Emergenza stipendi, a fine carriera ai docenti italiani va la metà dei colleghi tedeschi: Anief chiede di dare subito 3mila euro di arretrati

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“Chi blocca la firma del contratto della scuola condanna un milione e mezzo di insegnanti, amministrativi e collaboratori scolastici a stipendi da fame che non coprono più nemmeno il livello d’inflazione: pensare di chiudere la partita del rinnovo contrattuale con 50 euro medi netti di aumento sarebbe offensivo per la categoria. Quella cifra va comunque assegnata il prima possibile, assieme a 3mila euro di arretrati medi, consapevoli che per il 2022-24 serviranno molte più risorse da assegnare già con la prossima Legge di Bilancio”.

A dichiararlo è oggi Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, in vista del prossimo incontro all’Aran che dovrebbe finalmente entrare nel merito della parte economica dell’Atto di indirizzo del rinnovo contrattuale.

Tutti gli studi confermano che gli stipendi in Italia sono troppo bassi e stanno perdendo terreno rispetto ai Paesi europei: una ricerca della Fondazione Giuseppe Di Vittorio, pubblicata in queste ore, conferma come “il divario salariale tra Italia, da una parte, e Francia e Germania, dall’altra, si sia ulteriormente ampliato”. Con i docenti penalizzati due volte: chi insegna in Lussemburgo ha un reddito medio di 110mila euro; a fine carriera in Germania un docente prende 80mila euro, in Italia la metà. Per questo il giovane sindacato chiede di fare avere subito quanto stanziato, circa 100 euro lordi e 3mila di arretrati, e poi approvare un nuovo contratto con almeno altri 200-250 euro lordi a dipendente.

“Come Anief – ha continuato Pacifico – chiediamo di sottoscrivere con estrema urgenza un contratto collettivo nazionale ‘ponte’, per dare una risposta immediata agli stipendi sempre arretrati rispetto al costo della vita. In questo quadro, riteniamo che una spinta importante possa fornirla la direttiva in arrivo sul salario minimo legale, che rappresenta un segnale di controtendenza anche per il comparto pubblico. Chiuso il contratto, peraltro già scaduto, del periodo 2019-2021, le parti potranno dedicarsi al rinnovo Ccnl 2022-24 sul quale collocare importanti risorse già con la Legge di Bilancio 2023. È anche fondamentale, però, che non vi siano fughe in avanti con il Decreto Legge n. 36 inserito nel Pnnr approvato il 30 aprile scorso dal Governo e che occorre necessariamente andare a cambiare approvando gli emendamenti presentati anche da Anief”.

“Il rinnovo dell’attuale contratto – ha detto ancora il sindacalista rappresentativo – servirà a che anche rivedere diversi punti normativi, sostanzialmente fermi al 2006, come lo smart working, il diritto alla disconnessione, i rapporti amministrazione-sindacati, la gestione del periodo di rinnovamento dei contratti, la maggiore tutela del personale e dei loro compensi, le maggiori tutele per chi fruisce di percorsi di protezione relativi alla violenza di genere, il congedo derivante dall’unione civile così come avviene oggi per quello da matrimonio, l’aumento del numero dei giorni per i congedi parentali e di tutti i lavoratori che abbiano compiti di cura in qualità di genitori o prestatori di assistenza, provvedimenti specifici a tutela del personale delle Università e dipendente degli enti di ricerca non vigilati dal ministero dell’Università”, ha concluso il leader dell’Anief.

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