DSGA ai sindacati, “non firmate quel contratto, vi spieghiamo perché: non valorizza il personale, ci dequalifica e ci declassa”. INTERVISTA a Fabio Amici

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Monta la protesta dei Dsga. I Direttori dei Servizi Generali ed Amministrativi del mondo scuola si dissociano dal contratto collettivo firmato da alcuni sindacati a luglio scorso e dopo le proteste dei giorni scorsi inscenate davanti al MIM, i componenti del gruppo “Noi … DSGA” annunciano imminenti ulteriori forme di lotta e fanno sapere che sarebbero tanti i lavoratori della scuola pronti a cancellare la propria iscrizione al sindacato in modo da poter chiedere che il nuovo contratto – da loro considerato dequalificante e bocciato con il 93 per cento dei voti in un sondaggio tra 13000 associati – non si applichi a loro.

Secondo i manifestanti, sono tanti i punti di criticità evidenziati in un CCNL che, “anziché valorizzare, sta trasformando il ruolo del DSGA, da tempo indeterminato ad incarico aprendo la strada addirittura alle reggenze obbligatorie e mal pagate. “Si prospetta una revisione peggiorativa con un aumento di responsabilità a fronte di un’elevata qualificazione che nella sostanza è solo apparente”, spiega l’associazione. “Con il nuovo Contratto si vuole sopprimere definitivamente la figura professionale del Coordinatore amministrativo, figura necessaria per il giusto equilibrio nell’ambito delle segreterie scolastiche, a favore di una figura professionale, quella di operatore esperto, praticamente una fotocopia di un collaboratore esperto, di cui le scuole non hanno proprio bisogno”.

Sul banco degli imputati anche la creazione dell’Area dei funzionari e delle Elevate Qualificazioni, che viene vista come una soluzione che secondo il gruppo farebbe “regredire i DSGA prevedendo titoli d’accesso inferiori alla laurea magistrale”, titolo oggi previsto per l’area D della quale fanno parte. Inoltre, si evidenzia come l’ipotesi di contratto sia stata criticata anche da sindacati firmatari perché “lede i diritti di tutto il restante personale della scuola, tra cui quelli degli Assistenti Amministrativi che, per effetto della soppressione dell’Area C, si vedranno costretti a dovere sostituire il DSGA per i periodi di assenza inferiori a 3 mesi, mentre per periodi più lunghi saranno gli stessi DSGA di altre scuole ad essere obbligati addirittura alla reggenza”.

Per capirne di più abbiamo intervistato il Dsga Fabio Amici, in servizio presso una scuola del Lazio, e portavoce dell’Associazione “Noi…Dsga”.

Dottor Fabio Amici, come nasce la vostra associazione?

“E’ un gruppo di autoaiuto costituito da 13000 persone. Pensare che nel 2009 fa eravamo pochissimi”.

Quanti sono i Dsga in Italia?

“Abbiamo 8000 scuole, i Dsga di ruolo sono all’incirca 5500, con un grande aumento dopo l’ultimo concorso, perché eravamo 4000. Il concorso del 2018 ne ha immessi 2000, ma ora, tra pensionamenti e abbandoni vari, ci sono 2507 scuole senza Dsga titolare. Dunque un terzo di scuole è privo di un Dsga titolare”.

Perché non siete d’accordo con il nuovo contratto sottoscritto a luglio scorso?

“Il contratto è stato firmato a luglio tra l’Aran e quasi tutti i sindacati, tranne la Uil che non ha voluto firmare perché ha visto al momento trattative che c’erano dei discorsi nebulosi che anche noi abbiamo notato”.

Ci descriva la figura del Dsga e il suo ruolo nella scuola

“Ruolo complicatissimo da descrivere, perché il nostro ambito di competenze è vastissimo. Cercando di semplificare al massimo, è il numero 2 nella piramide organizzativa della scuola, il direttore amministrativo infatti firma gli atti principali delle istituzioni scolastiche, il programma annuale, il conto consuntivo, i mandati di pagamento e le reversali di incasso, poi provvede ad autorizzare il pagamento dei supplenti brevi assieme al dirigente scolastico e in più coordiniamo e gestiamo tutto il personale Ata, che in ogni scuola d’Italia varia da un minimo di 25 unità ma può arrivare anche a 70 persone negli istituti più complessi come i convitti e negli agrari. Non parliamo di ufficietti, è come se gestissimo un piccolo Comune”.

Addirittura

“Guardi, un Comune di queste dimensioni è composto mediamente da 4 o 5 funzionari mentre a scuola c’è un solo funzionario che deve fare tutto: Il Dsga. Nei Comuni, peraltro, il lavoro che è svolto dal DSGA è ripartito tra più funzionari che si chiamano Posizioni organizzative (PO). E quindi ogni settore ha una PO che gestisce un certo numero di impiegati, mentre noi ci occupiamo di pensionati, immissioni in ruolo, della contrattualizzazione del personale, della contabilità, degli aspetti fiscali, e di quelli giuridici della scuola, ad esempio ci occupiamo della gestione dei ricorsi e dell’esecuzione delle sentenze giudiziarie, pertanto bisogna avere le competenze che spaziano a 360 gradi. Nei vari enti queste diverse competenze vengono ripartite e gestite da diversi soggetti responsabili. Nella scuola ciò non succede. Esiste il DSGA, che spesso non può essere coadiuvato neanche dal Dirigente Scolastico in questi compiti, perché magari non ha competenze specifiche in aspetti amministrativi e giuridici, in quanto proveniente dall’insegnamento e quindi poco avvezzo all’amministrazione. Inoltre, nelle segreterie, si scontano anni e anni di errate politiche di reclutamento e totale assenza di formazione, che provoca una forte carenza di personale effettivamente preparato, spesso anche quello oberato di lavori ripetitivi e spesso inutili. Per far capire l’assurdità del mondo della scuola, in segreteria solo una figura viene assunta per concorso: il Dsga. Il restante personale è stato immesso tramite procedure per anzianità, ed ora anche il DSGA vorrebbero reclutarlo in questa maniera, senza alcuna procedura selettiva per titoli ed esami”.

Un po’ come per parte dei docenti

“I docenti se non altro fanno i concorsi, qui invece trovi degli assistenti amministrativi che entrano da collaboratore scolastico e poi con 24 mesi anche non continuativi possono essere chiamati dalle scuole per supplenze come assistente amministrativo e poi passano di ruolo. Quindi noi ci troviamo a lavorare con persone volenterose e spesso anche laureate ma con poca professionalità, ma non sempre siamo così fortunati”.

Non basta la laurea, quando c’è?

“Guardi, magari sono lauree poco attinenti oppure si tratta di persone laureate 30 anni orsono o hanno preso il massimo alle superiori e dunque vanno a lavorare in segreteria anche se privi di formazione. Noi facciamo pratiche complesse, lavoriamo per l’Inps che ci ha addossato Passweb, un programma per il calcolo materiale delle pensioni e delle buonuscite del personale, in un certo senso mettiamo le mani in tasca al personale, cosa che dovrebbe fare l’Inps. Dovrebbe essere l’Inps a chiedere al Mef, il quale retribuisce materialmente il personale della scuola, attraverso l’intercomunicabilità dei database: invece all’Inps non vogliono usare Passweb, in particolare l’inserimento dei dati retributivi relativi ai servizi svolti nell’abito della scuola, di tutta la carriera scolastica previdenziale, di tutti i 41 anni. Servirebbe personale che non riusciamo a ottenere. Questa dequalificazione la vediamo con questa modifica dell’ordinamento professionale prevista dal contratto che appunto ha visto l’eliminazione del Coordinatore amministrativo e del Coordinatore tecnico e la sostituzione di una figura prima sconosciuta cioè dell’Operatore scolastico”.

Cerchiamo di capire meglio

“Dal 2001, da quando era stata prevista la nascita di questa figura del Coordinatore, la medesima non è mai stato istituita dal Ccnl, per cui nel 2001 abbiamo il Dsga che è il livello D. Sulla carta dunque avremmo dovuto avere il Dsga al Livello D, il Coordinatore amministrativo e quello tecnico al Livello C, l’Assistente amministrativo al Livello B, e il Collaboratore scolastico che è un Livello A. In pratica, con il contratto ultimo firmato a luglio 2023 – e che si riferisce al 2019-2021 – il Coordinatore scolastico scompare anche sulla carta. Invece tra la figura dell’Assistente amministrativo e quella del Collaboratore scolastico viene inserita questa nuova figura che si chiama Operatore scolastico di cui non si capisce la finalità.”

Quale titolo di studio serve?

“Deve avere un diploma. Si verrebbe così a sovrapporre al diploma richiesto già all’assistente amministrativo. La figura dovrebbe assolvere all’assistenza di base degli alunni con disabilità, cosa che già svolgono i collaboratori scolastici. Addirittura si vorrebbero utilizzare questa figura per aiutare le segreterie, senza alcuna preparazione e formazione. Pazzesco. Anziché professionalizzare, si dequalificano tutti gli ATA e le segreterie. Ma c’è un altro problema”.

Vediamo

“E’ che con l’abolizione del livello C noi del Livello D in pratica nel nuovo contratto veniamo accorpati nell’area definita delle Elevate qualificazioni (EQ) e dei funzionari, che al suo interno comprenderebbe i Dsga e gli assistenti amministrativi facenti funzione del Dsga, che dovrebbero essere stabilizzati attraverso una selezione e diventare funzionari se hanno tre anni di servizio come facenti funzione Dsga”.

E questo non va bene?

“La risoluzione del problema dei facenti funzione secondo noi non deve essere usata per colpire tutte le altre figure professionali. Qui si vede chiaramente la dequalificazione di tutto il personale Ata e del Dsga. Secondo le tabelle professionali del nuovo CCNL, tra la fascia dell’assistente amministrativo e del Dsga non c’è più il cuscinetto dell’area C, e quindi tutti i DSGA sono stati chiaramente fatti scendere di un’area: ciò consente i passaggi di categoria superiore a un numero imprecisato di facenti funzione aventi diritto. In più, non si riesce a capire il numero di questi aventi diritto anche perché nel contratto il termine per la stabilizzazione è stato posto al 31 dicembre 2026, quindi mancano ancora tre anni. Insomma, secondo noi non c’è l’obiettivo di risolvere i problemi, abbiamo condotto un sondaggio tra gli iscritti al gruppo NOI…DSGA per sapere se fossero favorevoli o contrari a questo contratto. Bene, tra i circa 1000 votanti, il 93 per cento ha votato contro, il 4 per cento si è detto indifferente e solo il 3 per cento era favorevole. Questo per far capire che quello che dicono i sindacati non è reale”.

Ce l’avete dunque con i sindacati?

“Ce l’abbiamo con alcuni sindacati. Segnalo che ogni CCNL è preceduto da un atto indirizzo. In questo documento era scritto a chiare lettere che tutta la procedura del contratto avrebbe dovuto valorizzare tutto il personale e in particolare il Dsga, cosa che non è avvenuta affatto. Invece di valorizzarci con il passaggio a EP ci ha dequalificati prevedendo il sistema secondo cui un Dsga di ruolo, vincitore di concorso negli anni precedenti con titolo laurea magistrale, si vede declassare a semplice funzionario con titolo richiesto solo una laurea triennale per poi vedersi riassegnato un incaricato triennale da parte dell’ATP o dell’Usr da DSGA: noi entriamo nell’area funzionari, dopo di che a noi l’Atp dà l’incarico di EQ. Una follia senza senso”.

Ci aiuti a capire meglio questa cosa

“Quando lei viene assunto di ruolo da DSGA deve avere una laurea magistrale. Ad esempio, io ho vinto il concorso da Dsga. Il mio profilo, dunque, è quello di Dsga. Con il nuovo contratto non esiste più la parola Dsga, né il ruolo di Dsga. Veniamo inquadrati come funzionari per i quali non è richiesta la laurea magistrale. Prima eravamo Livello D. Bene, ora diventiamo funzionari, che in pratica equivale a essere inseriti nell’ex area C per poi avere un incarico da parte di un altro organo gerarchicamente superiore. Dunque si tratta di una precarizzazione del nostro ruolo, visto peraltro che l’incarico è triennale. Per i facenti funzione la situazione è ancora più lacunosa perché per loro il contratto dà la sicurezza dell’incarico, ma questo viene concesso dall’Atp solo in mancanza di posti disponibili da (ex) Dsga titolari, e nelle scuole rimaste libere, magari anche fuori provincia, chi lo sa? Quindi è ancora peggio. Il problema potrebbe essere anche un altro per l’amministrazione scolastica: se il facente funzione non accettasse l’incarico che cosa succederebbe? Nessuno conosce la risposta perché il contratto non lo spiega: può in questo caso rimanere un posto da EQ e un funzionario nella stessa scuola? Ripeto: non lo sa nessuno. I continui dubbi, la poca chiarezza normativa produrranno migliaia di contenziosi, ne sono certo”.

Veniamo alla valorizzazione del personale

“Per quanto riguarda la valorizzazione del personale, il Mim aveva stanziato 36 milioni per questo contratto e quindi noi nell’ambito della valorizzazione anche della nostra figura, avevamo chiesto di appoggiare una semplice richiesta del raddoppio della nostra indennità di direzione, una parte della quale è fissa pagata mensilmente insieme allo stipendio ed una parte variabile pagata dalla scuola a carico del MOF. Tutto questo sarebbe costato solo 6 milioni circa”.

A quanto ammonta?

“La fissa circa 189 euro, che sono inseriti nello stipendio, e un’altra parte che proviene dal Fondo di istituto che viene commisurata in base a vai parametri”.

Qual è invece il vostro stipendio netto?

“Lo stipendio iniziale è di 1500 euro netto, che comprende già la citata indennità fissa, mentre la parte variabile va da 2000 a 6000 lordi all’anno. Vorrei inoltre segnalare che noi siamo l’unica figura professionale esclusa da qualsiasi compenso accessorio del mondo della scuola ad esclusione appunto dell’indennità di direzione. Per cui, a differenza dei docenti e del personale Ata che possono partecipare alla ripartizione per esempiodel bonus merito della Buona scuola e a tutti gli altri progetti retribuiti della scuola, noi non abbiamo mai potuto partecipare alla ripartizione di queste risorse, per una interpretazione fantasiosa di alcuni funzionari ministeriali che ci hanno trattato come dirigenti, ritenendo così il nostro compenso come onnicomprensivo”.

Faccia un esempio pratico

“Per assurdo, tanto per dirne una, in merito a un progetto di miglioramento – chiamato piano delle arti – dove avevano lavorato i Dsga di molte parti d’Italia, le ore di straordinario svolte non sono poi state pagate perché un ipotetico Ufficio centrale di bilancio del Mim non li vistava per il fatto che per la loro partecipazione i Dsga non avrebbero potuto prendere alcun compenso”.

Di quante persone coinvolte stiamo parlando?

“Ci sono stati 4000 Dsga che hanno lavorato anche per 20 e più ore di straordinario che non si sono visti riconoscere il pagamento. In alcuni casi hanno dovuto restituire i soldi alla scuola. Lei capisce benissimo come siamo messi rispetto all’altro personale scolastico”.

I Dsga non possono aspirare alla carriera di dirigenti scolastici, come i docenti. E’ così?

“A noi è preclusa la possibilità di diventare dirigenti. Alla dirigenza scolastica può aspirare solo chi ha svolto la funzione docente. Per cui partecipa solo chi ha fatto 5 anni di docenza – cosa singolare – peraltro anche a tempo determinato. Peraltro, dell’indennità di direzione di cui chiedevamo il raddoppio non se ne fa nulla, è stata derubricata e tutti i 36 milioni previsti per questa cosa sono stati utilizzati per la stabilizzazione dei facenti funzione a funzionari. Capisce bene che non si può parlare di valorizzazione. Abbiamo chiesto ai sindacati: dov’è la valorizzazione? Abbiamo un ruolo che è diventato precario, in quanto, come detto, diventa triennale. La persona che ti poteva coadiuvare, cioè il Coordinatore amministrativo, è stato eliminato dalla scuola con la scusa che non è mai stato attivato e invece poteva essere benissimo attivata per esempio con il passaggio da parte di assistenti amministrativi. Ci chiediamo: se è inutile nella scuola, come mai nel contratto dell’AFAM il funzionario/coordinatore è stato tranquillamente mantenuto?”.

E’ per tutte queste difficoltà sul vostro percorso professionale che contestate il contatto firmato a luglio?

“Una figura di Dsga forte, dotato di competenze può esser fastidiosa. Penso ai dirigenti scolastici per i quali viene bandito un nuovo concorso anche se mancano meno di 1000, mentre il nostro concorso che era per soli 700 posti e cioè molti meno di un quinto rispetto ai posti vacanti: non abbiamo più notizie da un anno e mezzo. Non vediamo per niente di buon occhio questo contratto. Abbiamo chiesto ai sindacati di non firmarlo. La Uil, non firmando l’accordo di luglio, ha chiesto la riapertura delle trattative. Ci sono dei punti che la stessa Cgil ha ritenuto lacunosi: da una parte il funzionario viene indicato come uno che deve avere il possesso della laurea triennale mentre nelle tabelle dei vari profili del personale Ata si dice che deve avere la laurea magistrale. E’ un errore grave perché non dà chiarezza ed è anche per questo che noi pensiamo di impugnarlo e sarebbe questa la prima volta che lavoratori della scuola vogliono impugnare questo contratto anche per protesta contro quei sindacati che l’hanno firmato senza ascoltare il personale. Tanto è vero che molti colleghi – Dsga, Ata, docenti, facenti funzione e altri – si stanno cancellando dal proprio sindacato proprio in previsione di questa cosa” (L’intervistato si riferisce al fatto che solo i lavoratori non iscritti ai sindacati possono chiedere la non applicazione del medesimo a sé stessi, ndr).

Quali azioni avete intenzione di mettere in atto?

“Intanto abbiamo protestato davanti al Mim per due giorni. Siamo stati in quaranta persone al giorno dalla mattina alla sera tardi davanti al Ministero. Sono venute persone dalla Sicilia, e anche dal Piemonte, dall’Emilia Romagna e da altre regioni, solo con un obiettivo: dimostrare con il silenzio e dei cartelli che recitavano: Qui muore il personale Ata, muore il Dsga. Ci hanno fatto salire dalla dottoressa Calvosa del Mim, che ci ha ascoltati. Abbiamo avuto colloqui anche con parlamentari per discutere del problema. Ora vogliamo continuare questa protesta. Abbiamo ricevuto il conforto di tante persone e di vari sindacai che riconoscono che ci sono degli errori. Persino i dirigenti scolastici hanno solidarizzato con la nostra protesta.

Cosa chiedete?

“Chiediamo un maggiore ascolto da parte dei sindacati firmatari perché in un certo senso loro hanno fatto una scelta di valorizzare una parte del personale – pensiamo ai facenti funzione – lasciando indietro il resto dell’ordinamento Ata. Noi confidiamo in una considerazione e in teoria si può anche non firmare richiedendo e ottenendo una riapertura del tavolo. Chiediamo inoltre che vengano mantenute le quattro aree che sono identiche a quelle dell’Afam che prevedono un ordinamento Ata come quello che avevamo noi. Si mantengano dunque le quattro aree per valorizzare tutti. E poi speriamo veramente che i fondi dei 36 milioni servano per il raddoppio della nostra indennità. Insisto: noi non abbiamo potuto partecipare alla ripartizione di nessun bonus”.

La vita del Dsga è stata complicata dalla gestione del PNRR?

“Dal punto di vista della complicatezza per noi devo dire che non è complicato in sé, solo la macchina burocratica è molto complessa. La maggior parte delle attività viene svolta in particolare dal Dsga: non c’è un’altra figura capace di fare acquisti e di seguire con professionalità le innumerevoli evoluzioni del codice degli appalti in questi ultimi mesi. Soprattutto il PNRR richiede procedure stringenti e documentazione amministrativa complicata, le decisioni a contrarre e tutta la documentazione attinente le trattative dirette per questo PNRR, per esempio. Nonostante vengano firmate dal Dirigente scolastico, però chi ci lavora materialmente sono il Dsga e gli assistenti amministrativi che operano con il Dsga. E si tratta di un lavoro in più che occorre fare al di fuori dell’orario di lavoro ordinario. Una complessità che arriva in un momento in cui ci sono tantissime attività con cui si incrociano”.

Ce la faremo?

“Sono sicuro che il PNRR verrà realizzato dalle scuole in un’altissima percentuale, ci sono colleghi che hanno già finito le operazioni. Io stesso mi accingo a finire le procedure di acquisto. Ripeto, le professionalità dei DSGA sono altissime, solo che non vediamo il giusto riconoscimento del nostro lavoro”.

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