Esempi di APP didattiche per “fare cose”, come sceglierle. Occhio ai pericoli nel mettere dati in rete
L’uso delle app didattiche nelle scuole, sia in presenza che a distanza diventa sempre più importante. Vorrei analizzare questo fenomeno, ormai inarrestabile, non dal punto di vista tecnico, bensì dal punto vista pedagogico per cercare di sviscerarne gli aspetti positivi, ma anche quelli critici.
Fornirò anche una lista di app che, in questo caso, vengono analizzate in chiave critica e in relazione ai reali bisogni pedagogici e didattici dei docenti e delle classi.
Cambiare vuole anche dire aggiungere complessità
Io ritengo che a scuola ogni docente abbia un suo stile di insegnamento che, se è coerente, se viene discusso con la classe ed è accettato dalla comunità educativa, diviene sempre delicato da modificare.
Cambiare tutto o tanto nella propria didattica, non è impossibile, ma significa come docenti assumere rischi e dover rodare il nuovo sistema per lungo tempo.
Cambiare qualcosa vuol dire assumere dei rischi in vista di potenziali benefici futuri.
Ma attenzione: non cambiare per tanti anni vuole anche dire peggiorare.
Prima il bisogno o prima le app?
Prima va identificato il bisogno didattico-pedagogico poi si sceglie l’app o il programma, questo dice l’ortodossia pedagogica.
In effetti l’ortodossia pedagogica dice di partire sempre da un obiettivo dia apprendimento o da un traguardo di competenza.
Ma è così davvero?
No!
A scuola molti o quasi tutti i docenti partono invece molto spesso da un contenuto, da un libro letto, da una teoria, da un film, e poi sviluppano l’attività didattica.
Allora cosa succede per le app?
“Che bella questa app”, discutono due colleghe davanti a un caffè.
“Allora domani la uso in classe”, dice una delle due convinta.
Prima la app poi il bisogno: attenzione, sono cose da fare con cautela. In primo luogo per la tutela dei minori e dei dati e in secondo luogo per la complessità connaturata all’uso di ogni nuovo strumento didattico.
Tutela dei minori e protezione dei dati personali
Quando usiamo app a scuola dobbiamo essere certi che siano adatte all’età e legalmente accessibili a minori e che i dati creati, se contengono informazioni personali, siano salvati su server nazionali o protetti.
Facciamo due esempi con l’uso di due app diverse.
Mentimeter: non è certo grave se i ragazzi accedono a un menti.com mentre il docente ha posto una domanda su una pagina di Mentimeter e loro scrivono alcune parole chiave in un Wordcloud.
Blog: la situazione diventa delicata invece, se per accedere a un blog creato dal docente e dedicato alla classe o a un percorso progettuale disciplinare, i ragazzi per caricare i documenti devono creare un account Google, legale a partire dai 16 anni in Italia. Inoltre i dati pubblicati, che andrebbero resi anonimi togliendo i nomi dei minori e sostituendoli con nomi di minerali ad esempio, né si trovano di solito su server italiani né su server protetti.
Fase induttiva a distanza o in aula: APP o NONAPP
Vogliamo realizzare in DAD o in presenza una fase di brainstorming o creare una mappa mentale.
Mentimeter e Padlet in DAD
Mi servono a distanza per avere una fase induttiva in cui tutti gli allievi intervengono.
Con Mentimeter faccio inserire a tutti 5 parole chiave in un Wordcloud, ad esempio, sul tema Emancipazione femminile;
con Padlet gli allievi incollano sullo stesso tema uno o più post-it su una lavagna virtuale.
Senza Mentimeter e senza Padlet in aula
Al posto di Mentimeter gli allievi scrivono a coppie alla lavagna cosa pensano, la fase richiede certamente più tempo;
invece di usare Padlet si alzano e incollano veri post-it sulla lavagna (buttiamo carta è vero, è una scelta non ecologica).
Lista di app versus strumenti “tradizionali” in aula
Andate avanti voi con queste app
Queste app magari vi daranno idee per un uso in aula, ma chiedetevi: “Le uso o non le uso?”, “Ne ho veramente bisogno?”, “Se le uso perché?”, “E se non le uso che strumenti “tradizionali” ho a disposizione?”.
Madmagz: per creare riviste online
FormsApp: ideale per creare sondaggi e grafici a torta
Tasks o Keep: ideali per spuntare checklist (fatto o non fatto)
Jamboard: una lavagna interattiva per far collaborare studenti ed insegnanti
Anki e Quizlet: app didattiche con flashcard
Adobe spark: crea in pochi minuti pagine Web e brevi video di impatto
Youtell story: per raccontare storie multimediali
Learningapps: permette di creare accattivanti moduli interattivi
Socrative: per creare verifiche con obiettivi complessi
Soft avidemus: ha funzioni simili ad Adobe premium, ma è gratuito-
Ma in fondo è vero che ognuno ha il suo “valido” modo di insegnare e le sue ragioni per usare o non usare le app che gli piacciono.
Quando la complessità vale
Bravissima Rita, bravissime le ragazze e i ragazzi di Massagno (vicino a Lugano)!
Rita nella sua scuola con una classe terza di secondario di primo grado ha creato una bellissima rivista con Madmagz, ogni ragazzo/a ha liberamente scelto l’argomento dell’articolo.