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Experential learning: ricreare situazioni per sviluppare l’apprendimento informale

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In una frase, l’esperienza può essere definita come la “conoscenza acquisita mediante il contatto con un determinato settore della realtà”.

Definizione di esperienza

In una frase, l’esperienza può essere definita come la “conoscenza acquisita mediante il contatto con un determinato settore della realtà”.

Si tratta quindi di un processo di apprendimento in senso stretto, che trova la sua nascita in luoghi di formazione informali: non le istituzioni scolastiche, ma – ad esempio – il parco giochi, la scuola di musica, di teatro, di equitazione ecc…

Experential learning

Non a caso, l’apprendimento esperienziale è uno dei due tipi di apprendimento cosiddetto “informale”, ovvero che si relaziona alle attività della vita quotidiana tipiche della famiglia o del tempo libero.

A sua volta esso si divide, appunto, in experential learning (derivante dall’esperienza) o accidental learning (casuale, accidentale).

A differenza del secondo, dunque, l’apprendimento esperienziale è caratterizzato da una volontà ben precisa, da parte dell’educatore (o del docente), di proporre (o di simulare, in classe) delle situazioni di vita vissuta, perché il discente vi si possa rapportare – sviluppando così delle competenze grazie al metodo “learning by doing”.

Il modello di Kolb

L’apprendimento esperienziale poggia le basi su un modello teorico messo a punto dall’educatore David Kolb negli anni ’80.

Secondo questo modello, gli individui hanno quattro modalità per acquisizione le informazioni, ovvero: l’esperienza concreta, l’osservazione riflessiva, la concettualizzazione astratta e la sperimentazione attiva.

L’apprendimento e la didattica, secondo Kolb, dovrebbero necessariamente includere tutte queste modalità: in questo modo, ogni studente sarà raggiunto da quella a lui più congeniale.

Per far ciò, si deve strutturare un percorso formativo che comprenda dunque sia le classiche lezioni frontali (osservazione riflessiva), che le esercitazioni pratiche (sperimentazione attiva), oltre alla discussione di casi (esperienza concreta) e all’autoapprendimento (concettualizzazione astratta).

Secondo il pedagogista, le quattro modalità si susseguono in un processo circolare, di modo che il soggetto che compie una determinata azione apprenda, osservando, l’effetto che quell’azione ha provocato in tale situazione, in modo da poter generalizzare gli oggetti riscontrati a qualsiasi azione simile che si ripresenterà in futuro.  Questo significa interiorizzare, astrarre e concettualizzare, imparando un modello di apprendimento universale.

 Criteri di formatività situazionale

Qualora dunque i docenti volessero ricreare, in classe, una situazione mutuata dal mondo esterno per le sue caratteristiche formative e la sua capacità di stimolare la nascita competenze negli studenti, dovranno tenere a mente alcuni criteri di “formatività” di queste ultime.

1- Realtà. Il grado di concretezza delle situazioni da far esperire agli alunni o da simulare in classe deve essere massimo. Ponendo dunque che vogliamo far vivere agli alunni una tipica giornata d’ufficio, si dovrà tenere conto di ogni minimo dettaglio perché essa risulti il più vicino possibile a quella che è nel mondo al di fuori della scuola. Un esempio: gli alunni dovranno redigere a fine giornata un report della loro attività lavorativa, che servirà sia come task nel role playing, sia come compito da valutare.

2- Complessità. L’insegnante, prima di proporre una situazione formativa, deve chiedersi: in termini di apprendimento, questa scelta quali aspetti di vita consente di toccare (relazioni, cognitivi, operativi, di cura di sé ecc…) al discente? La scelta di una situazione che contenga più di uno dei succitati aspetti (e risulti dunque complessa) è sicuramente quella migliore e onnicomprensiva.

3- Problematicità. Inoltre, l’esperienza che deve vivere il ragazzo o la ragazza deve avere un nesso con delle problematiche reali e attuali: ci si deve chiedere come questa esperienza possa risolvere un problema che l’alunno/a potrebbe incontrare nel suo percorso futuro – professionale e non.  

4- Progettualità. Il docente, in tal senso, si deve chiedere: in quale percorso di vita (formativo, sociale, professionale) si può inserire l’esperienza che voglio proporre ai miei discenti? È importante, in tal senso, che essa non sia frammentaria, ma collegabile a precedenti esperienze (anche per differenza), fatte dagli alunni. Non deve essere neanche scollegata dalla progettazione didattica: in tal senso, secondo P.Reggio (Apprendimento esperienziale. Fondamenti e didattiche), il “nesso più immediato che bisogna stabilire in riferimento alla situazione esperienziale dell’affiancamento è con il percorso formativo curriculare… ma un secondo livello di progettualità formativa che interessa questa situazione esperienziale, riguarda il percorso degli/lle allievi/e nell’avvicinamento al ruolo professionale”.

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