Educare nell’era digitale, necessaria formazione dei docenti per sviluppare una corretta azione didattica
Educare non è mai stato semplice, in un mondo che cambia sempre più velocemente diventa ancora più complesso. Capire quale sia il contesto sociale nel quale si innesta l’azione educativa diventa fondamentale per costruire un’azione didattica incisiva ed efficace.
Spesso agli insegnanti viene chiesto di adoperare le nuove tecnologie e i nuovi metodi didattici senza però fornirgli le giuste competenze. Ci si perde tra progetti incentrati ad esempio su coding e digital storytelling che si trasformano in brevi parentesi estemporanee senza sorta di continuità.
Le riforme scolastiche, il punto debole della scuola.
Un’ulteriore difficoltà per i docenti è rappresentata dai continui cambiamenti a cui è stato sottoposto il sistema scolastico; ben quattro riforme negli ultimi venti anni nelle quali a cambiare sono state prevalentemente le regole, lasciando le strutture su conservatorismi chiusi e anacronistici.
Nella maggior parte degli istituti il format scolastico rimane grossomodo quello degli ultimi decenni, la mattina a scuola e il pomeriggio a casa, tipico di una concezione obsoleta e anacronistica di scuola, ideata per una società industrializzata, lineare, ma ormai distante dalla società contemporanea post-industriale, con un nuovo tessuto socio-economico dinamico in continua e rapida evoluzione.
Secondo Ken Robinson “I sistemi attuali di istruzione non sono stati pensati per fare fronte alle sfide a cui ora ci troviamo davanti. Sono stati sviluppati per rispondere alle necessità di un’epoca precedente. Non basta riformarli: occorre trasformarli.”
L’era digitale, quella della società liquida.
In questa crisi di identità dell’istituzione scolastica, certamente non è d’aiuto la complessità e la rapida trasformazione della nostra società.
Zygmunt Bauman, in una brillante metafora, ha definito la nostra la società della modernità liquida, caratterizzata da una sostanziale frenesia e dal sistematico venir meno di ogni sicurezza,dove è evidente l’inefficacia dei vecchi modi di agire ed essere, ma dove ancora non sono state definite nuove modalità attraverso le quali affrontare le sfide che ci attendono.
A questo punto diventa importante comprendere qual è il contesto sociale che caratterizza l’era del digitale. Siamo passati da una società lineare basata sulla letto-scrittura, quella della rivoluzione gutenberghiana, ad una mediale basata sulla concezione multitasking, costantemente frammentata dalle distrazioni degli schermi.
Partendo da questo presupposto appaiono evidenti le difficoltà che i docenti si trovino ad affrontare con i propri alunni, non un semplice confronto tra diverse generazioni, ma un confronto tra diversi modi di ragionare e di pensare che mette in crisi i vari modelli educativi fin qui ereditati.
Gli alunni di oggi sono i ragazzi della generazione Z, successiva ai Millennials e conosciuta anche come la generazione dei nativi digitali, della pocket culture, sempre connessa.
Luciano Floridi ha utilizzato il termine onlife per definire la nuova condizione della società mediale. Non più distinta tra online e offline, ma una realtà ibrida nella quale reale e virtuale si fondono e dove il confine tra spazio pubblico e privato diventa sempre più labile.
L’assenza della noia, una grave mancanza.
L’essere costantemente impegnati tra attività scolastiche, sportive e notifiche dei vari social, ha portato alla quasi scomparsa di un elemento importante come la noia. Ebbene sì, la noia ha una sua funzione specifica, aiuta a sedimentare le informazioni acquisite e aiuta a sviluppare il pensiero creativo. In fondo quando ci si annoia lasciamo la nostra mente libera di vagare ed è proprio in questo vagabondare che si sviluppano soluzioni creative e geniali. Andrebbe rivalutata anche in ambito scolastico come momento riflessivo per gli alunni.
La crisi educativa della subalternità inversa.
La particolarità dell’educazione moderna è che per la prima volta il docente non è più il detentore assoluto della conoscenza da trasmettere. Quando si tratta di utilizzare le nuove tecnologie accade di frequente che gli alunni siano più capaci dei propri insegnanti.
Questa asincronia inversa nella relazione didattica porta ad interrogarsi sulla necessità per i docenti di una vera e propria campagna di alfabetizzazione digitale. Essa rappresenta la base necessaria per la costruzione di nuove azioni didattiche e l’applicazione efficace delle nuove metodologie.
Comprendere come avviene la comunicazione nella sfera digitale e quali siano le sue caratteristiche, capire la funzione dell’identità digitale e come si costruisce, sono solo alcuni degli aspetti necessari al docente per educare i propri alunni e prevenire anche eventuali forme di devianza del mondo digitale quali il cyberbullismo e l’hate speech.
Condividere con i propri alunni il mondo mediale in maniera consapevole, permette una corretta valorizzazione del gruppo dei pari, questo comporta, inoltre, la creazione di un contesto classe più sano, basato sulla collaborazione e non sulla competizione, dove gli alunni si supportano a vicenda in un ambiente solidale che porta, come conseguenza positiva, ad un abbassamento della conflittualità interna al gruppo.
Per fare tutto ciò è necessario che gli insegnanti acquisiscano le competenze di base per muoversi nel mondo digitale.
Compito dell’educazione non è semplicemente quello di trasmettere informazioni ai discenti, ma è quello di formare le nuove generazioni e per far questo non si può, oggi, non tener conto del quadro sociale in cui si realizza l’azione didattica e che coinvolge, inevitabilmente, la sfera mediale.