Essere precari, lavorare e non ricevere stipendio: quando la burocrazia non rispetta la dignità
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Giulia Boffa – Sul quotidiano "Varese News" è stata pubblicata la lettera di un precario della scuola da nove anni, Vincenzo Violetti, che parla della sua condizione di lavoratore non stipendiato dal mese di dicembre, da quando in pratica le competenze vanno pagate dagli uffici del MEF e non dalle scuole.
Giulia Boffa – Sul quotidiano "Varese News" è stata pubblicata la lettera di un precario della scuola da nove anni, Vincenzo Violetti, che parla della sua condizione di lavoratore non stipendiato dal mese di dicembre, da quando in pratica le competenze vanno pagate dagli uffici del MEF e non dalle scuole.
Il docente dichiara di andare a scuola con un cartellino, ben visibile sul petto, su cui ha scritto:"“Lavoro da tre mesi senza stipendio”.
Ha ricevuto solidarietà dai suoi colleghi, proposte di aiuto e anche concrete, ma per ora fa affidamento sui suoi genitori che lo aiutano nelle spese mensili, tra l’altro ha una casa da pagare.
Si è rivolto anche alla Guardia di Finanza, per chiedere se rischia qualcosa per qualche mancato pagamento, che lui vuole però onorare a tutti i costi, risparmiando sul cibo e sul riscaldamento, spento da parecchi giorni: "Nel mio Istituto non solo l’unico a subire questo "non trattamento" economico; siamo almeno in 5, ma nessuno ha voluto aggregarsi a questa lotta e questo mi fa pensare che evidentemente i miei colleghi hanno situazioni economiche differenti dalla mia, che permettono loro di poter far fronte a questi periodi di mancata retribuzione. Io no, non posso, non riesco, e non è che conduca una vita dissoluta, anzi! Semplicemente mi sono azzardato a comprare un appartamento e vorrei permettermi il lusso di poterlo mantenere, riscaldare (ho spento il riscaldamento da parecchi giorni), di mangiare e di non risultare un cattivo pagatore non rispettando le mie puntuali scadenze bancarie."
Così si esprime Vincenzo, e la sua protesta è anche quella di tanti docenti nelle sue condizioni, anche se sappiamo che i problemi dovuti al cambio di gestione dei pagamenti si stanno lentamente risolvendo, forse troppo lentamente per chi deve soddisfare le esigenze più elementari di vita.