Educare all’Intelligenza Artificiale fin dall’Infanzia, anzi … educare oltre l’Intelligenza artificiale. La sfida globale, cosa sta succedendo in Europa e nel mondo

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Partiamo da una riflessione di Francesco Profumo, ex Ministro dell’Istruzione che ha pubblicato su La Stampa un intervento che invita a guardare all’educazione 0–6 come il cuore della grande trasformazione educativa del nostro tempo. In un mondo in cui i bambini entrano in contatto con l’intelligenza artificialeprima ancora di imparare a leggere e scrivere, non è sufficiente “insegnare a usare la tecnologia”: è necessario educarecone soprattutto l’IA.

Educazione e intelligenza artificiale: una questione pedagogica, non solo tecnologica

L’intelligenza artificiale non è più un elemento esterno all’ambiente educativo: è parte dell’ambiente stesso. Profumo lo sottolinea con chiarezza: “Non si tratta di tecnologia, ma di educazione. Profondamente educativa. E quindi culturale, sociale, politica.”

Cosa succede in Europa: modelli innovativi a confronto

Molti Paesi europei stanno sperimentando approcci ibridi tra natura e tecnologia nei servizi per l’infanzia, cercando di valorizzare le potenzialità della digitalizzazione senza sacrificare la dimensione umana, relazionale e creativa. Ecco alcuni esempi, i primi tre citati da Francesco Profumo.

  • Finlandia: già nella fascia 0–6 il curriculum nazionale promuove l’uso di strumenti digitali semplici come supporto all’esplorazione interdisciplinare. L’approccio non è orientato alla performance, ma al gioco creativo e collaborativo, con ampi spazi verdi e ambienti misti.
  • Danimarca: nei Digital Playgrounds i bambini esplorano robotica, coding unplugged e storytelling digitale, sempre con l’adulto come facilitatore e la libertà esplorativa al centro del processo.
  • Barcellona: il progetto Escoles Bressol del Futur lavora sull’integrazione di materiali tradizionali e digitali (tablet, piccoli robot, registratori vocali) per stimolare narrazione, documentazione e apprendimento attivo.
  • Svezia: oltre il 75% dei bambini 0–3 è inserito in servizi educativi. Qui i nidi e le scuole dell’infanzia utilizzano applicazioni come Polyglutt per la lettura digitale multilingue e strumenti di realtà aumentata per sostenere la narrazione e l’osservazione del mondo naturale.
  • Francia: l’istruzione pre-primaria è gratuita e universale dai 3 anni. Alcuni progetti pilota hanno sperimentato assistenti vocali in classe per sostenere il linguaggio orale nei bambini con difficoltà comunicative, sempre con supervisione educativa.
  • Estonia: Paese leader nella digitalizzazione, integra attività di coding ludico già nella scuola dell’infanzia, con un’attenzione particolare alla formazione degli educatori e al bilanciamento tra tempo online e tempo nel mondo reale.
  • Germania: Alcuni Zentrum für Lehrerbildung (centri di formazione docenti) collaborano con università e artisti per sperimentare nuovi metodi di formazione che integrano intelligenza artificiale, filosofia dell’educazione e pratiche artistiche. Gli insegnanti riflettono sul ruolo dell’IA come oggetto e come strumento della pratica educativa.
  • Belgio: Il governo fiammingo ha lanciato il programma AI in Education, rivolto alle scuole secondarie e alle formazioni tecniche e professionali (VET). Le attività si articolano in moduli come: Cosa sono gli algoritmi? Come funzionano ChatGPT e gli LLM? Quali rischi e bias nascondono? Viene usato un approccio transdisciplinare: le attività si svolgono non solo nelle materie scientifiche, ma anche in lingua, storia e filosofia. Comunità francofona (Wallonie-Bruxelles) ha, invece, lanciato il Progetto pilota “IA à l’école” in 15 scuole secondarie, con formazione a insegnanti e studenti sui temi: intelligenza artificiale e creatività; educazione ai dati personali; IA e giustizia algoritmica. Attivato anche un laboratorio mobile di AI education che si sposta tra scuole rurali e urbane, per promuovere equità territoriale. Inoltre, da ricordare il progetto AI4Belgium – Kids Track, per introdurre i bambini dai 10 anni in su ai concetti base dell’IA, tramite attività ludiche, quiz e narrazione.

Fuori dall’Europa: esperienze emergenti nel mondo

Una lista che sarebbe lunga, ma che riduciamo a soli 4 esempi, i più significativi.

  • Singapore: nel sistema Smart Preschool, i bambini utilizzano dispositivi interattivi per esplorare concetti scientifici in modo ludico, mentre il governo ha investito in programmi di formazione specifici per docenti della prima infanzia.
  • Canada: a Vancouver, alcune scuole per l’infanzia sperimentano il Digital Storytelling Studio, un ambiente in cui bambini e insegnanti co-creano racconti digitali integrando voce, disegno, fotografia e movimento.
  • Corea del Sud: il Ministero dell’Istruzione ha introdotto laboratori di AI Literacy a partire dalla scuola materna, ma con l’obiettivo dichiarato di “insegnare ai bambini a pensare criticamente sulle macchine, non solo a usarle”.
  • Stati Uniti: La piattaforma StoryBots, oggi parte del gruppo Netflix, viene usata in contesti educativi per spiegare concetti complessi (come “cos’è un algoritmo”) a bambini piccoli, usando risorse video e AI interattiva. Adatta alla fascia 4–6 anni, è impiegata in programmi pilota per introdurre l’educazione digitale in modo narrativo e accessibile.

Educare con, dentro e oltre l’IA

Francesco Profumo propone una triplice chiave di lettura:

  • Educare con l’IA: significa integrarla come strumento all’interno di contesti significativi, ludici e narrativi.
  • Educare nell’IA: vuol dire aiutare i bambini a sviluppare competenze di cittadinanza digitale, imparando a distinguere tra reale e virtuale, tra relazioni autentiche e simulate.
  • Educare oltre l’IA: è il compito più urgente. Significa coltivare l’empatia, la lentezza, l’ascolto, la bellezza. Quelle qualità che nessun algoritmo potrà mai sostituire davvero.

Formazione e politiche: la chiave del cambiamento

Tutti questi processi richiedono una profonda trasformazione della formazione degli educatori. Molti sono gli esempi formativi, ce ne sono anche in Italia, a partire dal progetto “Intelligenza artificiale a scuola”, al programma “Formazione al Futuro”.

In Belgio, sia nella comunità fiamminga che in quella francofona, la formazione degli insegnanti sull’uso e la comprensione dell’intelligenza artificiale è già parte integrante dei percorsi scolastici e universitari. Nella comunità fiamminga, ad esempio, è stato avviato il progetto AI in Education, destinato ai docenti delle scuole secondarie. Questo programma propone moduli di formazione che affrontano temi come il funzionamento degli algoritmi, i rischi di bias nei modelli predittivi e le implicazioni etiche dell’automazione. I corsi sono pensati per essere trasversali e coinvolgere non solo le materie scientifiche, ma anche le discipline umanistiche. Partner del progetto sono KU Leuven e l’istituto di ricerca tecnologica imec, a garanzia dell’alta qualità formativa.

Nella comunità francofona del Belgio, un’iniziativa pilota denominata “IA à l’école” è stata attivata in quindici scuole secondarie. Oltre a introdurre strumenti e concetti legati all’intelligenza artificiale, il programma mira a sensibilizzare insegnanti e studenti su aspetti fondamentali come la protezione dei dati personali, la creatività digitale e la giustizia algoritmica. Particolarmente interessante è l’impiego di un laboratorio mobile itinerante che porta esperienze di AI education anche nelle aree rurali o periferiche, contribuendo a ridurre il divario territoriale nell’accesso all’innovazione didattica.

Anche le università pedagogiche belghe si sono attrezzate. I principali atenei del Paese, come l’Université catholique de Louvain, l’Università di Gand e la Haute École Léonard de Vinci, hanno introdotto nei corsi di laurea per futuri insegnanti dei moduli obbligatori dedicati all’intelligenza artificiale, affrontando sia l’aspetto tecnico che quello pedagogico ed etico. In questi contesti, la formazione all’IA è pensata come un elemento strutturale della professionalità docente del XXI secolo.

A livello europeo, uno dei progetti più significativi è AI4T – Artificial Intelligence for Teachers, promosso nell’ambito di Erasmus+ e che coinvolge, oltre al Belgio, anche Francia, Lussemburgo e Italia. L’obiettivo del progetto è quello di sviluppare un quadro comune di competenze per i docenti, che possa essere adottato a livello europeo per integrare l’intelligenza artificiale nella didattica in modo consapevole, inclusivo ed efficace. Le attività comprendono workshop, toolkit digitali, guide operative e momenti di confronto tra scuole europee.

Infine, in ambito internazionale, vale la pena citare il Quadro di competenze per insegnanti sull’IA sviluppato dall’UNESCO, adottato da diversi Paesi tra cui Brasile, Sudafrica, Egitto e Tailandia. Il framework propone un percorso graduale che parte dall’alfabetizzazione digitale di base, per arrivare a competenze avanzate nell’uso didattico dell’intelligenza artificiale, nell’analisi dei dati educativi, nella promozione di un uso equo e trasparente delle tecnologie e nella gestione delle questioni etiche. Si tratta di una struttura modulare, pensata per essere adattabile a diversi contesti culturali e scolastici, e oggi sempre più presa come riferimento anche in ambito europeo.

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