Educazione alla sessualità e all’affettività: il 93,7% degli studenti chiede che diventi materia scolastica

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Alla ricerca, condotta da Durex e Skuola.net con il supporto di EbiCo – una cooperativa sociale ONLUS riconosciuta come Spin-Off Accademico dell’Università di Firenze – hanno aderito nel 2023 più di 15.000 giovani tra gli 11 e i 24 anni.

Tra i giovani intervistati il 38,7% afferma di aver avuto il primo rapporto sessuale tra i 17 e i 18 anni, in aumento rispetto al 2022 quando la fascia preponderante era 15-16 anni, ma c’è anche chi dichiara di aver avuto la sua prima esperienza prima dei 13 anni (11,6%) in aumento del 4,1% rispetto all’anno scorso.

Parlando di contraccezione, il 62,5% dei giovani intervistati dichiara di affidarsi al coito interrotto e oltre il 39,3% (+3,6% rispetto al 2022) lo definisce erroneamente come un metodo efficace contro gravidanze indesiderate o Infezioni Sessualmente Trasmesse, con le percentuali più elevate tra i giovanissimi nella fascia 11-13 anni. La consapevolezza in merito all’inefficacia del coito interrotto sembra infatti crescere con l’età, sebbene questo non sia un deterrente al suo utilizzo.

La situazione è poi ulteriormente aggravata dallo scarso confronto e dialogo, a scuola e in famiglia. I giovani, infatti, non sembrano sentirsi a loro agio nell’affrontare questa tematica a casa: il 45,3% dichiara di rivolgersi ad Internet per chiarire i dubbi in ambito affettivo e sessuale e tra questi la
maggior parte lo fa per l’imbarazzo di chiedere a qualcuno (31,6%) e perché non sa a chi rivolgersi (12,8%), con il rischio di esporsi a fake news, informazioni sbagliate e fuorvianti. Solo il 9,3% si rivolge ai genitori – con percentuali in calo negli ultimi tre anni – il 5,9% al medico, il 12% chiede aiuto agli amici oppure, semplicemente, non chiede a nessuno, con la percentuale di questi ultimi che sale notevolmente al 20,3% nella fascia dei più giovani tra gli 11 e i 13 anni. Le motivazioni di questo silenzio e chiusura risiedono nell’imbarazzo e nella vergogna che i giovani affermano di provare nel chiedere o nel parlare con qualcuno di questi temi, oltre che nella mancanza – culturalmente tipica del nostro Paese – in termini di educazione e comunicazione su queste tematiche.

Di fronte a questo scenario complicato e a tratti preoccupante quali potrebbero essere le misure da introdurre? L’educazione in ambito affettivo e sessuale risulta sicuramente la principale, in quanto strumento importante al fine di arginare gli effetti collaterali di un approccio al sesso fatto di scarsa
educazione e privo di quei filtri che educatori, esperti e genitori potrebbero porre nei confronti dei giovanissimi. In Italia, però, a differenza di altri Paesi, l’educazione sessuale non è materia obbligatoria ed è scarsamente diffusa o mal strutturata, ma i giovani la chiedono: dall’Osservatorio, infatti, emerge
che il 93,7% degli intervistati crede che l’educazione alla sessualità e all’affettività dovrebbe essere offerta come materia nel curriculum scolastico.

A luci accese

L’attività educativa “A Luci Accese”, curata dall’Associazione ALA MILANO ONLUS, un’associazione no profit che si occupa di tutela della salute e promozione del benessere delle persone, ha ricevuto il patrocinio del Comune di Milano ed è già attiva nelle scuole di Milano da ottobre, con l’obiettivo di
raggiungere attivamente 23.000 studenti, con il supporto di esperti educatori/educatrici, psicologi/psicologhe e sessuologi/sessuologhe. Ciascuna delle scuole aderenti avrà accesso a laboratori di educazione affettiva e sessuale, conferenze e incontri con esperti, docenti, genitori e personale scolastico, con momenti dedicati al feedback e alla restituzione al termine delle attività e con la somministrazione di un questionario pre e post interventi, al fine di valutare le conoscenze acquisite e il gradimento rispetto alle tematiche trattate. In queste occasioni saranno inoltre proposte attività interattive (giochi, quiz, role playing, dibattiti, etc.) e momenti di riflessione e condivisione in piccoli e grandi gruppi, oltre a garantire uno spazio di ascolto non giudicante che faciliti l’emersione di domande e vissuti personali.

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