Esiliati 107 vs L.107/2015. Accoglimento della denuncia tramite petizione europea. Lettera

Inviata da Filomena Pinca – Era il 5 maggio 2015, quando oltre 100mila persone tra studenti, insegnanti e personale amministrativo scesero in piazza per protestare contro il DDL Scuola voluto da Renzi e i suoi seguaci. Circa 30mila in Sicilia (tra Palermo e Catania), 30mila a Milano, un migliaio a Bologna, 10mila a Torino, mille ad Aosta, 20mila a Bari. Fianco a fianco, senza conoscerci, ci muovevamo all’unisono, spinti dal desiderio di far sentire la nostra voce ad un Governo mostratosi irrispettoso
del lavoro più bello del mondo e della dignità dei suoi lavoratori.
Risultato? Renzi tirò dritto senza ascoltare, senza dialogare. Il 2 maggio 2016 venne al teatro Duni di Matera, io e cinque amiche eravamo lì con due striscioni, uno dei quali aveva la scritta: legge 107 = legge ad uxorem. Ce li fecero lasciare insieme al mio ombrello (forse temevano che avrei potuto lanciarglielo addosso?) e riuscimmo ad entrare dopo un paio di controlli. Ci mandarono in galleria, ma noi quatte quatte sgattaiolammo giù a metà platea, dove però non passammo inosservate e ci fecero sedere sorvegliate da un poliziotto in borghese.
Ad un certo punto del suo panegirico, Renzi parlò di scuola ed io mi alzai di scatto, interrompendogli l’elogio di se stesso. Promise di risolvere…promesse da marinaio. Per contrastare la L.107/2015 nacquero varie associazioni e comitati, tra cui quello che presiedo attualmente e mentre mi trovavo a Subiaco scrissi la petizione 1233/2017, perché non riuscivo ad accettare l’imposizione di un’assunzione su un profilo professionale non indicato, su un diverso grado di istruzione, fuori regione, mentre era rimasto in provincia chi non aveva mai insegnato o si trovava nei meandri delle graduatorie.
Con la mobilità straordinaria le cose peggiorarono: favoritismi per alcune categorie di docenti, ulteriore allontanamento per altri. Censurati dai media e dai giornali nazionali, nessuno voleva raccontare la verità, perché era più comodo far passare i docenti che si definiscono “esiliati” per piagnucoloni che volevano il posto sotto casa, circa 63 mila posti stranamente tolti a noi e banditi poi con il concorso 2016. La piazza ormai era casa nostra, a viale Trastevere anche i muri ci conoscevano, i politici di maggioranza zitti e muti mentre l’opposizione, che proponeva soluzioni, ora che governa le ha dimenticate.
A maggio e a giugno ho avuto la possibilità di integrare la petizione con ulteriori informazioni e ieri, 17 giugno 2021, l’ho discussa. Qual è stato il risultato?
Ogni Stato ha le sue leggi in merito alle assunzioni, ma cosa succede quando queste sono concepite in spregio al principio di uguaglianza? La prevenzione della disparità di trattamento sussiste non solo per religione, credenza, età, orientamento sessuale, ma è legata anche ad ogni altra condizione, che si estende anche alle condizioni sociali, dando vita ad un divieto di
discriminazione generale e quindi, a mio parare, si riferisce anche a quella professionale subita dai docenti italiani a causa della divisione in fasi, che non ha tenuto conto del criterio meritocratico.
E l’ennesima nequizia operata poi nella mobilità? Può la vita di una persona essere affidata unicamente ad un trattamento automatizzato? Intere famiglie possono essere stravolte da un algoritmo orwelliano? Possono le madri ritrovarsi nell’impossibilità di assolvere pienamente ai propri doveri genitoriali a causa della malsana attuazione della buona scuola? Noi abbiamo sempre creduto di no.
Le Istituzioni e il Miur riceveranno da Bruxelles delle “lettere” attraverso le quali il Parlamento Europeo chiederà un intervento risolutivo sulla questione.
Ci ho sempre creduto, ci ho messo la faccia, ci ho messo il cuore. Grazie a chi insieme a me non ha mai mollato, grazie al Comitato Nonsisvuotailsud, al gruppo Esiliati Attivi, ai Nastrini Liberi Uniti, all’associazione ODS e al “mio” Comitato 8000esiliatifaseb gae.