Educazione emotiva a scuola, Rossi: “Gli studenti difficili hanno un sentire più sviluppato del nostro. Ecco le tre coordinate per i docenti”

“Oggi di educazione emotiva se ne parla abbastanza. Ogni classe è un volto dietro il volto. C’è un piano visibile e della performance, degli apprendimenti scolastici e un volto di emozioni soggiacenti”. Lo ha detto Stefano Rossi, psicopedagogista nel corso del suo intervento a OS Tv per il ciclo di incontri “La scuola ferita: pensieri e strumenti per insegnare oggi”
“Il cervello cognitivo e cervello emotivo in genere vengono separate da una netta linea di demarcazione, spesso. Ma non deve essere così. Ci sono per questo motivo le classi tempesta dove le emozioni esplodono in maniera sregolata e le classi nebbia, dove si trova la passività e la demotivazione“, ha proseguito l’esperto.
“Ci sono maestri e insegnanti che riescono a costruire legami importanti con gli studenti. Dobbiamo imparare dagli educatori di strada. Non dobbiamo essere amici o simpatici, quella è la confusione dei ruoli, i genitori della felicità. I ragazzini difficili hanno un sentire molto più sviluppato del nostro. L’empatia deve essere una verità, non una scorciatoia“, sottolinea Stefano Rossi, che elenca le tre coordinate per un’efficace educazione emotiva.
Le coordinate pedagogiche per l’educazione emotiva, infatti, sono tre: la prima è la saggezza: “L’educatore saggio ha compreso che i ragazzi difficili si comportano male quando non hanno parole per dare un nome al proprio sentire. Quando c’è un risentimento, diventiamo aggressivi. La violenza è sempre la negazione della comunicazione empatica“.
La seconda coordinata è il tempo: “oggi tutti abbiamo problemi di tempo. Ci scivola via tutto dalle mani. Dobbiamo riprenderci il tempo in classe. L’educazione emotiva richiede un tempo più lento“.
La terza coordinata è il sedersi accanto: “dopo una brutta giornata abbiamo bisogno di qualcuno che condivida i nostri pensieri negativi. L’ascolto, dunque, è fondamentale“.
LO SPECIALE CON STEFANO ROSSI