Due milioni di giovani italiani non studiano né lavorano: debole il legame scuola-imprese

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In Italia ancora troppi giovani inattivi: oltre due milioni non studiano né lavorano.

E aumenta anche il numero degli incapienti, cioè coloro che hanno un reddito talmente basso che non presentano denuncia dei redditi o, pur presentandola, non beneficiano di detrazioni. Questi ultimi ammontano a quasi otto milioni.

A conferma delle difficoltà dei ragazzi italiani arriva un rapporto del Wef (World Economic forum), di cui parla La Stampa. A essere considerati inattivi sono il 19,2% dei giovani tra i 15 e  i 24 anni: Roma in particolare si piazza al 56° posto tra gli 82 totali della classifica Wef. L’1,4% dei bambini non risultano essere iscritti a scuola. Male anche la formazione continua (Italia al 74° posto) e delle opportunità di lavoro (73°).

Capire quali possono essere le soluzioni a un problema così importante pare ora difficile. Il viceministro all’economia Laura Castelli ha anche accennato di recente a un assegno apposito per i ragazzi che si trovano in questa situazione. Secondo Andrea Garnero, economista dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), bisogna mettere in campo più strumenti. Le problematiche derivano soprattutto dal legame debole scuole-imprese, dalla domanda di lavoro che spesso non è adeguata, così come l’offerta formativa non risulta essere adatta.

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