DSA a scuola: “Dai dati del Ministero non risulta boom di certificazioni, servono diagnosi più tempestive”. L’analisi dell’Associazione Italiana Dislessia

L’Associazione Italiana Dislessia (AID) ha analizzato gli ultimi dati del Ministero dell’Istruzione e del Merito sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), smentendo l’ipotesi di un aumento esponenziale delle certificazioni.
La lettura di questi dati si inserisce nella cornice del dibattito acceso dalle parole del filosofo Umberto Galimberti sull’eccesso di diagnosi nella scuola italiana.
AID sottolinea che, report ministeriali alla mano, nel 2022/2023, gli studenti con diagnosi di DSA erano 354.569, pari al 6% della popolazione scolastica (+0,6% rispetto al 2020/2021). Il tasso di crescita è stato costante ma contenuto, con un incremento medio dello 0,5% annuo dal 2010 (0,9%) al 2023 (6%).
Questi numeri sono in linea con i dati europei, sottolinea l’associazione, dove la prevalenza stimata dei DSA varia tra il 5% e il 12%. “Non si tratta di medicalizzazione della scuola, ma di un processo che sta finalmente riconoscendo e valorizzando le specificità degli studenti”, ha dichiarato la presidente di AID, Silvia Lanzafame.
Il problema delle diagnosi tardive
Un dato critico riguarda il ritardo nelle diagnosi:
- Scuola primaria: 49.418 studenti con DSA (pari al 3% della popolazione scolastica);
- Scuola secondaria di I grado: 112.210 casi (pari al 6,5% della popolazione scolastica);
- Scuola secondaria di II grado: 192.941 studenti certificati (pari al 7% della popolazione scolastica).
Questo significa che molte difficoltà emergono solo in età avanzata, con possibili ripercussioni sul benessere psicologico e l’autostima degli studenti. “Una diagnosi tempestiva ridurrebbe frustrazione e senso di inadeguatezza, migliorando l’efficacia degli interventi scolastici ed extrascolastici”, sottolinea Lanzafame.
Disparità regionali nelle certificazioni
I dati mostrano anche una forte disomogeneità territoriale:
- Nord Ovest: 7,9% di studenti certificati;
- Nord Est: 6,7%;
- Centro: 6,1%;
- Sud: solo 2,8%.
Questa differenza, secondo AID, solleva dubbi sull’equità del sistema sanitario nazionale e sulla capacità di garantire diagnosi uniformi in tutto il Paese. Dove esistono reti di servizi più efficienti e campagne di screening continue, il numero di certificazioni si avvicina agli standard epidemiologici internazionali.
L’appello di AID: diagnosi tempestive e omogenee
Alla luce di questi dati, AID chiede un’azione coordinata per ridurre i ritardi diagnostici e le disuguaglianze territoriali, con un rafforzamento dei servizi sanitari e scolastici dedicati ai DSA. L’obiettivo dell’associazione è garantire a tutti gli studenti pari opportunità di apprendimento, favorendo un sistema educativo realmente inclusivo.