Fioramonti: “Chiudere le scuole è un fallimento sociale, culturale ed economico”

L’ex ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, su Facebook, scrive riguardo la paventata chiusura delle scuole per contenere i contagi da Covid-19
“Chiudere le scuole è un fallimento non solo sociale e culturale, ma anche economico. Non dobbiamo mai dimenticarlo. Altri paesi europei, che sono già in lockdown generalizzato, tengono le scuole aperte. Noi in Italia, che le abbiamo chiuse prima e per più tempo in primavera e non siamo ancora ufficialmente in lockdown, le stiamo chiudendo un po’ ovunque, cominciando dalle scuole superiori e andando ad incidere, giorno dopo giorno, anche su quelle medie e primarie (a cominciare da alcune regioni)”, scrive Fioramonti.
“Chiudere la Scuola vuol dire rinunciare all’istituzione più importante e produttiva del Paese, anche se molti politici (che, in campagna elettorale, si fanno belli sottolineando l’importanza dell’Istruzione) in realtà non ne comprendono il valore. Ed è per questo che, in Consiglio dei Ministri, qualcuno possa uscirsene con una frase del tipo “cosa vuoi che sia mai qualche mese di chiusura”, come riportato nell’articolo in calce di Annalisa Cuzzocrea, senza essere sbeffeggiato dai colleghi di governo”, aggiunge.
“Chiudere la Scuola vuol dire condannarci ad una “decrescita” perenne, non di qualche trimestre, come avviene con le contrazioni del PIL. Si tratta di una decrescita culturale che incide pesantemente sulla giustizia sociale (la scuola è per tanti studenti l’unica opportunità di riscatto) e sulla capacità di innovazione, che è oggi la vera risorsa chiave per lo sviluppo economico”, continua.
“Abbiamo una chance e si chiama Legge di Bilancio. Potrebbe essere l’ultimo intervento finanziario ancora possibile prima che i parametri contabili ritornino a dettare legge e, con un debito oltre il 160% del PIL ed un deficit fuori controllo, ci impongano una nuova stagione di tagli. Facciamo lì quegli interventi in spesa corrente che sono ormai ineludibili, soprattutto sugli organici di insegnanti e di amministrativi. Perché senza risorse umane formate e motivate, la Scuola non sarà in grado di sviluppare le progettualità necessarie per intercettare i finanziamenti che potrebbero essere messi a disposizione a livello europeo”, conclude l’ex ministro.