“Esportiamo il saper fare italiano”, Valditara: “Con la diplomazia della scuola, investiamo sui giovani talenti e sull’innovazione”

Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, intervenendo agli “Stati Generali della Diplomazia”, ha sottolineato l’importanza strategica della diplomazia scientifica, culturale ed educativa per la promozione del “saper fare italiano” nel mondo.
Valditara ha definito questa strategia “diplomazia della scuola”, evidenziando il ruolo chiave dell’istruzione nella diffusione dei valori e della cultura italiana, a partire dalla lingua.
“Proprio attraverso questa azione”, ha spiegato il ministro, “si ha la possibilità di esportare le nostre conoscenze e valorizzare i giovani talenti, italiani e stranieri, alimentando i processi di innovazione”. Valditara ha inoltre richiamato la lungimiranza di Enrico Mattei, sottolineando come l’innovazione sia fondamentale per la crescita del Paese.
Il ministro ha poi evidenziato il ruolo centrale della “diplomazia della scuola” sia nel Piano Mattei per l’Africa che nella dichiarazione del G7 Istruzione di Trieste.
In particolare, ha sottolineato come la collaborazione con i Paesi africani nel settore dell’istruzione e della formazione sia fondamentale per sostenere la loro crescita autonoma e promuovere il sistema italiano dell’innovazione, in un’ottica di reciproco beneficio. Valditara ha citato i memorandum d’intesa conclusi con Etiopia, Egitto, Tunisia e Algeria, volti a promuovere l’insegnamento della lingua italiana nelle scuole secondarie di questi paesi e a rafforzare l’istruzione terziaria, tecnica e professionale.
“Ciò permette di sostenere le imprese locali e italiane che operano in Africa”, ha spiegato il ministro, “e di creare le condizioni per un’immigrazione regolare dotata di competenze coerenti con il nostro sistema produttivo”.
Infine, Valditara ha sottolineato l’interesse suscitato dalla riforma del sistema tecnico professionale italiano, evidenziando la creazione di commissioni congiunte per valutarne l’applicazione in questi paesi e auspicando un grande piano internazionale per l’Africa, dove “mancano 17 milioni di insegnanti”.