Ex docente esperto, ANP: una forma di carriera per i docenti incuteva tanta paura? La scuola necessita di insegnanti motivati
L’imminente conversione in legge del D.L. n. 115/2022 pone nuovamente al centro del dibattito scolastico la questione di quel che resta del docente esperto previsto nell’originaria stesura della norma. Antonello Giannelli, Presidente ANP, si chiede: “Una disposizione che, seppure non particolarmente coraggiosa, lasciava intravedere una forma embrionale di carriera dei docenti, incuteva tanta paura? Evidentemente sì, se si è voluto intervenire affinché la disciplina di dettaglio fosse rinviata alla contrattazione collettiva“.
Continua Giannelli: “Una riforma già timida, dalle ricadute troppo lontane nel tempo ed esigua nel numero dei docenti coinvolti è stata così riportata nell’alveo della contrattazione senza incidere efficacemente sulla necessità di istituire una vera carriera dei docenti disgiunta dall’insegnamento e senza dare spazio alla concretizzazione normativa di ciò che già accade effettivamente nelle scuole”.
Il Presidente ANP inoltre sottolinea come: ” Non basti utilizzare la parola “carriera” per introdurne un vero sviluppo, come espressamente richiesto nel PNRR. Inoltre, rimane il vulnus dell’assenza di una progressione di carriera non esclusivamente legata agli scatti di anzianità”.
Giannelli vuole evidenziare anche un’altra importante criticità: “Non si è voluto attribuire al dirigente scolastico, titolare del potere gestionale, la competenza al riconoscimento del docente stabilmente incentivato disattendendo, così, le sue prerogative definite dall’art. 25 del D.lgs. 165/2001. Si tratta di un’operazione con uno sguardo al passato che tradisce un atteggiamento di ostilità nei confronti della cultura dell’efficacia del servizio. Quell’efficacia che proprio il dirigente è tenuto a garantire grazie alle competenze che la legge gli attribuisce e ai connessi autonomi poteri di direzione, di coordinamento e di valorizzazione delle risorse umane“.
Il Presidente ANP conclude: “Spero che il nuovo Parlamento torni sulla materia ricollocandola nell’alveo della legge e tenendo nella dovuta considerazione le esigenze di una scuola che necessita da subito di docenti meglio motivati, meglio formati e meglio retribuiti“.