Entro il 2027 in Toscana ci saranno 24 scuole in meno. L’allarme della politica e dei sindacati
Nel quadriennio 2024-2027, la Toscana è destinata a vedere la chiusura di ben 24 istituti, passando da 470 a 446 scuole. Questa è una conseguenza diretta del decreto interministeriale relativo all’organico dei dirigenti scolastici e alla distribuzione dei direttori dei servizi tra le Regioni per il prossimo triennio.
Il percorso prevede che 15 scuole perderanno l’autonomia nel 2024-2025 e altre nove nel biennio seguente. Sarà compito della Regione, entro fine anno, stabilire quali istituti saranno coinvolti, dopo consultazioni con Comuni, Province e sindacati.
Tuttavia, la Toscana non accetta passivamente questa decisione. La regione ha già mostrato il suo disaccordo votando contro in Commissione Istruzione e in Conferenza delle Regioni. Inoltre, ha presentato ricorso alla Corte Costituzionale contro la norma sulla riorganizzazione scolastica del 2023, valutando ora di contestare anche il recente decreto.
L’assessore all’Istruzione Alessandra Nardini si esprime chiaramente sulla questione: “Riteniamo questa scelta profondamente sbagliata”. Nardini lamenta la mancanza di autonomia concessa alle Regioni, sottolineando la necessità di risposte alle esigenze specifiche di ogni territorio, in particolare delle aree interne. La Nardini sostiene che i tagli potrebbero produrre effetti negativi dal punto di vista educativo e occupazionale.
La motivazione dietro questi tagli, come esposta dal governo, è il calo demografico degli studenti, in gran parte dovuto alla denatalità.
Statisticamente, per l’anno scolastico 2022-23, in Toscana erano iscritti 458.519 alunni. L’anno precedente, il numero era di 465.699. Si osserva una decrescita, soprattutto nelle scuole dell’infanzia, mentre gli studenti delle superiori sono in aumento.
Ma ci sono preoccupazioni reali. La paura è che, con il ridimensionamento, le scuole più remote potrebbero essere le più colpite, portando alla creazione di mega istituti difficili da gestire. Pasquale Cuomo della Cgil Toscana mette in luce la necessità di evitare “classi pollaio” nonostante il calo demografico.
Claudio Gaudio della Cisl Scuola Firenze-Prato, però, fa notare che la Toscana aveva già effettuato un dimensionamento anni fa, creando istituti enormi, il che rende ironico il suo attuale disappunto verso il provvedimento.