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Educare alla pace in un progetto sempre attuale del Friuli-Venezia Giulia: in allegato un progetto esecutivo

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Il momento storico appare tra i più propizi per riproporre, all’attenzione dei docenti italiani, il frutto del lavoro di un gruppo di 162 insegnanti impegnati in un programma originale di formazione e ricerca, denominato “La pace si insegna e si impara”, che si è svolto tra il 2015 e il 2017 nel Friuli-Venezia Giulia.

L’elaborazione delle “Linee Guida per l’educazione alla pace e alla cittadinanza glocale” – come scrivono nella premessa del documento – è frutto della lettura riflessiva della realtà e dell’esperienza concreta di ciascuno dei docenti coinvolti. Il programma – continua il documento – si è basato sulla riflessione pedagogica personale e collegiale, degli educatori, la progettazione, la ricerca sapienziale, l’azione concreta, la sperimentazione didattica, il coinvolgimento degli studenti, il lavoro in rete tra scuole e con le comunità locali.

L’alleanza educativa

Il programma è stato realizzato nell’ambito di un’alleanza educativa che ha visto la collaborazione tra istituzioni e soggetti diversi: dall’Assessorato all’Istruzione della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia all’Ufficio Scolastico Regionale per il Friuli Venezia Giulia, dal Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la pace e i Diritti Umani al Coordinamento Regionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani del Friuli Venezia Giulia, dalla Rete Nazionale delle Scuole per la Pace e i Diritti Umani alla Tavola della pace. Il loro apporto, ispirato dalla volontà di promuovere in ogni territorio la costruzione di una comunità educante impegnata per la pace, ha consentito la realizzazione di un’autentica esperienza di dialogo e cooperazione educativa.

La realtà glocale: le coordinate del tempo e dello spazio

Al centro della scuola – si sottolinea nell’eccellente documento alla cui realizzazione hanno partecipato una infinita e qualificata quantità di docenti – ci sono persone che devono crescere e “imparare a vivere” in pace in un mondo in continuo, rapido cambiamento. Un mondo complesso, globalizzato, sempre più interconnesso e interdipendente. Assieme alle coordinate del tempo, negli ultimi decenni si sono modificate sostanzialmente anche quelle dello spazio. Al punto che lo spazio di vita di ciascun essere umano è giunto a coincidere con il mondo. Il rapporto tra i due poli estremi di questo spazio – il locale e il globale è in continua tensione ed evoluzione. Ma le interconnessioni tra questi due poli sono diventate così numerose e veloci da determinare una nuova dimensione dell’esistenza umana: la realtà “glocale”.

Una nuova dimensione: la cittadinanza plurale

Dentro a questa nuova realtà – si sottolinea sapientemente nelle “Linee Guida per l’educazione alla pace e alla cittadinanza glocale” che vede autori autorevoli Flavio Lotti, Aluisi Tosolini, Attilio Bertolucci, Flavia Virgilio – è mutato anche il concetto di cittadinanza, che storicamente era limitato alle tradizionali dimensioni nazionali e subnazionali (comunale, regionale). Con il processo di unificazione europea, abbiamo via via assunto la cittadinanza europea e oggi, in un mondo sempre più globalizzato, ha preso forma la dimensione della cittadinanza globale. Per questo, oggi, si deve parlare di cittadinanza plurale: locale, regionale, nazionale, europea, globale.

L’educazione alla cittadinanza glocale

Nella realtà contemporanea, il rapporto tra le diverse dimensioni della cittadinanza plurale è in continua tensione e mutamento. La vita, le attività e la comunicazione di ogni essere umano oggi sono determinate da una miriade di flussi che hanno origini e traiettorie estremamente complesse ed intrecciate. Per questo, l’educazione alla cittadinanza oggi non può che essere “glocale”, ovvero capace di riconoscere e far dialogare tutte le “cittadinanze” nel segno dell’armonia, dell’inclusione e dell’interazione. Un approccio segmentato all’educazione alla cittadinanza è oggi profondamente inadeguato.

Cittadini liberi

Preparare i giovani a vivere da cittadini liberi, consapevoli e responsabili dentro a questa nuova dimensione della cittadinanza è uno dei compiti più urgenti della scuola e della nostra società. L’incapacità di leggere, capire e relazionarsi con il mondo in cui si vive causa conflitti, sfiducia, disagio ed emarginazione sociale, povertà, disuguaglianze, disoccupazione, aggressività, violenza.

Perché educare alla pace?

“Perché educare alla pace?” è la domanda che si sono posti i numerosi docenti partecipanti al progetto e che, ciascuno di noi, specie in questi giorni di tribolazione mondiale, si sta ponendo. Scrivono nelle “Linee guida” Flavio Lotti, Aluisi Tosolini, Attilio Bertolucci, Flavia Virgilio che “La pace è un valore a cui spesso diamo poca importanza. Eppure, il mondo contemporaneo è lacerato da violenze e conflitti, disuguaglianze e tensioni che stanno portando scompiglio in molte vite e società. Miseria, fame, guerre, traffici di armi, migrazioni, terrorismo, cambiamento climatico, devastazioni ambientali, persecuzioni, disoccupazione, sfruttamento, violenza, razzismo e xenofobia non danno pace a centinaia di milioni di persone”. “I problemi, per essere risolti, esigono una forte disponibilità al dialogo, all’interscambio, alla collaborazione e alla cooperazione a tutti i livelli, ma la spinta all’individualismo e alla competizione selvaggia alimenta le contrapposizioni, la conflittualità, la chiusura, l’esclusione e la violenza” si sottolinea nell’eccellente documento alla cui realizzazione hanno partecipato una infinita e qualificata quantità di docenti.

L’educazione alla pace

Per giungere alla pace, è necessario educarci ed educare alla pace facendo in modo che ogni persona possa:

  • riscoprire il significato autentico, il valore e i vantaggi della pace;
  • essere consapevole dei propri diritti ma anche dei propri doveri;
  • sentirsi responsabile della costruzione della pace.

Il ruolo della scuola

La pace s’insegna e si impara – si fa presente nelle “Linee Guida per l’educazione alla pace e alla cittadinanza glocale”. Per questo la scuola ha una responsabilità speciale. Del resto, se la scuola non educa alla pace, a cosa educa? L’educazione alla pace non può essere considerata un compito aggiuntivo da sommare ai tanti che ricadono sulla scuola. Non è una nuova disciplina da aggiungere agli altri insegnamenti. L’educazione alla pace deve essere considerata come lo sfondo integratore dell’intero processo formativo.

Questo non significa che siccome “tutto è pace” non abbiamo bisogno di “fare niente” di più o di diverso. La pace, e soprattutto l’esperienza della sua mancanza, ci interroga e ci spinge a ripensare costantemente il nostro modo di essere e di fare scuola.

La scuola come luogo di pace: un progetto speciale

La scuola è un grande spazio d’incontro e di crescita delle persone – si sottolinea con saggezza nelle “Linee Guida per l’educazione alla pace e alla cittadinanza glocale”. Un grande laboratorio di relazioni, una grande palestra di vita. Uno dei pochi luoghi pubblici che funzionano come comunità. Per educare pienamente alla pace, la scuola deve dunque cercar di essere un luogo e una comunità di pace. Un posto dove si cresce e ci si allena a vivere in pace, si studia e si fa esperienza di pace. Una scuola di pace è innanzitutto una scuola che riflette su se stessa e che si ripensa, sia a livello culturale che organizzativo. Tutti, dal dirigente scolastico agli insegnanti, dal personale tecnico agli studenti e ai genitori, debbono rispondere alla domanda: cosa possiamo fare per trasformare la nostra scuola in un luogo di pace? il progetto che si allega è un esempio di percorso virtuoso fornito da queste strepitose linee guida scritte dagli autorevoli Flavio Lotti, Aluisi Tosolini, Attilio Bertolucci, Flavia Virgilio.

08.03.2022 – Progetto di Educazione alla Pace

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