Fondi UE 2021-2027: ritardi nei pagamenti e rischio di disimpegno, coinvolti anche i finanziamenti alla scuola. Pesa concomitanza con PNRR

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L’Italia fatica a utilizzare le risorse europee del ciclo di programmazione 2021-2027. Secondo il bilancio della Ragioneria dello Stato, alla fine del 2024 i pagamenti effettivi si attestavano a 3,4 miliardi di euro, pari solo al 4,59% dei 74,9 miliardi disponibili (di cui 42,7 miliardi di contributo UE). Pesa anche la concomitanza con il PNRR.

Sebbene le risorse impegnate siano aumentate dal 10,7% di giugno al 16,8% di dicembre, i progressi restano minimi. La verifica intermedia del 2025 sarà cruciale, perché l’Italia dovrà accelerare la spesa per evitare il disimpegno automatico dei fondi non utilizzati.

Il peso della sovrapposizione con il PNRR

Come riportato sul Sole 24 Ore, uno dei principali ostacoli all’avanzamento della spesa è la contemporaneità con il PNRR, che ha una scadenza più ravvicinata (2026) e ha catalizzato la maggior parte dell’attenzione amministrativa.

Il ministro per gli Affari europei, Tommaso Foti, ha riconosciuto il problema, affermando che molte amministrazioni danno priorità al PNRR rispetto ai fondi di coesione. “In questa fase – spiega, infatti, il ministro – essendoci una scansione diversa rispetto alle scadenze del Pnrr, è probabile che si faccia anche una scelta, da parte dei soggetti attuatori che dovessero avere una contemporaneità di interventi, di dare una priorità al Pnrr rispetto alla coesione”. Inoltre, si teme che la prossima riprogrammazione del PNRR possa portare a ulteriori ritardi nei fondi UE, con la possibilità che alcuni progetti in ritardo vengano dirottati sui fondi di coesione.

I programmi nazionali in stallo

Tra i 48 programmi finanziati dai fondi UE, quelli gestiti direttamente dai ministeri mostrano le performance peggiori. Su 11 programmi nazionali, i pagamenti sono fermi al 2,5%, e in sette casi restano sotto l’1%. Tra questi:

  • Scuola e competenze;
  • Salute;
  • Inclusione e lotta alla povertà;
  • Giovani, donne e lavoro;
  • Sicurezza e legalità;
  • Cultura;
  • Just transition fund (che contiene gli interventi per le aree di Taranto e Sulcis Iglesiente).

Le Regioni più in difficoltà

La distribuzione territoriale dei fondi mostra un divario significativo:

  • Le Regioni meno sviluppate (Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia) hanno un avanzamento della spesa fermo al 2,85%;
  • Le Regioni in transizione (Abruzzo, Marche, Umbria) raggiungono il 4,3%;
  • Le Regioni più sviluppate del Centro-Nord si attestano al 10%.

Anche il Fondo Sviluppo e Coesione in ritardo

Anche il Fondo Sviluppo e Coesione (FSC), lo strumento nazionale per ridurre i divari territoriali, procede a rilento. Dei 73,5 miliardi disponibili, solo 26,2 miliardi sono stati assegnati alle amministrazioni. Gli impegni raggiungono appena il 18%, mentre i pagamenti effettivi si fermano al 2,8%.

Un’accelerazione necessaria

Con il 2025 ormai iniziato, l’Italia dovrà raddoppiare i pagamenti in un solo anno rispetto a quanto fatto nei primi quattro anni di programmazione. Il rischio concreto è quello di perdere fondi per mancanza di capacità amministrativa, in un momento in cui le risorse europee potrebbero essere cruciali per la crescita economica del Paese.

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