Facciamo scrivere ai ragazzi esperienze concrete, non gli argomenti astratti dei saggi brevi. Lettera

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Carissimi docenti universitari, avete scritto al Governo e al Parlamento, chiedendo interventi urgenti perché gli studenti italiani non sanno scrivere, sono quasi analfabeti!

D’accordo, non credo però che la questione sia che il Governo e il Parlamento intervengano, ho maturato da tempo la convinzione che siamo noi insegnanti ( noi e voi!) a dover fare una riflessione sul metodo che usiamo per insegnare a scrivere in italiano. Io non sono insegnante di lettere, non ho quindi competenze specifiche, ho solo l’esperienza da mettere in gioco.

E per esperienza faccio una semplice osservazione, quando agli studenti e alle studentesse chiedo di scrivere su tematiche astratte, come lo sono i testi di quasi tutti i saggi brevi, i loro scritti sono penosi, quando invece chiedo loro di raccontare di sè o di parlare di un’esperienza che hanno fatto, sia l’intensità degli scritti sia la correttezza formale cresce. Mi chiedo come mai succeda così e mi do una risposta che a me inesperto sembra vera, che un ragazzo o una ragazza d’oggi impara a scrivere solo a partire dall’esperienza. E’ l’esperienza che arricchisce il linguaggio e migliora la forma, per cui io da tempo è questo che tento di fare, chiedo a ragazzi e ragazze di raccontare esperienze.

Forse bisogna cambiare impostazione nell’insegnamento e parlare e scrivere di cose concrete! Forse sta qui la questione seria, per cui al posto di fantomatici corsi di aggiornamento sarebbe meglio che noi insegnanti entriamo in classe e parliamo sempre più di esperienze reali.

In questa direzione l’alternanza scuola/lavoro ci può aiutare e tanto!

Gianni Mereghetti

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