Esame Maturità privatisti a settembre è discriminazione. Lettera
Inviata dalla Prof.ssa Paola Silvestro – In questo momento di difficoltà e incertezza per tutti gli studenti tra didattica on line, esami ridimensionati, ritorno a scuola a settembre e debiti da colmare, mi sta particolarmente a cuore la questione dei privatisti, con cui lavoro ormai da 20 anni.
Quando ancora non si poteva stabilire se gli esami di maturità si sarebbero svolti regolarmente e in che modalità, si è deciso con fermezza che i privatisti, categoria a sè stante, dovessero svolgerli in presenza a fine pandemia, quindi a settembre (quando in realtà nessuno aveva la certezza che in autunno il virus sarebbe scomparso o regredito).
Nel corso delle settimane, tra annunci smentite e qualche polemica, il Ministero ha stabilito che il 17 giugno i maturandi potranno svolgere l’Esame di Stato in presenza e saranno (giustamente, secondo me) tutti ammessi alla prova anche con eventuali insufficienze. I privatisti però no: per loro è confermato l’esame a settembre. Sosterranno una prova preliminare che ne attesti l’idoneità e solo successivamente l’esame vero e proprio con commissione straordinaria. Ritengo che questa sia una discriminazione intollerabile, dettata dall’idea che i privatisti siano sempre e comunque studenti ricchi, privilegiati che cercano scorciatoie e diplomi facili e dunque necessitino di maggior rigore, anche in una condizione straordinaria come quella che stiamo affrontando. Le scorciatoie e diplomifici esistono, lo sappiamo tutti, e sono uno scandalo e un danno enorme per le scuole che da anni cercano di lavorare con serietà con i privatisti, ma costringere i ragazzi ad affrontare l’esame a settembre è un provvedimento che non va nella direzione della serietà e del rigore: si tratta di una discriminazione che non tutela nessuno e che amareggia. Il mio pensiero va a tutti i miei ragazzi, con le loro storie e i loro vissuti, che in questo momento vivono sospesi, in attesa che qualcuno posi lo sguardo su di loro.