Forse un Virus per…?! Lettera
Inviato da Mario Santoro – Ho appena letto l’intervista del Presidente Nazionale dei Presidi, pur non ancora potuto visualizzare la trasmissione sul tema della scuola, su Rai 3.
E ho appena letto la circolare inviatami dalla mia DS in merito alla didattica a distanza. E tutto ciò con su lo sfondo del CODIV-19.
Lasciando al tempo che trova le parole del Presidente Nazionale dei Presidi, con tutto rispetto, e al quale molto si potrebbe dire e denunciare, essendo comunque una Figura di parte, il mio pensiero o riflessione che qui presento nasce da un interrogativo che mi è sorto spontaneo. Mi chiedo se ci sarebbe dovuto essere un virus per rendere nudo il RE. Tutto ciò che non è mai emerso o è emerso in modo silente, diviene dato di fatto in questi giorni. Soprattutto la forza politica e decisionale del Popolo della Scuola: basta vedere le difficoltà che la stessa Politica ha subito evidenziato apprestandosi a trovare una possibile equa soluzione: mi riferisco al problema dei figli a casa con i genitori che devono andare a lavorare. E per cui, la forza politica di cui parlavo sopra, è quella data o se si vuole chiamata DISAGIO (sociale).
Un DISAGIO che potrebbe, se si prende reale consapevolezza unitamente alla questione del coraggio, utile e necessario per dare voce e autorità e valore e anche e soprattutto dato di fatto a quelle che sono le tante rimostranze che il mondo Politico conosce ma con indifferenza prosegue nella sua line di stupidità ignoranza e arroganza politica (mi riferisco alla linea del reclutamento dei futuri docenti e al misero riconoscimento economico, e non soltanto). Un DISAGIO che può (e come), consentire quel riconoscimento sociale che da tempo ci è stato, sul piano etico e non soltanto, violentemente defraudato sul quale ancora permane quel vecchio sentire del docente che lavora solo 18 ore e poi ha 3 mesi di vacanza.
Guarda caso però oggi questo Popolo viene subito chiamato all’attenzione, non credo comunque, per il suo ruolo fondativo posto in essere, ma solo perché diversamente i figli non attuerebbero quelle tre parole guida della filosofia che sta alla base della direzione politica scolastica: conoscenza apprendimento competenza. Che in altre parole possiamo anche tradurre come un “dove [i nostri figli] li mandiamo e come facciamo a gestirli?”. E la Scuola diviene così l’ ”asilo” dei ragazzi. E questo non è una restituzione al valore DOCENTE, ma semplicemente la consapevolezza dell’utilità necessaria quale immediata risposta alle esigenze del quotidiano delle famiglie che trovano in questa figura e il luogo ove essa si espera la soluzione ai loro problemi: crescita educazione formazione. E ciò è cosi vero che subito nella formula della didattica a distanza quasi sembrerebbe non tanto l’arteficio a sostituire il vuoto didattico quanto obbligare i docenti ad essere comunque presenti perché forse velata è la convinzione che questo tempo di sospensione didattica potesse tradursi in una vacanza per gli insegnanti: triste se così fosse.
E così, un virus che mette a nudo il suo RE, sembrerebbe non essere bastevole poiché il RE ha già risolto la sua nudità rivestendosi ancora una volta di abiti necessari a coprire le sue vergogne.
Del resto, in una Nazione, qui intesa quale Presidenza del Consiglio Dei Ministri, nella figura del Presidente Conte, che trema al solo pensiero che le aree del Sud della nostra Italia, potessero essere o divenire zone rosse come la Lombardia, denunciando l’inefficienza del sistema sociale in toto, soprattutto sul piano Sanitario, perché da sempre consapevole dell’abbandono e dunque della povertà del e dei sistemi, la provocazione data dalla didattica a distanza ancora una volta sembra fare emergere la assenza di quella volontà che dovrebbe andare oltre la semplice consapevolezza delle realtà delle aree più abbandonate, in quanto denuncia appunto non soltanto la verità della difficoltà sul piano degli strumenti tecnologici didattici, ma soprattutto la reale difficoltà a far si che possa tale modalità di interazione di studio consentire di fatto impegno quale già appena presenza in risposta degli studenti quali interlocutori: già è moltissimo se riusciamo nel concreto, inteso quale presenza fisica, operare una consegna delle tre succitate parole guida del essere ed esistere della Scuola, figuriamoci se la marea dei nostri ragazzi li ritroviamo in linea sulle piattaforme poste dal MIUR.
Resto certo preoccupato dinanzi allo scenario del reale del nostro feriale: un Virus che, come da sempre nei film che hanno per tema queste situazioni, dichiara non soltanto le povertà e la stupidità della presunzione umana, la verità della debolezza dell’Uomo, malgrado il suo continuo muoversi nello spazio della conoscenza scientifica, ma cherimprovera allo stesso UOMO che la sua reale natura si fonda non nella costruzione di egoismi economici, politici, che usiamo riconoscere poi come globalizzazione, nella sempre presente radicata convinzione individualistica e spesso razzista, ma negli equilibri sociali ed etici. La nostra divinizzazione non significa essere DIO, ma semplicemente consapevolezza di quelle potenzialite che hanno consentito al genere umano le tante conquiste scientifiche morali sociali ed economiche facendo del luogo del mondo il luogo dell’Umanità.
Non è la “fine italie” del Guicciardini nel 500, e non è l’Apocalisse. Soltanto forse la Natura che come madre ci chiede di ri-interrogarci circa il nostro operato, indirizzandoci a riprendere il cammino dell’essenza umana: quella del rispetto della dignità di tutti gli uomini che sono e restano uguali, e che ogni sfruttamento del luogo naturale e sociale comporta come risultato non soltanto l’imbestialimento dell’uomo ma la sua stessa distruzione. Siamo homus sociali, siamo una grande tribù. Siamo la Comunità Umana: siamo la TERRA.
Coraggio, c’è tutta una storia che deve essere ancora scritta e raccontata poi ai nostri bambini, ragazzi, adolescenti, adulti di Domani.
E noi speriamo che ce la caviamo.