Rientro a scuola, ipotesi differenze tra alunni vaccinati e non. Floridia e Sasso contrari: “In presenza per tutti. No a discriminazioni, sì a mascherine Ffp2”

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“Non si può pensare di discriminare i bambini, prevedendo per alcuni la dad e per altri la frequenza in presenza. Si continui ad investire risorse per la sicurezza, anzi si aumentino le risorse per la scuola, e si migliori il protocollo affinché sia più efficace. Ma le scuole devono restare aperte!”.

Lo scrive sulla sua pagina Facebook la sottosegretaria all’Istruzione, Barbara Floridia.

Fanno discutere le nuove norme sulla quarantena proposte dalle Regioni. Visto l’avvio della campagna vaccinale 5-11 anche per le scuole elementari e la prima media – così come già succede per quelle successive – la proposta è di prevedere, nel caso di due studenti risultati positivi in una classe, solo l’auto-sorveglianza (5 giorni) per i ragazzi vaccinati e la quarantena di 10 giorni con Dad (quest’ultimo caso laddove previsto) e test al termine dell’isolamento per i non vaccinati. Nelle scuole dell’infanzia resterebbe la quarantena di dieci giorni per tutti con tampone con un solo caso positivo.

La scuola è il luogo dove si insegna l’inclusione e la non discriminazione: lasciare alcuni studenti a svolgere didattica in presenza e altri in dad perché non vaccinati sarebbe davvero grave, oltre che particolarmente difficile da attuare da un punto di vista didattico-organizzativo. La sottosegretaria Floridia ha perfettamente ragione: si deve lavorare per aumentare ulteriormente la sicurezza nelle scuole, si devono stanziare più risorse e definire nuovi protocolli per la gestione delle quarantene. Questa è l’unica strada percorribile per fare in modo che le scuole restino aperte e più volte ci siamo espressi in Parlamento in tal senso: altre scorciatoie per noi non sono contemplabili”, dichiarano le deputate e i deputati del MoVimento 5 Stelle in commissione Cultura.

Dissenso anche dalla segretaria della Cisl Scuola, Maddalena Gissi: “Ricordo con molta preoccupazione l’esperienza delle lezioni organizzate in parte in presenza e in parte a distanza. Un modello organizzativo che non ha mai garantito la qualità della proposta formativa. Chi segue in classe ha bisogno di tutta l’attenzione dell’insegnante. Chi invece è in Ddi ha tempi diversi e necessita di proposte più essenziali. Non si possono bloccare i bambini o gli studenti in quarantena per 5 ore davanti al pc“.

Abbiamo firmato un contratto integrativo sulla Ddi – sottolinea la segretaria – proprio per garantire la gestione ottimale dei tempi e della condivisione delle scelte. È sicuramente difficile individuare una soluzione generalizzabile ma nessuno si sottrarrà. Se c’è un aspetto discriminante che farà più male agli alunni e alle famiglie è l’essere considerati diversi in un percorso formativo che rischia l’iniquità. I vaccinati responsabili non si sentiranno gratificati, gli altri non saranno comunque felici per l’isolamento. Occorre poi considerare che i dirigenti scolastici, per motivi di privacy, non hanno la possibilità di conoscere lo status vaccinale degli alunni”.

Chiediamo ancora una volta e con forza alle Istituzioni”, afferma la presidente di Articolo 26 Chiara Iannarelli “che gli sforzi per la scuola non si limitino a provvedimenti poco lungimiranti o che vedano nella sola campagna vaccinale l’unica via di uscita da una crisi così complessa, e che, dopo due anni, si provveda ad interventi su areazione controllata (raccomandata anche dall’Oms), tracciamenti e reperimento di spazi nuovi e turnazioni, garantendo il diritto all’istruzione e il benessere dei più piccoli ed il sostegno a tutte le famiglie: obiettivi che devono sempre essere il riferimento prioritario delle scelte della politica”.

Sasso: scuola in presenza diritto sacrosanto

Preservare la didattica in presenza per i nostri studenti è sempre stata una priorità dell’attuale Governo. Un principio sacrosanto a cui dobbiamo tener fede anche per la seconda parte dell’anno scolastico“, così su Facebook il sottosegretario all’istruzione Rossano Sasso.

La campagna di vaccinazione per i più piccoli è appena partita e inasprire i protocolli su contagi e quarantene ci esporrebbe al rischio di eccessive penalizzazioni“, sottolinea.

“Non possiamo permetterci di relegare in Dad milioni di studenti, creando enormi difficoltà alle mamme e ai papà e sovraccaricando il lavoro già complesso di insegnanti e dirigenti scolastici. Come andiamo dicendo da tempo, bisogna innalzare i livelli di sicurezza delle nostre scuole con dispositivi di aerazione e ventilazione, mascherine Ffp2 e un rafforzamento dei sistemi di tracciamento. La risposta non può essere quella di sacrificare il diritto all’istruzione di milioni di studenti. Su questo siamo pronti a far sentire forte la nostra voce“.

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