Educazione civica, mondo accademico e parlamentari d’accordo: Legge necessaria ma da aggiustare

Comunicato Apidge – Dubbi e incertezze sull’insegnamento dell’educazione civica.
Questo è quanto emerso dal seminario di studi e ricerca organizzato dall’Associazione professionale insegnanti discipline giuridiche ed economiche (Apidge), dal titolo “Legalità, Educazione Civica e Costituzione”, tenutosi lo scorso 5 novembre a Roma, nella sala Santa Maria in Aquiro del Senato della Repubblica.
L’incontro ha rappresentato un momento importante di raccordo tra il mondo della scuola, quello dell’università e i rappresentanti delle istituzioni, teso a definire il rilievo dello studio delle Scienze giuridiche ed economiche nel campo dell’istruzione, sino a discutere sul rapporto tra la Costituzione, l’etica comune attuale e gli ordinamenti scolastici, che di recente sono stati oggetto di un’importante innovazione didattica: l’insegnamento curricolare dell’educazione civica attraverso l’approvazione della legge 92/2019.
Dinanzi a un folto pubblico, Gaetano D’Angelo, coordinatore di Apidge Lazio, ha esposto le fasi salienti del percorso politico che hanno condotto all’approvazione trasversale e pressoché unanime del disegno di legge sull’eduzione civica.
Renato Salsone e Davide Cristofori, di Alma Diploma, hanno illustrato alcuni recenti dati sulla valutazione degli argomenti inerenti a cittadinanza e costituzione da parte dei diplomati 2019 certificando la richiesta di “diritto ed economia” e il rammarico di chi non le ha potuto studiare.
L’«educazione civica – sostiene Ezio Sina, presidente nazionale Apidge – deve poter garantire una chiara veste scientifica, cosa di cui un insegnamento trasversale, erogato da docenti non giuristi non può disporre. Per cui anche i più elevati intenti espressi in sede politica, non potranno che essere vanificati dalle procedure attuative della legge. Apidge è per la alfabetizzazione giuridica che deve avere solide basi, per costituire un corredo che accompagni la persona per tutta la vita scolastica, lavorativa, ma soprattutto in quella civile». Secondo Sina è necessario che le linee guida ministeriali previste in sede di attuazione della legge riescano a delimitare i margini di discrezionalità d’azione delle singole scuole, stante il rischio di comprimere ulteriormente la stessa libertà di insegnamento dei docenti preposti: «Ovunque si avverte il rischio che l’autonomia scolastica possa di fatto frazionare tutto il sistema in tanti piccoli feudi dove la scuola viene assimilata a un’azienda erogatrice di un pubblico servizio. I docenti, in nome dell’efficienza e dell’efficacia della prestazione, rischiano di essere relegati nei ranghi dei lavoratori subordinati, inquadrati in un sistema sempre più gerarchico».
Enrico Cuccodoro ha presentato i temi centrali della ricerca di un gruppo di lavoro del dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università del Salento. Evidenziando come le libertà e i diritti conquistati troppo spesso non vengono compresi, esercitati, rispettati se non si conoscono a fondo: e questo può far parte di un bagaglio culturale che soltanto la scuola è in grado di garantire. «Come si può non studiare il diritto nelle scuole secondarie superiori?», si chiede il professor Cuccodoro. Un bagaglio di conoscenze indispensabile per approfondire i temi connessi alla Legalità, che si spiega nella consapevolezza e nella convinzione della correttezza dei propri comportamenti. Legalità non può essere asettica e svogliata adesione a norme incomprese, ma scelta consapevole di percorsi della propria vita: questo il messaggio al centro del libro “Legalità! Paese legale, Paese reale” (2019, ed. Voilier, Lecce) presentato nei suoi tratti fondamentali..
Marta Cerioni, dell’Università Politecnica delle Marche, rivela come sempre più spesso nelle università si sia costretti ad istituire dei “pre-corsi” di diritto, proprio a causa dell’assenza di basi giuridiche riconosciute dagli stessi studenti. Si percepisce talora la mancanza di una minima cultura civica. Ben venga dunque l’obbligo previsto dalla legge 92 di affrontare già da bambini importanti percorsi didattici a forte impatto sociale, anche se si dice preoccupata per la scelta di adottare la trasversalità disciplinare che rischia di destruttura questo insegnamento fondamentale e può rendere disorganico il percorso didattico.
Giacomo Canale, ufficiale rogante della Corte costituzionale, esperto del ruolo delle istituzioni, evidenzia infine come l’istruzione, sganciata dall’educazione morale, produca diseguaglianza: «La scuola, diceva Piero Calamandrei, è un “organo costituzionale”, funzionale a tutti gli altri, presupposto per il funzionamento di tutti gli altri. Conoscere a fondo le regole alla base della nostra nazione è il punto di partenza nella formazione di cittadini consci del loro ruolo nella società».
Giovanni Cogliandro, dell’Università Tor Vergata di Roma, ha spostato l’attenzione direttamente sul testo approvato dalle Camere e ne ha evidenziato la ricaduta sul mondo della scuola, insistendo soprattutto sull’operato del Consiglio superiore della pubblica istruzione, chiamato a verificare l’impatto sulla gestione da parte delle istituzioni scolastiche.
Giuseppe Moles, membro della commissione Cultura del Senato, si dice convinto che la trasversalità di questo insegnamento renda difficilmente applicabili i buoni intenti del legislatore. Riconosce inoltre l’eccessiva eterogeneità dei temi indicati (l’educazione ambientale, i prodotti tipici del territorio, la salute della persona, la protezione civile), che rischia di svilire e diluire gli obiettivi iniziali. L’educazione civica, sostiene, è interiorizzazione, quotidiana applicazione delle norme: occorre far nascere o riscoprire il senso dello Stato, della appartenenza orgogliosa ad una comunità.
Rosa Maria Di Giorgi, membro della commissione Cultura della Camera, sostiene che con la legge 92 del 2019 sembra che sia stato creato qualcosa di monco: «Si è certamente, finalmente reintrodotta l’educazione civica nelle scuole, ma non si è provveduto ad assegnare a questa disciplina né risorse finanziarie né soprattutto risorse umane competenti». Quanto alla trasversalità disciplinare reputa alto il rischio che ben pochi insegnanti, come già succede per cittadinanza e costituzione, si facciano carico di insegnare con continuità e convinzione questa materia. «Tutto intorno sembra di vivere in una nazione senza senso civico, senza valori fondanti percepiti. Questa materia è quindi indispensabile, ma così come è stata prevista rischia di non essere utile ai nostri giovani».
Manuel Vescovi, della commissione Affari esteri ed emigrazione del Senato, insiste sulla necessità che già da studenti i cittadini siano in grado di percepire al meglio la valenza delle norme attraverso la loro immediata riferibilità ad una sanzione, dunque insiste sull’opportunità che l’educazione civica acquisisca una specifica curvatura sui temi di diritto penale: «La certezza di una norma va direttamente ricollegata alla pronta applicazione di sanzioni in caso di inadempimento. In difetto, si genera, per le piccole cose come per le grandi, una sensazione di impunità che porta a trasgredire al dettato normativo con estrema leggerezza. L’educazione civica contribuirà a rendere l’idea che sebbene la “punizione” arrivi tardi o non arrivi affatto, determinati comportamenti sono comunque sbagliati».
L’evento si è concluso con la presentazione, da parte della curatrice Miriam Mirolla, docente dell’Accademia delle belle arti di Roma, delle “Letture interattive della Costituzione”, un esperimento didattico che consiste nel trasformare il testo vigente della Costituzione in una sorta di quadro di lettura, costruito da un osservatore particolarmente motivato nell’individuare le specificità del testo normativo alla base del nostro sistema giuridico. La sperimentazione sin qui adottata ha rivelato l’importanza di una didattica interattiva basata sul pensiero visivo e su nuove strategie di coinvolgimento etico, civico e culturale: in definitiva si è trovato uno strumento particolarmente efficace per chi è chiamato a insegnare l’educazione civica.
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