Filosofia negli istituti tecnici, si attende la riforma annunciata da Bianchi: c’è chi dice sì ma i contrari non sono pochi
I temi sul tavolo del Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi saranno tanti nelle prossime settimane. Da qui all’estate, pandemia permettendo, potrebbero aversi numerose novità. Fra queste, quella riforma annunciata lo scorso settembre dal numero uno di Viale Trastevere di inserire la filosofia negli istituti tecnici.
In effetti, a distanza di molti mesi, la domanda è: “Che fine ha fatto questa riforma?” Non si conosce molto sulla questione. Bianchi parte dal presupposto che si sta “lavorando con il piano nazionale di rilancio per ridefinire per i ragazzi la capacità di non esser solo data scientist, ma anche utilizzatori di data”. Ciò significa, nell’ottica del professore ferrarese, di “portare la filosofia negli istituti tecnici”.
Da un lato l’idea piace ai filosofi stessi, o meglio una parte di loro, come il Gruppo Filosofia Futura, che chiede proprio di poter valorizzare la filosofia all’interno delle scuole. “L’introduzione dello studio della filosofia negli istituti tecnici, ci si augurerebbe accompagnato a questo punto da un potenziamento della stessa al biennio degli indirizzi liceali, appare come la soluzione ai problemi attuali, non solo del mondo del lavoro, quanto piuttosto a problemi generali di ordine sociale: stimolare la creatività, educare al pensiero critico e autonomo (individuale) in un’epoca dove vige spersonalizzazione e “pensiero piatto”, possono essere premesse basilari per un cambio di direzione e un rilancio del Paese”.
Uno degli aspetti principali della questione è il concreto adattamento della filosofia negli istituti tecnici. Un’idea arriva dallo stesso gruppo di filosofi: “è cosa chiara che la disciplina andrebbe ad essere trattata in una maniera abbastanza differente da quanto avviene nei licei, ove vi è un’attenzione particolare alle fonti, ma declinata alle esigenze dell’indirizzo: probabilmente meno autori e una trattazione per temi come avviene in Francia. Si potrebbe partire da un tema come ad esempio quello della libertà e da questo discuterne limiti e problematiche, dotandosi della profondità della riflessione filosofica per affrontare le questioni. Si parla frequentemente di problem solving e di imparare ad imparare come competenze chiave per affrontare le sfide d’oggi. Quale disciplina, meglio della Filosofia, potrebbe sviluppare queste competenze?”
Tuttavia, non tutti sembrano d’accordo con la proposta del Ministero. Fra questi, Massimo Cacciari: per l’ex sindaco di Venezia non si tratta di una proposta positiva :”E’ ridicola. E’ una proposta fuori da ogni contesto Sembra una di quelle tante uscite che di tanto in tanto finiscono sui giornali come il cambio degli esami di maturità. Serve ripensare l’insieme dell’ordinamento”.
Per Cacciari, infatti, la questione va osservata da una prospettiva più ampia: “Se vogliono inserirla lo facciano pure, ma non è un’ora o un’ora e mezza di filosofia che cambia la scuola”.
A tal proposito, nei giorni successivi alle parole di Patrizio Bianchi, Orizzonte Scuola ha lanciato un sondaggio per comprendere l’orientamento degli utenti: per il52,29% sarebbe molto utile introdurre la filosofia negli istituti tecnici, mentre i contrari a questa riforma sono stati il 47,71% del totale, che ritiene invece maggiormente importante potenziare le attuali discipline degli indirizzi tecnici della scuola italiana.