Fidarsi dei giovani e sperare nel loro futuro: un libro sulla passione dell’educare

Il libro “E vedremo cose meravigliose” di Johnny Dotti e Mario Aldegani, edito da Paoline, affronta il tema dell’educazione, cercando di riportarla alla sua funzione principale: far crescere nella libertà. Gli autori, un pedagogista e un sacerdote, offrono idee ed esperienze per ispirare genitori e insegnanti a fidarsi dei giovani e a sperare nel loro futuro.
L’educazione è spesso confusa con l’informazione, l’istruzione e l’apprendimento, portando a una crisi in cui la crescita è vista solo come sviluppo tecnico-scientifico e specializzazione. Nel libro, gli autori descrivono questo smarrimento e suggeriscono dieci azioni espresse con verbi all’infinito per riportare l’educazione alla sua funzione principale.
Johnny Dotti, in un’intervista – riportata da Vatican News – sottolinea che l’educazione è accompagnare i giovani nella crescita verso la libertà e la responsabilità, diventando autori della propria vita. Citando Don Milani, Dotti evidenzia l’importanza di custodire il mistero del figlio e di educare non solo l’intelletto, ma anche il corpo e lo spirito.
Il libro sostiene che educazione e libertà sono strettamente connesse, ma attualmente questo legame è fragile. La scuola, secondo gli autori, non aiuta i ragazzi a diventare liberi, poiché si concentra sul funzionamento e sulla specializzazione, piuttosto che sul valore del senso della vita.
Gli autori sperano che il libro possa riaccendere la passione per l’educazione, che considerano una pedagogia della speranza. Educare è immaginare che, attraverso l’educatore, qualcun altro possa essere accompagnato a venire al mondo.
Il libro propone dieci azioni chiave per l’educazione: ascoltare, benedire, custodire, condividere, generare, lasciar andare, pensare, raccontare, emancipare e imparare. Tra queste, “lasciar andare” è vista come la più carente oggi, simboleggiando la fiducia nei giovani.
La scuola deve affrontare nuove sfide come l’Intelligenza Artificiale, ma senza dimenticare che l’uomo è più della sola intelligenza analitica. Gli autori suggeriscono di sviluppare anche altri tipi di intelligenza e di ricordare l’importanza del corpo e dello spirito nell’educazione.
Gli autori evidenziano che istruzione non equivale a pensiero critico. Il pensiero deve essere connesso alle esperienze. Inoltre, l’educazione deve essere una relazione comunitaria, non individuale. La visione personalista afferma che siamo persone e non individui, e l’educazione necessita di comunità e condivisione esistenziale.
Nonostante le difficoltà, gli autori credono che un singolo insegnante possa ispirare cambiamenti significativi. Anche iniziative piccole possono portare a esperienze istituenti che trasformano le istituzioni, ribadendo che l’educazione è un percorso di senso e speranza.
“E vedremo cose meravigliose” offre una riflessione profonda e provocatoria sull’educazione, invitando a riscoprire la bellezza di crescere nella libertà e nella fiducia reciproca.