Formazione docenti sì, ma si pensi anche al reclutamento

Di Lalla
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red – I comunicati a commento del testo sulla formazione iniziale spostano l’attenzione sul nodo ancora da sciogliere sul reclutamento dei docenti formati con le nuove regole.

red – I comunicati a commento del testo sulla formazione iniziale spostano l’attenzione sul nodo ancora da sciogliere sul reclutamento dei docenti formati con le nuove regole.

UIL Scuola – Di Menna: Bene la formazione ma attenzione a non creare nuovo precariato. Ora il decreto sul reclutamento Le basse retribuzioni, il carico burocratico, il precariato rimangono le questioni critiche del nostro sistema

Quello presentato dal ministro Gelmini – commenta Massimo Di Menna – è un impianto sulla formazione iniziale, condivisibile.

Ci sono tre tasselli positivi:

– mantiene l’impianto nazionale della formazione di tutti gli insegnanti d’Italia

– prevede che alla formazione iniziale degli insegnati concorrano sia l’università
che l’esperienza concreta di insegnamento nelle scuole

– la programmazione degli accessi

Esprimiamo preoccupazione – continua il segretario della Uil Scuola – per la fase transitoria. Non è affrontato con concretezza il periodo ‘di passaggio’ che riguarderà i prossimi anni, considerati i tempi necessari per i primi ‘nuovi laureati’.

C’è da aggiungere poi che, in quelle province, per le discipline dove sono esaurite le graduatorie permanenti dei precari, vanno subito banditi i concorsi. Altrimenti, è evidente, si sta già formando nuovo precariato che matura legittime aspettative.

Per la qualità della scuola, occorrono da subito interventi straordinari, a sostegno della scuola statale quella frequentata dal 93% degli studenti italiani e puntare sugli insegnanti, vera risorsa professionale, con un piano di incrementi retributivi, riconoscimento del merito così come hanno fatto molti paesi europei.

Le basse retribuzioni, il carico burocratico, molte volte inutile – ricorda Di Menna – scaricato sulle spalle di chi a scuola lavora ogni giorno, il precariato, sono le questioni critiche del nostro sistema da affrontare da subito. Sono quegli insegnanti che, in classe, danno l’anima per i loro studenti, a garantire il buon funzionamento del nostro sistema, senza il doveroso riconoscimento.

In questo contesto, la Uil ripropone che, nei prossimi giorni, a nomine completate, ci sia il confronto ministro-sindacati per affrontare l’emergenza precariato, a partire dalla tutela retributiva e professionale di quanti non vedono riconfermato l’incarico con la messa a punto e l’attuazione delle intese tra Miur e Regioni. L’urgenza di oggi – puntualizza il segretario della Uil scuola – è quella dei
precari senza incarico rinnovato.

Occorre comunque affrontare nel suo insieme la questione del personale precario e prevedere politiche che favoriscano la stabilità e la continuità didattica: immissioni in ruolo, incarichi pluriennali, stabilità delle graduatorie, bandi di concorso per la copertura dei posti dove le graduatorie sono esaurite.

Il decreto illustrato oggi definisce le modalità per la formazione degli insegnanti, diviene ora urgente – conclude Di Menna – l’emanazione del decreto per garantire le modalità di reclutamento, che, per la Uil Scuola, devono essere di tipo concorsuale.

Bastico (PD): "Atteggiamento Gelmini anticostituzionale" "Le sue scelte aumentano il precariato"

"Un atteggiamento profondamente antiistituzionale quello del ministro Gelmini: il Governo è chiamato a risolvere i problemi dell’oggi, indipendentemente dalle cause che li hanno determinati". Lo dichiara la senatrice del Pd Mariangela Bastico che precisa: " E’ vero che il precariato non nasce oggi, ma il Governo non fa nulla per risolverlo, anzi lo sta aggravando; ed è assai curioso che il Ministro evochi il passato come l’età del male, dimenticando che nella seconda Repubblica per la maggioranza degli anni ha governato Berlusconi".

Bastico fa poi presente che "le nuove modalità di formazione che il Ministro ha illustrato oggi in Conferenza stampa, costituiscono un ulteriore aggravamento del precariato. Infatti, la strada maestra è e rimane quella della stabilizzazione dei 150 mila precari in tre anni come previsto dalla Finanziaria 2007.

Inoltre, è necessario riattivare i concorsi per le graduatorie esaurite e definire le nuove norme per la formazione iniziale dei docenti collegandole con le modalità di reclutamento".

"E’ proprio quello – sottolinea la parlamentare del Pd – che il Ministro non ha fatto, stabilendo che occorrono una laurea quinquennale e un anno di tirocinio per insegnare; e come saranno assunti i docenti? Il Ministro apre una autostrada per un nuovo precariato

ADIDA: E’ in arrivo la nuova corsa ad ostacoli per i futuri insegnanti della scuola pubblica italiana

È in arrivo la nuova corsa agli ostacoli per i futuri insegnanti della scuola pubblica italiana.

I test preselettivi previsti per l’accesso al Tirocinio Formativo Attivo (TFA) sono degni di lode per chi ovviamente è un’enciclopedia vivente! Nell’era Gelmini, non propriamente in linea con quanto auspicato dagli attuali modelli formativi della didattica, il diritto alla formazione per gli insegnanti in servizio viene subordinato non alla qualità del servizio prestato ma al puro nozionismo. Quiz, che non sono volti ad appurare le effettive conoscenze dei candidati, serviranno a falcidiare migliaia di insegnanti precari, impedendogli di sostenere un serio esame abilitante per proseguire nella propria carriera.

Dietro l’intento di voler creare un corpo docente di qualità è ben manifesta la volontà di operare ulteriori tagli con mezzi diversi. Anni di servizio equivalgono a punteggi minimi e residuali superati invece dal riconoscimento di titoli acquisiti in ambiti completamente estranei alla scuola.

Mentre nel giro di un paio d’anni le lauree di questi professionisti saranno invalidate addirittura per poter accedere a sostenere tali prove preselettive.

Si invitano coloro che hanno progettato questa selezione a sottoporsi ad una verifica delle loro conoscenze e competenze, ideata però questa volta, da chi ha operato “sul campo” e ha acquisito bene la conoscenza del significato del “saper fare”. Si ritiene, infatti, che se un docente debba essere preparato non di meno debba esserlo un Ministro o un suo consigliere che comunque ha maggiori responsabilità.

Tutti i docenti danneggiati da questo sconsiderato provvedimento potranno rivalersi in sede legale aderendo ai ricorsi amministrativi presto in atto.

DISAL Formazione insegnanti: valorizzare appieno la scuola reale e avviare un nuovo reclutamento

La notizia delle firma di oggi del futuro Regolamento per la nuova formazione degli insegnanti contiene nella sostanza interessanti novità, non solo per i giovani laureati costretti al limbo dopo la fine delle SSIS, ma anche per il mondo della scuola che attende il superamento delle cause che hanno permesso in questi anni il pesante fenomeno del precariato. Speriamo in tempi più brevi degli anni trascorsi.

La scuola invecchia e da anni aspetta non solo una migliore formazione, ma soprattutto una nuova forma di reclutamento che esca dal dominio delle graduatorie dello Stato centralizzato, dai caroselli infiniti e dall’anonimato della verifica delle competenze.

DiSAL, che ha presentato al Ministro ed alle Commissioni Parlamentari le proprie proposte, valuta positivamente: l’ampliamento a tutte le istituzioni scolastiche e formative delle sedi di tirocinio; alcune semplificazioni della fase transitoria; la valorizzazione in questa delle esperienze professionali; l’aumento del periodo di tirocinio attivo rispetto alle prime proposte.

"Riservandoci una valutazione sul testo ufficiale – ha detto Roberto Pellegatta, presidente di DiSAL – ci sembra che si debba mettere con più decisione al centro la scuola reale".

In particolare per DiSAL occorre: l’ampliamento ad un anno intero effettivo dell’esperienza guidata e valutata di insegnamento (475 ore sono meno di un quadrimestre), come era nella prima proposta del ministro Moratti; il peso decisivo della valutazione del dirigente scolastico e dei docenti senior della scuola sede del tirocinio; un peso significativo delle scuole nella programmazione e gestione
dei futuri corsi di formazione; l’introduzione di attività di ricerca e riflessioni critica sulle esperienze, a fianco delle discipline necessarie che non debbono più essere le ripetizioni di quelle della laurea magistrale.

Ad insegnare si impara insegnando ed attraverso una riflessione critica e sistematica sull’esperienza.

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