Festa 1° Maggio, Calderone: “Inversione di rotta sugli stipendi, nessuna rivolta dopo l’addio al Reddito di cittadinanza”

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Nel corso di un’intervista a “Il Giornale”, la ministra del Lavoro Marina Calderone ha affrontato il tema degli stipendi in Italia, rispondendo all’appello del presidente della Repubblica Sergio Mattarella sui salari.

Calderone ha sottolineato come i salari italiani crescano meno della media europea da oltre vent’anni, un limite strutturale che il Paese si porta dietro dal 2001. Tuttavia, la ministra ha evidenziato una prima inversione di rotta nell’ultimo anno, confermata anche dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. I rinnovi contrattuali già chiusi, secondo Calderone, dimostrano la capacità di aumentare i salari e vanno sostenuti attraverso una buona contrattazione, anche decentrata. La vera sfida, ha aggiunto, resta la produttività, sostenuta anche dalla detassazione dei premi, che coinvolge circa 3 milioni di lavoratori con un incremento medio di 1.500 euro annui.

Reddito di cittadinanza: “Fallito nella missione lavoro, nessuna rivolta sociale”

Infine, Calderone ha affrontato il tema del reddito di cittadinanza, abolito dal governo. Secondo la ministra, la misura ha fallito nel suo obiettivo principale, ovvero accompagnare i beneficiari verso il lavoro. I dati, ha spiegato, dimostrano che dopo la sua abolizione sono stati creati un milione di posti di lavoro in più in due anni. Al contempo, i soggetti più fragili sono stati tutelati con l’assegno di inclusione, che secondo Calderone “vale anche di più del reddito di cittadinanza”. La ministra ha infine sottolineato come, contrariamente a quanto temuto da alcuni, non si sia verificata alcuna rivolta sociale dopo la riforma.

Reddito di cittadinanza e assegno di inclusione: confronto tra due modelli di welfare

Il passaggio dal reddito di cittadinanza all’assegno di inclusione rappresenta una delle trasformazioni più significative nelle recenti politiche sociali.

Il reddito di cittadinanza, introdotto con l’obiettivo di contrastare la povertà e favorire l’inserimento lavorativo dei beneficiari, si è scontrato con numerose criticità, soprattutto nella sua capacità di accompagnare concretamente le persone verso il lavoro. I dati raccolti negli anni di applicazione hanno evidenziato come la misura abbia avuto un impatto limitato sull’occupazione, mentre ha svolto un ruolo importante come sostegno al reddito per le fasce più deboli della popolazione.

L’assegno di inclusione, che ha sostituito il reddito di cittadinanza, punta a una maggiore selettività e a un rafforzamento dei percorsi di inclusione sociale e lavorativa, con l’intento di garantire un supporto più mirato ai soggetti fragili e di incentivare l’attivazione lavorativa.

Il confronto tra le due misure resta al centro del dibattito pubblico, tra chi sottolinea la necessità di strumenti universali di contrasto alla povertà e chi invece chiede politiche più orientate all’inserimento lavorativo e alla responsabilizzazione dei beneficiari.

Impatto sociale delle riforme sul welfare: reazioni e rischi di esclusione

Le riforme in materia di welfare hanno inevitabilmente generato reazioni e discussioni all’interno della società italiana. L’abolizione del reddito di cittadinanza e l’introduzione dell’assegno di inclusione sono state accompagnate da timori legati al rischio di esclusione sociale per le categorie più vulnerabili. Tuttavia, secondo i dati forniti dal governo, non si sono registrate tensioni sociali di rilievo, anche grazie all’introduzione di misure di accompagnamento e di protezione per i soggetti più fragili.

Resta però centrale il tema della tenuta sociale: ogni riforma del welfare deve infatti bilanciare l’esigenza di sostenibilità economica con la necessità di garantire diritti e dignità alle persone in difficoltà. Le reazioni della società civile, dei sindacati e delle associazioni di categoria testimoniano quanto sia delicato il rapporto tra politiche di inclusione e percezione di sicurezza sociale.

Il rischio di esclusione, soprattutto per chi si trova ai margini del mercato del lavoro o vive in condizioni di disagio, impone una costante attenzione all’efficacia delle misure adottate e alla loro capacità di rispondere ai bisogni reali della popolazione.

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