Esami, valutazione e bozza decreto: annullati mesi scorsi e validità didattica a distanza! Lettera

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Inviato da Mauro Fradegradi – Carissimi di OS, la bozza del prossimo decreto indicante le misure adottabili per la scuola in emergenza coronavirus è vergognosa e irresponsabile.

Come docente mi sento offeso e deluso da quanto indicato. Una bozza che preannuncia un decreto paradossale e contraddittorio, che fa acqua da tutte le parti.

Per farla breve: la bozza prevede per tutti gli studenti l’ammissione alla classe successiva o all’esame di stato, ipotizzando una calendarizzazione dei recuperi a partire dal prossimo settembre – tra l’altro, si progetta il futuro anno scolastico senza aver sciolto il nodo dei concorsi straordinari.

Perché è una bozza vergognosa e irresponsabile:

· qualcuno si è forse dimenticato che stiamo parlando di una sospensione delle attività didattiche di soli tre mesi, marzo, aprile e maggio, contro i quasi sei mesi passati e più che validi, da settembre a febbraio. Inoltre, per gli alunni delle classi terze della secondaria di I grado esistono due anni scolastici precedenti, e per i loro compagni delle classi seconde c’è tutto l’anno precedente. Stesso discorso per gli studenti della secondaria di II grado che dalla classe seconda alla classe quinta hanno tutti anni precedenti e validi. Quindi, non si capisce per quale motivo un intero percorso formativo venga vincolato e sminuito ai soli ultimi tre mesi in emergenza COVID-19 invece che tener conto di tutto l’anno scolastico corrente e dei precedenti;

· se è vero, come dice lo stesso Ministero, la valutazione non solo è parte integrante della formazione, ma è anche un diritto dello studente, oltre che del docente, è paradossale che non possa essere applicata perché tutti ammessi, senza distinzione. Come possiamo valutare, ovvero fare doverosamente bene il nostro lavoro, se tutti sono ammessi per decreto sanatorio? I ragazzi vogliono essere valutati, vogliono il loro corrispettivo, non vogliono essere sanati, a parte quelli che purtroppo hanno sempre vissuto la scuola come un parcheggio. Giacché, pure nelle modalità di didattica a distanza, ci sono alunni che non si presentano alle videolezioni, che non restituiscono elaborati, attività varie a loro assegnate, e non certo per problemi tecnologici. E così, pur disattendendo l’obbligo scolastico, verranno ammessi senza essere valutati;

· è paradossale anche perché si parla di recuperi. Ma quali recuperi? Prima di tutto, non esistono più i programmi ministeriali – grazie al cielo – e si lavora sulle competenze. Ne consegue che non c’è nessun programma da recuperare. Le classi, a settembre, riprenderanno a lavorare da dove si sono interrotte, senza nessuna ansia di prestazione o rincorse varie. Inoltre, come dice l’UDIR, è inopportuno collocare attività di recupero all’inizio del prossimo anno scolastico, proprio perché, come si diceva prima, tutte le attività poste in essere in questo periodo di emergenza sono da considerarsi valide. Non c’è nulla da recuperare;

· è paradossale, infine, proprio perché la didattica a distanza è stata obbligatoria fin da subito, a partire dal Dpcm del 25 febbraio, poi in parte corretto il 4 marzo, assicurando di fatto il diritto all’istruzione. Inoltre, viene ribadito sì l’obbligo alla didattica a distanza, ma non alla valutazione, perché di fatto l’ammissione di tutti gli studenti alla classe successiva o agli esami di stato non può prevedere una valutazione, se non viziata nella forma.

Ora, il problema è un altro, ovvero il fatto che non tutti i docenti si sono prodigati per la didattica a distanza invalidando la valutazione. Inoltre, resta il reale problema della strutturazione dell’esame di stato che giustamente viene rimodulato per andare in contro allo scenario emergenziale in cui ci troviamo: niente scritti, solo colloquio orale o comunque varianti a questa struttura.

Non credo che questa bozza preluda a un decreto responsabile e serio come più smesso millantato dal Ministro Azzolina, che a ben vedere è stato l’unico ramo del governo a non saper gestire lucidamente l’emergenza sanitaria. Trovo legittimo chiedere le dimissioni sue e di tutti i capi dipartimento.

Facile criticare con il senno di poi? No. Perché fin dall’inizio il Ministero poteva muoversi in un modo diverso e più rigoroso. Ecco come:

dopo una prima settimana a temporeggiare, massimo due, il Ministero avrebbe dovuto dare indicazioni applicative, emanando quindi un decreto, in cui, nell’ipotesi di un non rientro a scuola, o dava per terminato l’anno scolastico, oppure disciplinava, normandola, la didattica a distanza, dando indicazioni anche sulla valutazione a distanza, confermando il decreto 62 proprio in termini di valutazione, ed esplicitando l’assoluta validità dei precedenti mesi scolastici. Avrebbe dato istruzioni precise sulle strumentazioni tecnologiche e al loro recupero per chi non ne fosse provvisto, come ha pure fatto, è vero, va detto, ma regolamentando per legge i doveri dei docenti e degli studenti e delle loro famiglie in merito all’obbligo scolastico.

Nessun suggerimento, nessuna lettera empatica, nessun consiglio da libro Cuore, ma solo direttive disciplinanti. Così facendo non ci troveremmo nell’attuale situazione, vergognosa e irresponsabile, di un sistema scolastico incapace di funzionare come palestra formativa di uomini e donne cittadini e cittadine del domani, perché lo spettro del condono furbesco si insinua anche in questo sacro territorio della conoscenza e del sapere, unici anticorpi all’ignoranza e all’imbruttimento della società.

Grazie per l’attenzione

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