“Fare sport migliora il rendimento scolastico”. La ricerca del Bambino Gesù di Roma

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Sport e studio, binomio possibile. Secondo gli esperti dell’Istituto per la salute dell’infanzia e dell’adolescenza dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, “alcuni studi dimostrano addirittura un miglioramento del rendimento scolastico in relazione all’aumento dell’attività sportiva”.

L’approfondimento dei pediatri è stato pubblicato nell’ultimo magazine di ‘A scuola di salute – Il ruolo dello sport in età pediatrica’ pubblicato oggi.

Una grande preoccupazione delle famiglie riguarda l’attività sportiva praticata dai figli e la possibilità di conciliarla con gli studi e con buoni rendimenti scolastici.

Gli esperti del Bambino Gesù spazzano via ogni dubbio: “Non solo lo sport non rappresenta un ostacolo al percorso scolastico, ma contribuisce a supportarlo. Aiuta lo sviluppo cognitivo, sociale e affettivo dei giovani e favorisce un maggior livello di attenzione e un minore assenteismo a livello scolastico. I giovani atleti – concludono – hanno anche in genere una maggiore autostima rispetto ai coetanei sedentari”.

A ciascuno il suo

A quale età si può iniziare l’attività sportiva? Presto, ma valutando la maturità fisica ed emotiva di ogni bambino. Gli esperti del Bambino Gesù raccomandano attività differenziate e sport di squadra in base alle fasce d’età. Tra i 6 e gli 8 anni è bene iniziare con attività individuali come il nuoto o la ginnastica; tra gli 8 e i 13 anni si possono praticare sport di squadra come il calcio, il rugby e la pallacanestro e anche discipline che richiedono coordinazione come tennis e judo. Attenzione alla certificazione sportiva richiesta dalla legge sia per l’attività agonistica che non agonistica che può essere rilasciata solo da specifiche figure professionali.

Sport per tutti

È comprensibile che i genitori di ragazzi con disabilità o affetti da alcune patologie tendano a scoraggiare l’attività sportiva dei figli per non esporli a possibili rischi. Ma come per i ragazzi sani, avvertono gli esperti dell’Istituto per la salute dell’infanzia e dell’adolescenza del Bambino Gesù, tutti i vantaggi derivati dallo sport valgono anche per i ragazzi con disabilità, migliorando la loro qualità di vita. Lo sport, inoltre, rafforza l’autostima e l’autonomia e migliora la capacità relazionale e l’interazione con i coetanei. L’importante è scegliere lo sport più adatto ed effettuare sempre una valutazione cardiovascolare.

L’esercizio fisico

Via libera, quindi, all’esercizio fisico di tipo aerobico (bicicletta, corsa, pattinaggio, danza e giochi di squadra come calcio, basket, pallavolo, hockey) e al nuoto per i ragazzi con asma bronchiale: con alcune accortezze – per esempio intervalli di recupero in caso di esercizi ad alta intensità – l’attività fisica migliora i loro sintomi e riduce l’utilizzo dei farmaci e il numero dei ricoveri in ospedale.

Attività aerobica a bassa intensità e lunga durata è adatta anche ai bambini con ipertensione arteriosa, una patologia che interessa il 5% della popolazione con età compresa tra i 12 e i 19 anni. Un’ottima soluzione per loro è rappresentato dal nuoto che permette di ridurre la pressione data dal peso corporeo.

In alcuni casi lo sport è necessario per evitare ai ragazzi di aggravare le proprie patologie. E il caso dei pazienti con cardiopatie congenite che, a causa dell’atteggiamento iperprotettivo dei genitori, sono esposti al rischio di diventare bambini sedentari e di sviluppare ulteriori malattie legate alla sedentarietà. Gli studi hanno invece dimostrato che non ci sono delle vere controindicazioni alla pratica di tipo aerobico adeguando l’intensità dello sforzo. I dati non sono ancora univoci sulla possibilità di far loro praticare attività anaerobiche (arrampicata, salto, ginnastica) o a intensità elevata.

Fondamentale è l’attività fisica per i ragazzi con obesità che hanno necessità di cambiare abitudini alimentari e stili di vita sedentari per affrontare una patologia che colpisce oggi nel mondo circa 50 milioni di ragazze e 74 milioni di ragazzi di età compresa tra i 5 e i 19 anni. Ideale è il nuoto e anche un’attività di tipo aerobico come camminare a passo svelto e andare in bicicletta.

Scuola e sport, un binomio possibile

L’altra grande preoccupazione delle famiglie riguardo all’attività sportiva praticata dai figli è la possibilità di conciliarla con gli studi e con buoni rendimenti scolastici. Gli esperti del Bambino Gesù spazzano via ogni dubbio: non solo lo sport non rappresenta un ostacolo al percorso scolastico, ma contribuisce a supportarlo. Aiuta lo sviluppo cognitivo, sociale e affettivo dei giovani e favorisce un maggior livello di attenzione e un minore assenteismo a livello scolastico. I giovani atleti hanno anche in genere una maggiore autostima rispetto ai coetanei sedentari. E alcuni studi dimostrano addirittura un miglioramento del rendimento scolastico in relazione all’aumento dell’attività sportiva.

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