Esami di Stato: considerazioni a voce alta. Lettera

Inviata da Mario Bocola – Occorre fare alcune considerazioni sugli Esami di Stato del primo ciclo e del secondo ciclo (esami di maturità) riguardo ad alcuni aspetti che possono sembrare banali, ma non lo sono. In primis la quantità abnorme di carte che bisogna compilare, compito che spetta al segretario d’esame che collabora gomito a gomito con il presidente della commissione esaminatrice.
Si continua a scrivere una marea di modulistica quando, invece, tutto potrebbe essere dematerializzato. Si parla tanto di snellimento della burocrazia che “uccide” la pubblica amministrazione e, quindi, anche la scuola, mentre questa dematerializzazione sta solo sulla carta. Altro aspetto che da alcuni anni è emerso agli esami di stato è l’attenzione alta che viene posta sui voti. Il voto di ammissione agli esami solitamente, deve corrispondere al voto dell’esito finale dell’esame, anche di fronte a prove da parte dell’alunno che non confermano il voto di ammissione.
Perché il voto di ammissione deve essere confermato? Dove è scritta questa regola? L’esito finale deve certificare il voto delle prove d’esame senza tenere conto del voto di ammissione. Invece, soprattutto agli esami del primo ciclo di istruzione la preoccupazione maggiore della commissione (peraltro composta dal consiglio di classe) è quella di prestare attenzione acchè l’esito finale combaci con il
voto di ammissione.
Ciò inficia totalmente la meritocrazia e afferma il pernicioso concetto che uno vale uno, una sorta di comunismo didattico al ribasso. Altra considerazione riguarda la quasi totalità degli alunni promossi all’esame che sfiora il 100%. Se continua in futuro ad essere così qual è il valore di questo esame di stato.
Nessuno sarebbe la risposta, in quanto si confermerebbe un esame inflazionato, dove l’alunno conferisce sugli argomenti studiati durante l’anno scolastico senza molti sforzi e con l’aiuto di una mappa concettuale, mentre la commissione è costretta a verbalizzare e firmare ogni minimo passaggio.
Per non parlare poi dell’esito finale negativo dove la quantità di carte da compilare è doppia o tripla con tutte le motivazioni che devono giustificare virgola per virgola il come, il quanto e il perché quell’alunno non ha superato l’esame di stato e non ha raggiunto le competenze. Da queste considerazioni sulla fattibilità, sul destino, sul voler continuare a perpetuare, soprattutto l’esame del primo ciclo d’istruzione, emerge un’idea “evacuativa”, distorcente e irresponsabile dell’istruzione. Se l’esame di stato nei prossimi anni deve continuare ad essere svolto in siffatto modo, con la stessa ritualità di sempre e maggiormente con il peso dei genitori alle spalle che pretendono mari e monti sul voto dell’esito finale dell’esame di stato, la cosa migliore da fare è quello di abolirlo, lasciando nel sistema d’istruzione italiano solo l’esame di maturità.
Quello della scuola media (secondaria di primo grado) andrebbe eliminato perché negli ultimi anni si è confermato essere una vera “pagliacciata” con alunni che non danno affatto importanza al valore delle prove scritte e orali che devono sostenere e con i docenti che sono costretti a fare acrobazie mirabolanti per far combaciare i gli esiti finali con il voto di ammissione per non sobbarcarsi le invettive dei genitori del perché il proprio figlio non ha ottenuto quel determinato voto che si aspettava oppure la tanto osannata “lode” e, quindi decida di fare accesso agli atti (una moda ormai in voga da qualche anno) con la compiacenza di qualche avvocato che promette miracoli che neanche i santi sanno compiere.