Far esplorare il proprio territorio agli studenti, come fare? Ecco un progetto “immersivo” da scaricare, per la secondaria

Lo sentiamo anche noi: la forma futura della scuola è incerta. È pieno di ambiguità, vincoli mutevoli e nuove sfide per gli studenti. Tuttavia, siamo tutti d’accordo sul fatto che l’istruzione è una pietra angolare di una società fiorente. Siamo collettivamente ispirati da una grande opportunità: se affrontiamo le esigenze contemporanee e progettiamo nuovi approcci, l’istruzione può essere davvero trasformativa. Conoscere il proprio territorio è un concedersi qualcosa in più senza escludere nient’altro. È un fare i conti con la realtà che ti circonda, è una questione di identità. Sentiamo spesso parlare dell’importanza del patrimonio culturale. Ma cos’è il patrimonio culturale? E di chi è l’eredità? Prima di tutto, diamo un’occhiata al significato delle parole. “Heritage” è una proprietà, qualcosa che viene ereditato, tramandato alle generazioni precedenti. Nel caso del “patrimonio culturale”, il patrimonio non è costituito da denaro o proprietà, ma da cultura, valori e tradizioni. Il patrimonio culturale implica un legame condiviso, la nostra appartenenza a una comunità. Rappresenta la nostra storia e la nostra identità; il nostro legame con il passato, con il nostro presente e il futuro.
Il patrimonio culturale
Il patrimonio culturale spesso richiama alla mente manufatti (dipinti, disegni, stampe, mosaici, sculture), monumenti ed edifici storici, nonché siti archeologici. Ma il concetto di patrimonio culturale è ancora più ampio di questo, ed è gradualmente cresciuto fino a includere tutte le prove della creatività e dell’espressione umana: fotografie, documenti, libri e manoscritti, e strumenti, ecc. sia come singoli oggetti che come raccolte. Oggi, anche le città, il patrimonio sottomarino e l’ambiente naturale sono considerati parte del patrimonio culturale poiché le comunità si identificano con il paesaggio naturale.
Inoltre, il patrimonio culturale non si limita solo agli oggetti materiali che possiamo vedere e toccare. Si compone anche di elementi immateriali: tradizioni, storia orale, arti dello spettacolo, pratiche sociali, artigianato tradizionale, rappresentazioni, rituali, conoscenze e abilità trasmesse di generazione in generazione all’interno di una comunità.
Il patrimonio immateriale
Il patrimonio immateriale comprende quindi una gamma vertiginosa di tradizioni, musica e danze come tango e flamenco, processioni sacre, carnevali, falconeria, cultura del caffè viennese, il tappeto azero e le sue tradizioni di tessitura, Burattini siciliani, la dieta mediterranea, il canto vedico, il teatro Kabuki, il canto polifonico degli Aka dell’Africa centrale (per citare alcuni esempi).
La scoperta del patrimonio culturale e del territorio attraverso l’esperienza dell’ICS “Renato Guttuso” di Carini
La scoperta del territorio che, per il secondo anno, vede protagonista l’istituto comprensivo Renato Guttuso di Carini, rientra nella speciale categoria che ci piace chiamare: conoscere il proprio territorio. “Conoscere il proprio territorio: qualcosa che potrebbe essere scontato, ma che purtroppo, per tantissimi alunni, desiderosi di gustare il mondo, non lo è affatto ascoltandone i rumori, apprezzandone i colori, gustandone la magnificenza” come ha sottolineato il professore Antonio Fundarò che, ancora una volta, ha voluto proporre una realtà laboratoriale immersiva artistico-paesaggistico-culturale-monumentale-archeologico-museale.
L’importanza di proteggere il patrimonio culturale
Il patrimonio culturale non è solo un insieme di oggetti culturali o tradizioni del passato. È anche il risultato di un processo di selezione: un processo di memoria e oblio che caratterizza ogni società umana costantemente impegnata nella scelta, sia culturale che politica. ragioni: ciò che è degno di essere preservato per le generazioni future e ciò che non lo è. Tutti i popoli danno il loro contributo alla cultura del mondo. Ecco perché è importante rispettare e salvaguardare tutto il patrimonio culturale, attraverso leggi nazionali e trattati internazionali. Il traffico illecito di manufatti e beni culturali, il saccheggio di siti archeologici e la distruzione di edifici e monumenti storici causano danni irreparabili al patrimonio culturale di un Paese. L’UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura), fondata nel 1954, ha adottato convenzioni internazionali sulla protezione del patrimonio culturale, per favorire la comprensione interculturale sottolineando l’importanza della cooperazione internazionale.
Scoprire l’Italia e coinvolgere alunni e famiglie in questo percorso
“Siamo in Italia, siamo in un paese in cui, più di altri al Mondo, anche la zona più piccola, sperduta e apparentemente insignificante, nasconde di certo qualcosa che valga la pena scoprire (o riscoprire), promuovere e togliere dall’ombra” ha continuato il professore Antonio Fundarò, docente dell’Istituto ed esperto nel PON “Turismo responsabile e ambiente” – 2017 10.1.1A-FSEPON-SI-2019-590, che insieme al professore Luigi Longini, docente della scuola e tutor del PON, hanno progettato un laboratorio capace di uscire dai cliché canonici e coinvolgere, non solo gli alunni delle classi prime e seconde della Secondaria di Primo Grado del prestigioso ICS Renato Guttuso di Carini (guidato con autentico trasporto pedagogico-metodologico dalla professoressa Valeria La Paglia, raro esempio di dirigente scolastico impegnato a 360° a riscoprire il valore della scuola attenta ai bisogni degli alunni in una dimensione di comunità e di territorio partecipato e condiviso) ma anche i genitori e gli altri familiari di ciascuno di essi.
Il patrimonio culturale è il difficile rapporto tra gli interessi dell’individuo e della comunità, l’equilibrio tra diritti privati e pubblici
Gli antichi romani stabilirono che un’opera d’arte poteva essere considerata parte del patrimonio dell’intera comunità, anche se di proprietà privata. Ad esempio, le sculture che decoravano la facciata di un edificio privato erano riconosciute come aventi un valore comune e non potevano essere rimosse, poiché si trovavano in un sito pubblico, dove potevano essere visto da tutti i cittadini.
“Il sapere dove si vive, sapere quale siano i siti d’interesse culturale e turistico della propria area”
“Il sapere dove si vive, sapere quale siano i siti d’interesse culturale e turistico della propria area, in un perimetro che è andato dal golfo di Palermo a quello di Castellammare del Golfo, è un dovere a cui ogni giovane viaggiatore della vita, che si consideri tale, dovrebbe adempiere” ha sottolineato il professore Luigi Longini.
Il DS Valeria La Paglia: “Conoscere il proprio territorio è un vuoto da colmare
“Conoscere il proprio territorio è un vuoto da colmare, oltre che un’occasione da cogliere. L’occasione di poter essere piacevolmente sorpresi da qualcosa per cui non è necessario attraversare migliaia di chilometri in aereo; per cui non serve avere nessun tipo di visto o nessun documento particolare; per cui non c’è bisogno di preparare alcun bagaglio più o meno pesante. L’unica cosa da mettere nello zaino, o semplicemente da portare con sé, è un’abbondante dose di curiosità e la consapevolezza per la quale la scoperta, elemento fondante del viaggio, può manifestarsi anche a due passi da casa” ha fatto presente la dirigente scolastico Arch. Prof. Valeria La Paglia.
L’insignificante dualismo: prima l’Italia e poi l’estero
Conoscere il proprio territorio prende anche le distanze da quell’altro insignificante dualismo (prima l’Italia e poi l’estero) messo in piedi da chi molto probabilmente il proprio territorio, invece, non lo vuole conoscere per niente e anzi, peggio ancora, lo considera di poco valore. Conoscere il proprio territorio è un concedersi qualcosa in più senza escludere nient’altro. “È un fare i conti con la realtà che ti circonda, è una questione di identità” ribadisce la professoressa Valeria La Paglia, guida autorevole dell’istituto comprensivo Renato Guttuso di Carini.
Conoscere il proprio territorio, molto spesso, è una riscoperta
Conoscere il proprio territorio, molto spesso, è una riscoperta. Perché se è vero che viaggiare sia anche scoprire con occhi diversi, allora conoscere il proprio territorio è tornare ad ammirare bellezze che anni prima si erano solo viste con occhi da bambino svogliati e inadatti. Questo percorso, progettato all’interno di un progetto PON, risponde perfettamente, anche, ad una crescente domanda di socialità all’indomani di una due anni e mezzo che ha ridotto le capacità di movimento e le esperienze laboratoriali esterne alla scuola.
Di chi è il patrimonio culturale e artistico-monumentale?
Il termine “patrimonio culturale” evoca tipicamente l’idea di una singola società e la comunicazione tra i suoi membri. Ma i confini culturali non sono necessariamente ben definiti. Artisti, scrittori, scienziati, artigiani e musicisti imparano gli uni dagli altri, anche se appartengono a culture diverse, lontane nello spazio o nel tempo. Basti pensare all’influenza delle stampe giapponesi sui dipinti di Paul Gauguin; o delle maschere africane sulle opere di Pablo Picasso. Oppure potresti anche pensare all’architettura occidentale nelle case liberiane in Africa. Quando gli schiavi afro-americani liberati tornarono in patria, costruirono case ispirate allo stile neoclassico delle dimore nelle piantagioni americane. Lo stile neoclassico americano fu a sua volta influenzato dall’architetto rinascimentale Andrea Palladio, che era stato influenzato dall’architettura romana e greca. A scuola dovremmo insegnare tutto questo e a leggere il passato per progettare un futuro migliore e che tenga nella dovuta considerazione tutti gli elementi antropici e fisici che caratterizzano il “luogo” dove abbiamo deciso di vivere.
Un laboratorio innovativo
Un plauso all’ICS Renato Guttuso di Carini e al suo valido dirigente scolastico (non tralasciando il valore metodologico e pedagogico della proposta del prof. Fundarò) per aver fatto trionfare, anche prolungando le attività didattiche, oltre la fine canonico della scuola (anche questa cosa rara e apprezzabile), quello che per Maria Montessori era il più rilevante laboratorio di cui poteva disporre la scuola e gli alunni: la natura. In questo caso in un laboratorio che ha messo insieme le catacombe paleocristiane con i Castelli (di Alcamo, Carini e Palermo), le grotte dei Puntali e di Carburangeli con il Parco d’Orleans e i numerosi animali in esso custoditi, i duomi di Carini, Palermo e Alcamo con il Museo No Mafia di Palermo e il Museo del vino di Alcamo, la costa dei Golfi di Carini e Castellammare con chiese speciali come la Martorana, San Cataldo a Palermo e quella degli Agonizzanti o l’oratorio del Santissimo Sacramento a Carini, la Torre d’avvistamento di Cinisi e la Tonnara, il Palazzo delle Aquile di Palermo e la Collegiata dei Gesuiti di Alcamo, e tantissimo altro ancora che non lascia spazio alcuno all’improvvisazione. C’è stata e c’è una progettualità meticolosa capace di consegnare agli alunni il culto della “curiosità” e ai tanti genitori coinvolti il valore della “partecipazione condivisa” della didattica. Queste sono le scuole che fanno la differenza e che sono interpretazione autentica della vera riforma in atto della pedagogia della partecipazione alla gestione dei processi. Non solo nella fase della democrazia nella scuola (interpretata dagli organi collegiali) ma anche nella fase della cogestione democratica delle competenze di cittadinanza, in primis. Patrimonio culturale materiale e immateriale
Il patrimonio culturale ci aiuta a ricordare la nostra diversità culturale
Il patrimonio culturale tramandato a noi dai nostri genitori deve essere preservato a beneficio di tutti. In un’epoca di globalizzazione, il patrimonio culturale ci aiuta a ricordare la nostra diversità culturale mentre la sua comprensione sviluppa il rispetto reciproco e il dialogo rinnovato tra culture diverse.