Formazione del carattere e modelli educativi forti per una scuola buona. Lettera

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Fernando Mazzeo – La persona, in genere, si qualifica secondo i valori che essa scopre e realizza. Il carattere costituisce, invece, l’originalità di tutta la persona determinata dalle caratteristiche fisiche e dai condizionamenti ambientali.

Abitualmente il carattere, come il temperamento, si trasforma nel corso della nostra vita sotto l’influenza del contesto sociale di appartenenza.

Le circostanze della vita esercitano un’influenza sul nostro carattere. Esperienze positive o negative condizionano il comportamento e contribuiscono alla realizzazione di sé. La formazione del carattere avviene, pertanto, tra due mondi a volte in contrasto tra di loro: il mondo esterno costituito dalle persone, dalle leggi, dalle tradizioni ecc. e il mondo interno costituito dal proprio io, dai propri sentimenti, pensieri, desideri ecc. Poiché l’ambiente esterno è in continuo cambiamento, la persona è obbligata ad effettuare sempre nuovi adattamenti che, spesso, creano disagio e mettono in crisi quei valori che sostengono e orientano la vita degli uomini: l’ amore nella famiglia, il senso del dovere, la lo studio, la scuola, la ricerca del bene e della verità ecc.

Bisogna dire che mentre la società preindustriale e industriale conosceva una reale omogeneità di valori di base, la società postindustriale o società del benessere, si sta gradualmente sgretolando, sta perdendo la sua omogeneità e i suoi punti di riferimento. Spesso, si sente dire che il mondo corre veloce, che i bisogni aumentano in continuazione, che i valori dominanti sono soltanto quelli del denaro, del piacere, del potere, del successo e che non c’è più tolleranza, rispetto e sincera comprensione della personalità altrui. I ragazzi, oggi, sono sempre meno pazienti, meno sinceri, meno umili, meno buoni, meno rispettosi delle norme, sempre più insofferenti a qualsiasi tipo di disciplina. Questi sentimenti diffusi attestano, in sostanza, una grande e amara verità: un alto livello di benessere e di soddisfazione dei bisogni materiali, non è affatto garanzia di civiltà, ricerca di cose più alte, certezza, riconoscimento e condivisione dei valori morali. La sfida che la situazione attuale impone è, dunque, quella di aprire gli occhi sulle contraddizioni del mondo contemporaneo, sulla complessità della natura umana e sul mistero che avvolge la sua esistenza.

Per ben orientare tendenze, attitudini, gesti, reazioni, abitudini, valori, principi – tutti elementi del carattere – occorre iniziare a liberare l’uomo da ogni forma di alienazione e convincersi della priorità dell’etica sulla tecnica, della superiorità dello spirito sulla materia, dell’essere sull’avere. In un mondo cresciuto male, a dismisura e troppo in fretta, occorre ritornare all’essenziale, cioè all’uomo stesso. I criteri di azione educativa e i metodi di applicazione pratica per non distruggere, ma elevare ciò che di buono e nobile è nella persona, non possono ignorare la ricchezza formativa delle virtù e gli indirizzi educativi di Francesco d’Assisi e Giovanni Bosco, ovvero, quello che in pedagogia potremmo definire il metodo della fraternità e il metodo dell’amorevolezza.

Apparentemente non si trova nel pensiero e nell’azione di san Francesco un sistema ben definito di educazione; vi si trovano, invece, un clima adatto a conquistare la fiducia del soggetto, vi si trovano le condizioni indispensabili per svolgere convenientemente un’azione educativa: tatto, sensibilità, pazienza, perseveranza, calma, disposizione ad ascoltare, spirito di osservazione ecc. In san Francesco non vi sono mai facili trapassi dalla gioia al pianto, dalla calma all’ira, dall’allegria alla tristezza. Il suo carattere è dominato da una calma stabile e da un ordine profondo, incarna l’ideale della mitezza e della semplicità che è la risultante di un’anima perfettamente equilibrata e di una persona non agitata dalle umane vicende. Il segreto dello

stile educativo di san Francesco sta nella grande intuizione di ridurre l’autorità a un servizio e far sì che il comando non sia nient’altro che un atto di amore. Con questo spirito e con questo metodo san Francesco ha educato caratteri opposti e formidabili, come santa Chiara e frate Elia.

Alla pedagogia della fraternità di san Francesco fa riscontro la pedagogia dell’amorevolezza di don Bosco. La fonte del suo sistema educativo è la carità che si traduce in amorevolezza. Questa amorevolezza sta alla base della formazione del carattere perché trasforma il rapporto educativo in rapporto filiale e fraterno e l’ambiente di educazione in una famiglia. Tutti i problemi educativi sono risolti da don Bosco alla luce della sua pedagogia del cuore. In pratica, l’amore educativo è una caratteristica del carattere stesso di don Bosco. Egli ricordava come il bisogno di cuore e familiarità fosse una delle esigenze giovanili da lui più fortemente sentite, fino a soffrirne e a piangere. Ricordava il periodo della sua adolescenza in cui si rammaricava di non poter contrarre con i suoi educatori alcuna familiarità, e aggiungeva: “Se io fossi prete, vorrei fare diversamente; vorrei avvicinarmi ai fanciulli, vorrei dir loro delle buone parole, dare dei buoni consigli”. L

‘elemento essenziale del sistema educativo di don Bosco è, infatti, quello di farsi amare e non farsi temere. Egli non omette mai di raccomandare i modi affabili e, in certi casi, anche la tolleranza nell’esigere obbedienza. Infatti, è in un clima di amorosa, visibile e umana dedizione che si formano i caratteri più forti. In alcuni suoi appunti don Bosco scrive: “Mostratevi sempre loro affezionati”.

In una cultura ormai svuotata dai suoi valori essenziali possiamo dire che quello che più manca, perché i ragazzi imparino ad affrontare con serenità le difficoltà della vita, a vedere l’amore in quelle cose che naturalmente piacciono poco, è un’azione d’insieme (forze culturali, educative, sociali, familiari, politiche, religiose) che riesca a coniugare le esigenze del cuore con le esigenze della ragione.

Per concludere, i cambiamenti culturali del nostro tempo non aiutano affatto i giovani a percepire le responsabilità delle proprie azioni, a vivere in un’atmosfera di serenità e fiducia reciproca, a seguire e rispettare le più comuni norme di carattere etico. La formazione del carattere passa, soprattutto, attraverso la capacità di essere regola a se stesso, attraverso la gioia dei piccoli gesti, attraverso la certezza di incontrare sempre volti familiari: le cose belle si impara a vederle soltanto con gli occhi del cuore.

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