Ex preside fa ricorso alla Corte dei Conti per i tagli alla pensione: la causa da 37 miliardi finisce alla Corte Costituzionale
La questione della rivalutazione delle pensioni torna al centro del dibattito politico e giuridico. L’ordinanza numero 33 della Corte dei Conti della Toscana, emessa a seguito del ricorso di un dirigente scolastico in pensione, mette in discussione la legittimità del taglio alla rivalutazione delle pensioni deciso dal governo Meloni.
Il fulcro della questione risiede nell’articolo 36 della Costituzione, che sancisce il diritto ad una retribuzione proporzionata e sufficiente a garantire una vita dignitosa. Secondo la Corte dei Conti, il taglio alle rivalutazioni, inserito in una manovra espansiva e in assenza di una crisi finanziaria, lede questo diritto fondamentale, configurandosi come una misura irragionevole e non proporzionata.
Particolarmente criticata è la scelta di applicare il taglio con un meccanismo a fasce, che penalizza maggiormente le pensioni più alte, considerate dalla Corte dei Conti frutto di un lavoro regolare e di contributi versati. Il sistema, secondo l’ordinanza, rischia di disincentivare il lavoro regolare e la crescita professionale, minando il principio di meritocrazia.
La palla passa ora alla Corte Costituzionale, chiamata a esprimersi sulla questione. Una sua eventuale pronuncia di incostituzionalità avrebbe un impatto dirompente, con un possibile effetto domino su altri ricorsi simili e un costo stimato di 37 miliardi di euro per le casse dello Stato.