Educazione figli, genitori devono acquisire piena consapevolezza del loro dovere di educatori. Lettera

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inviato da Fernando Mazzeo  – Da più parti viene ormai evidenziatala scarsa capacità delle famiglie di provvedere in maniera efficace all’educazione dei figli.

Il coinvolgimento dei ragazzi in episodi di bullismo, cyberbullismo, abuso di alcool, sostanze stupefacenti e l’aumento del fenomeno delle baby gang, sono problemi non più marginali e trascurabili che, con crescente urgenza, devono impegnare genitori, insegnanti e le diverse istituzioni sociali, per assolvere efficacemente il compito di educare i giovani, dare loro un’adeguata istruzione, arginare la deriva verso la criminalità e contribuire a costruire quell’uomo nuovo per un mondo nuovo, capace di vivere con dignità le più vaste e complesse esperienze e relazioni sociali.

Si può dire che i fenomeni di sbandamento, di isolamento e deragliamento dei ragazzi, sono in parte dovuti ad una forma di neutralità, di scarsa incisività della famiglia, primo focolare dell’educazione, nel suo impegno quotidiano a sostenere e rafforzare la formazione culturale e morale dei figli.

La famiglia, a buon diritto, si pone come viva esperienza di rapporti sociali, come esercizio pratico di diritti e doveri e, soprattutto, come coscienza di quei valori etici da trasmettere e da promuovere, che appartengono alla stessa natura della funzione educativa e proiettano il ragazzo verso l’ordine, la dignità, la libertà, la legalità e la sicurezza.

Questa considerazione, se da una parte invita le famiglie a riflettere sulle proprie responsabilità, dall’altra sollecita ogni persona alla formazione di una coscienza culturale, civile, sociale e democratica che sola può dare certezza del successo formativo ed eliminare le cause che determinano la devianza e scatenano l’illegalità, la violenza e l’arbitrio.

I problemi dell’educazione e i problemi delle responsabilità genitoriali sono, dunque, indissolubilmente legati, tanto che un’azione è veramente educativa nella misura in cui la famiglia è veramente ricca e dispensatrice di valori formativi. Per questo motivo l’educazione familiare, per non scivolare nella neutralità, quella neutralità puramente negativa che distrugge alle radici ogni umana azione, non può che essere esercizio, rafforzamento delle capacità individuali, impegno per quel progresso umano e sociale che determina un altissimo livello di responsabilità.
Tuttavia, bisogna riconoscere che la famiglia, negli anni, si è un po’ imbalsamata e, sostanzialmente, è diventata incapace di infondere nei figli il meglio di sé, di operare ed agire per il bene dell’altro, di avviare un paziente e coraggioso processo di rinnovamento formativo, vivificato e integrato dall’amore, per accrescere la sensibilità e cooperare alla creazione di ambienti umani in cui ciascuno possa consapevolmente e liberamente agire.

Non si può concepire il delinearsi di una famiglia propositiva, incisiva, ordinata e feconda, se in essa non è presente un’autorità che assicuri l’ordine e contribuisca all’attuazione del bene comune. Senza ideali concreti che scaturiscono dell’impegno e dalla passione per la “Buona educazione”, senza quei sani principi illuminati dal desiderio del bene, diventerà sempre più arduo stabilire nella realtà in cui ciascuno vive e lavora, relazioni corrette, giuste e qualificate.

La famiglia, in questa nostra società, deve essere una scintilla di luce, un centro di amore, un impegno costante, un fermento vivificatore nell’ordine morale capace di accendere nei figli il desiderio del bene, di ricondurre i rapporti familiari in una dimensione di fruttuosa collaborazione e amoroso servizio.

Oggi, la maggior parte dei genitori riconosce l’importanza fondamentale dell’educazione dei figli, ma pochi hanno una coscienza chiara e precisa del loro dovere di educatori. In molti, ancora, ritengono che l’educazione interessi solo un settore della vita, quello scolastico, ignorando che il ragazzo è un essere aperto, in costante movimento e che, a volte, proprio all’interno delle mura domestiche, innocue indifferenze o trascurati affetti, possono aprire una innumerevole quantità di equivoci e scontenti destinati a concludersi in un rassegnato malessere, in episodi aggressivi, in turbate relazioni.

Per comprendere, allora, quale rapporto le famiglie devono instaurare e promuovere con i loro figli, è necessario far riferimento al “dialogo dell’amore”, l’unico in grado di offrire una visione alta della vita, una mentalità, un comportamento, un atteggiamento da cui il giovane può partire per andare oltre il vuoto e il male che ha davanti a sé e spegnere il fuoco ribelle e polemico che ha dentro di sé.

È fondamentale che i genitori, lasciando da parte il fatalismo, la pigrizia, le pietose o disperate indulgenze, rispondano, con la necessaria coerenza, ad una fondamentale domanda d’amore e si impegnino a combattere la buona battaglia con e per i propri figli.

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