Eleggere direttamente il Dirigente Scolastico: proposta oscena, tabù o baggianata?

Di Lalla
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red – Vi presentiamo 3 commenti alla proposta del "Preside elettivo", di Vincenzo Pascuzzi, Enrico Maranzana ed Eugenio Tipaldi. La proposta originaria è della Gilda degli Insegnanti, che ha già chiarito "Non vogliamo sostituire il dirigente scolastico, ma vogliamo affiancare al dirigente una figura che rappresenti il collegio dei docenti. L’abbiamo chiamato "preside elettivo", ma non sostituisce il dirigente".

red – Vi presentiamo 3 commenti alla proposta del "Preside elettivo", di Vincenzo Pascuzzi, Enrico Maranzana ed Eugenio Tipaldi. La proposta originaria è della Gilda degli Insegnanti, che ha già chiarito "Non vogliamo sostituire il dirigente scolastico, ma vogliamo affiancare al dirigente una figura che rappresenti il collegio dei docenti. L’abbiamo chiamato "preside elettivo", ma non sostituisce il dirigente".

Eleggere direttamente i dirigenti: una proposta oscena

Enrico Maranzana – L’affidare al Collegio dei Docenti l’elezione del dirigente scolastico è un’ipotesi anacronistica, ascientifica, illegale.

Un’idea astratta, indipendente dal campo in cui nasce il problema.
Una proposta che non fa tesoro dell’esperienza, del vissuto dell’istituzione.
Un’idea che mortifica la professionalità del docente.
Una materia che è stata ridimensionata da Fabrizio Reberschegg a nome della Gilda: ”Noi non vogliamo sostituire i dirigenti scolastici o eliminarli, vogliamo affiancare al dirigente scolastico una figura che rappresenti il collegio dei docenti l’abbiamo chiamata preside elettivo per semplicità. Separare l’amministrazione e gestione di tipo burocratico amministrativo dalla gestione del pof che deve essere in capo del collegio dei docenti”.

La situazione è il frutto della mentalità di molti esperti che presumono d’aver la verità in tasca, che pensano d’affrontare un terreno inesplorato, che recidono i vincoli posti dalla legge e dalla scienza dell’organizzazione. Essi ignorano che le norme che disciplinano la vita delle scuole sono andate di pari passo con la dottrina: il decreto Brunetta del 2009, in riferimento alla dirigenza pubblica, afferma la necessità di “rafforzare il principio di distinzione tra le funzioni di indirizzo e controllo spettanti agli organi di governo e le funzioni di gestione amministrativa spettanti alla dirigenza”.

Il verbo RAFFORZARE è, per la scuola, molto, molto significativo in quanto la distinzione tra gli organi politici e gli organi direttivi è stata posta, nel lontano 1974, a fondamento dei decreti delegati.

Per ridare credibilità, prestigio e incisività al servizio scolastico si devono studiare e comprendere le scelte compiute nel passato, individuare e rimuovere le cause che ne hanno limitato l’efficacia, capitalizzare l’esperienza. Un comportamento in antitesi con quanto avviene oggi: si fa derivare il fallimento delle innovazioni dalla loro inconsistenza logica e funzionale, dall’impreparazione di chi le ha proposte

La baggianata del Preside elettivo

Eugenio Tipaldi, Dirigente scolastico – In alcune proposte sulla scuola, della Gilda e di alcuni partiti, fa capolino l’idea del preside elettivo. Innanzitutto questa proposta confligge con l’operazione di dimensionamento delle scuole che ha attribuito più scuole ai dirigenti scolastici, considerandoli dei meri amministratori e non dei leader educativi.

Quindi, per prima cosa, andrebbe abolita la famigerata legge 111/2011: e se facesse questo il prossimo governo, farebbe opera meritoria.

Si presume che i presidi, essendo eletti tra i docenti (non si capisce se continueranno a fare i docenti e, poi, faranno contemporaneamente i presidi, come avviene in Inghilterra), saranno pagati di meno rispetto all’attuale dirigenza e, di conseguenza, si potrà attribuire a ogni scuola il suo preside eletto.

Ma c’è bisogno di una figura super partes che abbia l’autorevolezza di sanzionare,se occorre, i comportamenti scorretti degli insegnanti e del personale ATA.

Se il preside diventa prius inter pares, come nella proposta Gilda, egli dovrà per forza di cose venire a patti con i suoi elettori e dovrà fare compromessi, chiudendo qualche occhio, pena altrimenti la sua ineleggibilità l’anno successivo.

Ma c’è ,secondo me, un fraintendimento ideologico. Spesso si ritiene da parte di chi critica la scuola considerata come azienda, che la figura del dirigente scolastico scaturisca da questa visione. Invece essa scaturisce dall’introduzione dell’autonomia delle scuole nel 2000. E’ dalla legge 59/1997 e dal D.P.R. n. 275 del 1999 che regolamenta l’attuazione dell’autonomia didattica e organizzativa delle scuole ,che sarà attuata dall’anno scolastico 2000/2001, che deriva, poi, la legge 165 del 2001 che istituisce la dirigenza scolastica e i concorsi nazionali-regionali.

Se il Ministero, in questi anni non ha saputo gestire i concorsi per i dirigenti, perché ci sono stati numerosi ricorsi (e neanche quelli per gli insegnanti, a dire il vero), ciò non significa che occorre buttare il bambino insieme
all’acqua sporca: cioè si aboliscono i concorsi e si elegge il preside nel collegio dei docenti. Si devono semplicemente organizzare meglio i concorsi.

Poi c’è chi auspica all’incontrario un dirigente scolastico che sia un puro amministratore e quindi intercambiabile con altre amministrazioni pubbliche (come nella proposta dell’ANP). Il dirigente scolastico deve essere. secondo me, come funzione imprenscidibile, un leader prima di tutto educativo e, pertanto, deve essere selezionato,con un concorso, tra i docenti.

La visione aziendalistica della scuola vede invece nella figura del dirigente scolastico soprattutto un manager, un datore di lavoro e come tale dovrebbe poter scegliere con chiamata diretta gli insegnanti della sua scuola, come fa la scuola privata.

Questa visione contrasta con il dettato della Costruzione che prevede che ci sia per il reclutamento nella Pubblica Amministrazione un concorso pubblico. Altre proposte cercano di aggirare l’eventuale anticostituzionalità con concorsi (sempre ANP) a livello di scuola o di reti di scuola, con il rischio di creare un fitto clientelismo locale.

Quindi,concludendo, l’opposizione alla visione aziendalistica della scuola, non c’entra niente con il ruolo del Dirigente Scolastico che è legato all’attuazione dell’autonomia.

Francesca Puglisi (Pd): di preside elettivo non si discute nemmeno, è un tabù?

Vincenzo Pascuzzi – Francesca Puglisi (Pd), intervistata l’8 febbraio scorso, riconosceva la maggiore utilità del dialogo e del confronto rispetto al metodo autoritario e verticistico. Queste le sue parole: «L’idea chiave è, prima di tutto, di metodo politico: la scuola ha subìto tagli, insulti e riforme calate dall’alto. Se vogliamo restituire centralità al sistema nazionale di istruzione, allora non possiamo che ripartire dalla condivisione.

Qualsiasi legge, prima di divenire tale, dovrà essere una proposta discussa e condivisa dalla più larga parte del mondo della scuola. I partiti devono fare un passo indietro per poterne fare uno avanti: più umiltà nel confronto con i vari soggetti che lavorano e vivono nella scuola, più capacità di ascolto, e anche più lungimiranza, più capacità di guardare oltre».

Anche l’attuale ministro, ora dimissionario, Francesco Profumo, all’atto della sua nomina, aveva dichiarato e promesso qualcosa di simile: “Voglio essere il ministro dell’ascolto e del dialogo ….". Propositi poi disattesi nei 13 mesi in cui è stato titolare a Viale Trastevere.

Non sappiamo se Puglisi aspiri e-o abbia delle chance per diventare il prossimo ministro dell’istruzione. Però il proposito dell’operare con confronti e decisioni condivise sembra essere già dimenticato nella attuale fase pre-elettorale.

Infatti, in un’altra recente intervista, Puglisi ha dichiarato che l’eventualità o l’ipotesi del preside elettivo "non è panacea" e non è lo strumento che possa appianare i conflitti nelle scuole. Letteralmente concordiamo in quanto "panacea" indica una pianta (mitica) con proprietà terapeutiche e in grado di guarire tutti i malanni.

Non esiste un tale vegetale e non ha senso cercarlo. Però esiste una questione sul ruolo e la funzione del preside e si dovrebbe almeno poterne parlare, discutere e confrontarsi. Perché troncare a priori queste possibilità? Quando esistono sicuri casi di presidi dittatorelli ("sceriffi") che accedono, forzano normative e leggi, abusano o fanno mobbing? E quando sappiamo che i concorsi a preside (come pure gli altri concorsi) sono permeabili a raccomandazioni e irregolarità, oggetto di troppo numerose controversie legali, e richiedono anche anni e anni per essere faticosamente portati a termine?

Del resto vengono eletti i presidi delle facoltà universitarie, perché non si potrebbero eleggere quelli delle scuole?

E i presidi vengono eletti tranquillamente anche in altre nazioni europee (Germania e Gran Bretagna).

Sulla questione influisce anche un aspetto importante, finora ignorato o lasciato in ombra, che è quello dei costi dei concorsi. Infatti i concorsi vengono gestiti con costi a piè di lista: non abbiamo preventivi da monitorare, tanto meno consuntivi. Di sicuro l’elezione sarebbe più rapida, più trasparente ed economica rispetto al concorso. Non sarebbe la panacea, che non esiste, ma alcune volte potrebbe bastare o una semplice aspirina o una tachipirina.

Sulla posizione di Puglisi (di preside elettivo non ne parliamo nemmeno quasi fosse un tabù!) troviamo anche altri commentatori di problematiche scolastiche.

Una ventina di giorni fa, Eugenio Tibaldi (ora preside, ma anni addietro collega di Marco Rossi-Doria alla scuola "Pasquale Scura" quando iniziava il progetto "Chance") titolava un suo articolo "La baggianata del preside elettivo".

Ed è di oggi il titolo di Enrico Maranzana "Eleggere direttamente i dirigenti scolastici: una proposta oscena" a una sua nota sulla questione.

Mi pare che inserire già nei titoli termini impropri come "baggianata" e "proposta oscena" non sia una modalità corretta e costruttiva e forse potrebbe nascondere un argomentare non del tutto solido e completo.

Sia chiaro, non ho nulla di preconcetto a sfavore di Puglisi, Tibaldi, Maranzana, ma credo che non siano utili proprio a nessuno posizioni preconcette e di assoluta chiusura.

Elezioni 2013. Gilda risponde al niet della Puglisi su "preside elettivo", ma incassa sì da PD e PDL su contrattazione separata

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