nomi e la localizzazione di città e si confondono le capitali degli Stati. Il latino, oltre ad essere un essenziale riferimento alla nostra civiltà sviluppa importanti meccanismi mentali allo stesso modo della matematica; l’arte ed il teatro contribuiscono a far conoscere la nostra cultura ed il nostro patrimonio artistico unico al mondo. L’obiettivo è quello di costruire una scuola all’altezza delle sfide del nostro tempo, capace di offrire un contributo insostituibile al progresso culturale e sociale dell’Italia”.

La questione degli stipendi degli insegnanti è da anni al centro del dibattito politico. Cosa risponde a chi accusa il governo di non fare abbastanza per valorizzare il ruolo dei docenti?

“La valorizzazione del ruolo dei docenti come dei dirigenti passa attraverso l’aspetto economico ma anche attraverso provvedimenti che abbiamo assunto tesi a garantire loro più rispetto e autorevolezza, anche favorendo un rapporto rinnovato con le famiglie di collaborazione, di “patto educativo” e non di contrapposizione. Abbiamo stanziato ben 3 miliardi che garantiranno un aumento di 160 euro lordi al mese ai docenti, che si sommano ai 124 euro dell’anno scorso. Ricordo anche l’abbattimento del cuneo fiscale, altra misura che ha agevolato molti insegnanti che hanno stipendi che rientrano nel taglio del cuneo”.

L’impegno a mantenere gli insegnanti di sostegno nei loro incarichi attuali è sicuramente importante per garantire la continuità didattica. Quali altre misure sono previste per supportare gli studenti con disabilità e le loro famiglie?

“Superfluo sottolineare che oltre alla professionalità garantita dalla acquisizione del titolo di specializzazione, altro elemento indispensabile in favore del raggiungimento del massimo successo formativo da parte dell’allievo disabile è la continuità didattica sul caso e questo abbiamo iniziato a fare col DL 71  che consente all’insegnante a tempo determinato, su richiesta delle famiglie nel rispetto di precise condizioni, di restare a fianco del ragazzo per gli anni successivi. Ulteriore specializzazione, oltre quella dell’abilitazione degli insegnanti di sostegno, sarà garantita dalla riforma degli Assistenti alla Autonomia e alla Comunicazione, ddl in esame al Parlamento. Aggiungo che io mi occupo di inclusione in tutti i sensi e quindi anche di integrazione degli alunni stranieri, altro tema che mi sta molto a cuore e che non si risolve con ideologismi e demagogia, ma con misure che davvero colmino i divari che impediscono di raggiungere la parità di condizioni. Sempre nel DL 71, recentemente approvato, prevediamo un primo intervento riguarda l’apprendimento della lingua italiana degli studenti stranieri. A partire da quest’anno scolastico le scuole potranno avviare corsi di potenziamento in orario extracurricolare e dal 2025/2026 saranno formati e assunti docenti specializzati nell’insegnamento dell’italiano come seconda lingua che si occuperanno degli studenti stranieri con un livello insufficiente di conoscenza dell’italiano. Questi seguiranno dei corsi specialistici con insegnanti formati e assunti ad hoc. Sempre nella direzione di una concreta integrazione sarà l’offerta didattica contenuta nelle nuove Linee Guida Educazione Civica, cioè la conoscenza piena della cultura italiana, della sua storia, dei suoi simboli”.

La formazione degli insegnanti di sostegno è un altro aspetto cruciale. Come si intende affrontare la questione al fine di garantire un’assistenza adeguata alle diverse esigenze degli studenti con disabilità?

“L’insegnante di sostegno e la sua funzione preziosa presso la classe tutta e per il ragazzo disabile sono al centro dell’azione di governo e poiché oltre il 60 per cento del numero dei precari che abbiamo ereditato è costituito da insegnanti di sostegno, oltre all’avvio dei TFA, abbiamo attuato un’autentica rivoluzione con la quale intendiamo specializzare, nel corso del 2025, 85mila docenti precari (di sostegno) senza specializzazione, che sono quelli che hanno almeno tre anni di attività alle spalle. Abbiamo dovuto constatare che il solo sistema universitario non è stato in grado di specializzare un numero adeguato di insegnanti di sostegno e poiché riteniamo che la specializzazione è requisito necessario per l’insegnamento e garanzia di professionalità per gli allievi disabili, abbiamo deciso di affiancare percorsi presso ‘Indire’, il centro di formazione e ricerca per docenti che fa capo al ministero dell’Istruzione e del merito, per chi ha conseguito all’estero abilitazione al sostegno e sia in possesso di determinati tassativi requisiti. Basilare sarà nella gestione di questa nuova fase INDIRE l’apporto dell’osservatorio permanente per la disabilita del MIM”.

Le nuove linee guida per l’educazione civica sembrano rispondere a un’esigenza di aggiornamento rispetto alle sfide del presente. Può dirci qualcosa di più sui contenuti specifici che saranno introdotti?

“Questa legislatura, questo Governo si stanno occupando fattivamente della acquisizione da parte dei giovani di competenze ulteriori rispetto agli obiettivi di apprendimento, cioè delle competenze di cittadinanza attiva e globale, come le definisce l’Agenda ONU 2030. Viviamo in un’epoca caratterizzata da cambiamenti rapidi e da una crescente complessità in ogni settore della vita. È nostro dovere, come Governo e come Ministero dell’Istruzione e del Merito, assicurarci che i nostri giovani siano pronti ad affrontare questa realtà in continua trasformazione, partendo dai capisaldi del rispetto per ogni forma di vita, dell’educazione alle relazioni e alle emozioni e dalla nostra cultura italiana. Insisto sulla comprensione e gestione delle emozioni fin dalla più tenera età, perché ciò diventi elemento strutturale dei percorsi formativi dei bambini e delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze anche in funzione del contrasto alla violenza e alla violenza di genere quale obiettivo globale”.

Inizia l’anno scolastico e non si può non parlare del tema del precariato. Troppi, ancora, i docenti con contratti a tempo determinato. Cosa si può fare?

“Il problema dei precari è storico in Italia e abbiamo ereditato la più alta percentuale europea di precari nella scuola. Il piano stabilizzazioni di questo ministero ha velocizzato assunzioni, burocrazia e pensionamenti e dato i suoi frutti, soprattutto nell’ emergenza sostegno, dove sono stati stabilizzati 85 mila docenti. Il massiccio avvio dei concorsi pnrr consentirà l’immissione in ruolo di oltre 75 mila docenti, ma comporta anche operazioni complesse ancora parzialmente in corso. È nostra intenzione, gradualmente, conciliare le esigenze dei nuovi concorsi regolamentati dall’Europa con l’esigenza di smaltire le graduatorie supplenti, quest’anno ancora troppo numerose. Questo governo si è perfettamente mosso in queste due direttrici. L’ultima tranche del Pnrr per l’intero sistema Italia è di 24 miliardi di euro e rischia di non essere pagata in parte se non raggiungiamo il numero di 70mila assunzioni di docenti nella scuola, che per la Commissione europea è considerato una ‘milestone’, un pilastro del Pnrr. Disposizioni rigide e per questo stiamo avviando un’interlocuzione con la Commissione europea per ottenere un’ulteriore e maggiore flessibilità, anche al fine di aprire la strada al doppio canale di reclutamento. Senza la flessibilità ottenuta lo scorso anno, non avremmo potuto assumere 46mila docenti precari, né i 6mila idonei dai precedenti concorsi”.

Quale messaggio vuole lasciare agli studenti, alle famiglie e al personale scolastico in vista dell’inizio del nuovo anno scolastico?

“Un grazie all’intero sistema scolastico italiano, dal personale a tutti i livelli del mio Ministero, ai dirigenti scolastici e regionali, ai docenti, agli operatori scolastici tutti, agli studenti e alle famiglie perché solo tutti insieme riusciamo a creare la scuola universale, inclusiva e del merito che il mondo ci invidia. Due sono i miei maggiori desideri: che tutti frequentino la scuola, eliminando la piaga della dispersione scolastica, e che, come dice Piaget, l’obiettivo principale dell’educazione a scuola sia la formazione di uomini e donne capaci di “fare cose nuove”. Mi auguro che i nostri ragazze e ragazzi siano preparati a questo”.

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