Educazione sessuale a scuola, Vecchioni contro Valditara: “I genitori devono starsene zitti e a casa loro, perché cos’è questo consenso? Non lo si chiede per storia o filosofia”

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Fa discutere la decisione del governo di introdurre il consenso informato dei genitori sulle attività di educazione sessuale a scuola. Una posizione che riaccende polemiche mai sopite: se da un lato c’è chi ritiene che i genitori debbano avere voce in capitolo su temi sensibili, dall’altro molti sostengono che questa richiesta di autorizzazione minacci l’autonomia educativa della scuola.

Vecchioni contro: “I genitori stiano zitti”

A reagire con veemenza è stato Roberto Vecchioni, intervenuto al programma In Altre Parole su La7. Per il cantautore ed ex insegnante, la richiesta del consenso è “assurda”: “I genitori devono starsene a casa loro e zitti. Per storia o filosofia non serve l’autorizzazione, perché dovrebbe servire per l’educazione sessuale?”. Vecchiani ha poi distinto due aspetti:

  1. L’educazione anatomica, basata su dati scientifici, che può essere insegnata da chiunque.
  2. L’educazione alle relazioni, che invece dipende dalla visione di chi la insegna.

E qui nasce il timore: “Secondo me andranno a insegnarla soprattutto cattolici e persone di destra”, ha detto, criticando il rischio di un approccio moralistico invece che laico. Per Vecchioni, parlare di sesso significa parlare di “uguaglianza, sentimento, felicità e coscienza”, valori che dovrebbero essere al centro di un’educazione realmente formativa.

Un nodo culturale ancora irrisolto

La questione resta divisiva. Se in molti Paesi europei l’educazione sessuale è materia obbligatoria da anni, in Italia continua a essere un tabù, ostacolata da resistenze ideologiche. La proposta del ministro rischia di trasformarla in un optional, mentre per molti docenti e pedagogisti dovrebbe essere parte integrante dei programmi, senza filtri preventivi.

Vecchiani ha chiuso con una provocazione: “L’amore è felicità, non repressione”. Un monito a non ridurre il dibattito a uno scontro tra laicità e moralismo, ma a riconoscere che educare al rispetto e all’affettività è un dovere della scuola, al di là delle sensibilità politiche o religiose.

Il consenso informato

Secondo la proposta, ancora non pubblicata nei dettagli, ogni attività didattica che affronti temi legati alla sessualità dovrà ottenere il consenso scritto dei genitori, da richiedere almeno sette giorni prima dello svolgimento. In caso di diniego, la scuola sarà tenuta a offrire agli studenti un’attività alternativa.

Il testo introdurebbe ulteriori limitazioni quando le scuole coinvolgono associazioni o professionisti esterni. In questi casi, sarà necessario:

  • L’approvazione del collegio docenti
  • Il via libera del consiglio di istituto
  • La definizione di criteri chiari per la selezione degli esperti

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